Dopo l’era del carbone e l’era del petrolio, ora ci stiamo muovendo a velocità sostenuta verso l’era dell’elettricità. Grazie all’energia rinnovabile.
Un’esplosione in una miniera di carbone in Russia ha causato più di 50 morti
È successo nella miniera di Listvyazhnaya. Si tratta di uno dei peggiori disastri accaduti in una miniera di carbone in Russia negli ultimi 10 anni.
Il carbone semina morte non solamente per via delle sue emissioni inquinanti ma anche tra chi lo estrae dalle miniere. Il 25 novembre 2021, 51 persone hanno perso la vita in quello che è considerato il peggior incidente minerario in Russia negli ultimi dieci anni.
Nella miniera di Listvyazhnaya, situata nella regione russa di Kemerovo Oblast, 46 minatori sono morti a causa di un’esplosione di gas metano causata da una scintilla. Alcuni sarebbero morti sul colpo, altri soffocati dal fumo che ha rapidamente riempito il condotto di ventilazione. Nel sito erano presenti 285 persone. Almeno 5 le vittime tra i soccorritori.
Una tragedia che poteva essere evitata
Un ex lavoratore della miniera ha raccontato al canale televisivo indipendente Dozhd che le violazioni della sicurezza erano frequenti nella struttura e ha accusato la direzione di costringere i minatori a lavorare nonostante le alte concentrazioni di gas nella miniera. Addirittura, un funzionario anonimo dell’organismo di monitoraggio tecnico che sovrintende alle miniere nella regione ha dichiarato all’agenzia di stampa statale russa Tass che il sensore di metano della miniera non ha registrato un eccesso rispetto alla concentrazione massima consentita. Forse un difetto del sensore?
Nell’ultimo anno, la proprietà della miniera, la società privata Siberian Business Union – che non ha commentato la tragedia – è stata obbligata a risarcire i lavoratori a causa di quasi mille violazioni. Compresi, appunto, sensori di metano difettosi, mancanza di sensori per il rilevamento precoce di incendi in una parte della miniera, porte difettose in una struttura di ventilazione e per la mancanza di formazione dei dipendenti in tema di sicurezza.
Ora i parenti delle vittime chiedono giustizia. Intanto è stata avviata un’inchiesta per negligenza nei confronti degli ispettori locali e sia il direttore della miniera sia il responsabile del sito sono stati arrestati. Il movimento Fridays for future russo ha organizzato una manifestazione al grido di “coal kills people”.
Altre venti miniere sono a rischio
La regione di Kemerovo ospita metà del carbone prodotto in Russia, oltre a molti dei suoi peggiori incidenti minerari. Nel 2007, 110 persone sono morte dopo un’esplosione di gas nella miniera di Ulyanovskaya, mentre nel maggio 2010, 66 persone sono state uccise in un’esplosione nella più grande miniera di carbone sotterranea del paese, Raspadskaya, causata sempre da un accumulo di metano.
Ma anche fuori dal Kemerovo ci sono state diverse tragedie. Nel 2016, 36 minatori hanno perso la vita in una serie di esplosioni di metano nella miniera di carbone di Severnaya, nell’estremo nord della Russia. Proprio sulla scia di quest’ultimo incidente, le autorità hanno iniziato a controllare i sistemi di sicurezza di tutte le 58 miniere di carbone del paese, dichiarandone 20 come potenzialmente pericolose.
Il caso vuole che pochi giorni prima della tragedia di Listvyazhnaya – il 19 novembre – la miniera fosse stata ispezionata, ma secondo i report la galleria era conforme agli standard. L’ipotesi della procura che sta indagando è che quei documenti siano stati falsificati.
Il carbone in Russia ha un problema
Inna Piyalkina, la moglie di uno dei minatori rimasti uccisi, ha raccontato alle telecamere russe che suo marito si lamentava ogni sera circa la presenza di gas metano in quantità eccessiva e alla carenza di sistemi di sicurezza. Questa tragedia deve servire da memoria per la Russia, in merito alla scarsa protezione dei lavoratori più poveri del paese, impiegati in un sistema energetico dipendente dall’estrazione del carbone.
Mentre i paesi occidentali cercano di ridurre l’uso di combustibili fossili, la Russia è il terzo maggior esportatore mondiale di carbone, dietro l’Australia e l’Indonesia. Rappresenta oltre il 16 per cento del commercio mondiale del combustibile fossile e quest’anno ne ha aumentato la produzione del 10 per cento.
Nel 2020, la Siberian Business Union (insieme alla sua consociata Sds-Coal, il terzo più grande estrattore ed esportatore di carbone in Russia) ha prodotto 28,2 milioni di tonnellate di carbone e prevede di aumentare il quantitativo a 32 milioni di tonnellate entro il 2035. Gran parte di questo carbone è destinato all’esportazione: tra il 2007 e il 2017, la Russia ha aumentato di 24 volte le sue esportazioni verso la Cina. Lo dimostra anche la ferrovia Bajkal-Amur, in corso di ampliamento per poter trasportare più carbone verso i cinesi.
La Cina, infatti, ha importato 47,9 milioni di tonnellate di carbone dalla Russia nei primi dieci mesi di quest’anno: un dato in crescita del 62 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (prima che Pechino interrompesse le importazioni dall’Australia a causa di diverse difficoltà intercorse con il governo di Canberra). Secondo diversi esperti, incidenti come quello di Listvyazhnaya sono inevitabili finché la Russia cercherà di estrarre quanto più carbone possibile prima che venga gradualmente eliminato a favore delle fonti di energia rinnovabile.
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