Sette idee per vivere l’atmosfera natalizia tra lo shopping nei mercatini, passeggiate in borghi vestiti a festa e mirabili opere d’arte.
Essaouira, i due volti della città color porpora
Essaouira è uno dei porti più importanti del Marocco e di tutta la costa atlantica. Scopriamola lentamente grazie al viaggio di Mille Battute.
Affacciata sul tempestoso e ricco oceano, l’antica Mogador, oggi Essaouira è uno dei porti più importanti del Marocco e di tutta la costa Atlantica. In questo affollato porticciolo naturale si svolge frenetica e inarrestabile la vita che profuma di sale, pattugliata dal volo dei gabbiani e circondata dalle antiche mura che proteggono la deliziosa cittadina dai muri bianchi.
Essaouira, un po’ di storia
La sua storia si perde nella notte dei tempi: si dice che fin dai tempi dei Fenici siano giunte notizie di questo lembo di terra affacciato sul mare e sferzato dai forti venti alisei, qui chiamati “taros”. Da qui sono transitati i Romani che la sfruttarono per il commercio della porpora estratta dai murici, molluschi presenti nel piccolo arcipelago delle isole Purpuraires, di fronte alla città e utilizzata prevalentemente per le vesti degli alti ufficiali. Successivamente transitarono i Bizantini e i Berberi, per arrivare agli Arabi che intorno al Decimo secolo vi fondarono il primo sultanato islamico. Tre secoli dopo, sotto la dominazione portoghese, divenne un porto strategico e per questo fortificata e chiamata Mogador, che in lingua araba significa “ben custodita”. A metà del 1500 Mogador venne abbandonata al proprio destino. Trascorsero tre secoli di decadenza durante i quali passò di mano in mano, di tribù in tribù fino al 1765 anno in cui il sultano Muhammad Ibn Abdullah decise di farla rifiorire e risplendere agli occhi del mondo affidando i progetto di ridisegnare la città all’architetto militare francese Théodore Cornut. In tre anni i lavori stravolsero l’impianto urbanistico per creare una città moderna, con un largo viale centrale a portici e dritte vie trasversali; rinchiuso in una mastodontica cinta di mura. Alla sua planimetria perfettamente regolare la città deve il suo nome attuale: Essaouira ovvero “la ben disegnata”, figlia degli alisei, dei gabbiani, del mare, della musica e delle sue mura bianche che risplendono alla luce del sole.
La presenza ebraica
All’inizio del Ventesimo secolo in città sono presenti quasi 20mila ebrei che vivono all’interno della “mellah”, il quartiere a loro dedicato. È il sultano Muhammad III che ne ha promosso la presenza per gestire le attività commerciali. A quel tempo quella ebrea era la colonia più nutrita, neanche i musulmani erano così numerosi. Ancora oggi camminando nella mellah ci si imbatte nei famosi negozi di oreficeria un tempo gestiti della comunità ebraica. Da sempre crocevia di popoli e culture, Essaouira negli anni Sessanta diventa meta incontrastata degli hippy e di artisti internazionali come il chitarrista Jimi Hendrix, il regista Orson Welles, il leader dei Rolling Stones Mick Jagger, i cantautori Cat Stevens (oggi Yusuf Islam) e Leonard Cohen. E molti altri che in questo magico luogo sono venuti a prendere ispirazioni e cercare nuove energie artistiche e spirituali. Arte, musica e tanta magia hanno aiutato Essaouira ad affacciarsi prepotentemente sul palcoscenico del turismo mondiale. Dei fasti musicali del passato rimane il Festival internazionale di musica subsahariana Gnaoua che si tiene ogni anno in primavera avanzata.
I pescatori di sardine
Oltrepassata la piazza Moulay Hassan a Essaouira esiste un altro mondo: il porto. Alle nostre spalle lasciamo l’infinita serie di piccoli ristorantini all’aperto avvolti dal fumo e dal profumo di pesce fritto e alla griglia. Pesce a chilometro zero. Pesce gustosissimo a prezzi irrisori. Varcata l’ampia porta de Sqala du Port che separa il mondo profumato e bohémienne a tinte tenui da quello dagli odori forti, frenetico e operoso a tinte blu, ci si imbatte nella moltitudine di barche d’alto mare e pescherecci rigorosamente di colore blu, e nei pescatori con le loro storie di vita quotidiana. Nonostante negli ultimi anni la pesca della sardina sia diminuita drasticamente per via della concorrenza giapponese, questa rimane, assieme al turismo la maggiore attività commerciale di Essaouira.
L’odore del porto
Le sardine sono una presenza costante in ogni angolo del porto, visiva ed olfattiva ed è grazie a loro che quasi quattromila persone ancora oggi dedicano la loro vita alla pesca oceanica. L’odore del pesce ci accompagna in ogni passo fino a diventare compagno inseparabile, mentre sopra le nostre i gabbiani proseguono imperterriti il loro volo. La furia degli alisei attenua il forte odore, ma basta che questo si plachi per un solo attimo per ripresentarsi intenso. Non potrebbe esistere porto che non odori di pesce e allora ci si rende conto che questo mondo magico è comunque capace di tenerci incollati ad osservare arrivi e partenze, scarico e carico del pesce, rammendatura delle reti, rimessaggio dei pescherecci, preparazione dei palamiti e la vendita del pescato. Tutte attività che nascono e muoiono in questo lembo di terra oltre il quale montano imperiose le onde dell’Oceano che ricorda a pescherecci e pescatori che la loro fatica verrà sempre ripagata dalla bontà della sua sardina.
Essaouira, dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, oggi è considerata una delle destinazioni turistiche di punta grazie alle sue bellezze architettoniche, al ritmo pacato che permette di riconciliarsi in breve con la vita e la natura. All’interno della medina, protetta da possenti mura, dentro le quali si sviluppa la città vecchia, non esistono automobili, si cammina con calma per immergersi nell’atmosfera che profuma di spezie e di canto dei muezzin. Qui il mare si chiama oceano Atlantico. E sbuffa, chiama e si muove impetuoso.
Gabbiani galleggiano come piume nell’aria.
La caccia non ha tregua, ogni minimo brandello di pesce sarà una preda.
Marinai dalle braccia muscolose con gli occhi socchiusi dalla stanchezza, issano la rete dalla quale estraggono bizzarri di animali marini. La piccola sardina la fa da padrona.Non c’è sosta per nessuno: barche, marinai, pescatori, gabbiani, venditori e compratori di pesce.
In questo luogo il giorno e la notte si confondono: cambiano i personaggi, grossi pescherecci entrano e grossi pescherecci escono.Piccole barche dalle prue affilate innalzate verso il cielo, galleggiano una accanto all’altra come una enorme onda in perenne movimento.
Qualcuno riesce a districarsi tra mille cime contorte e prende il largo.
Fuori da qui ill’oceano tempestoso e inclemente mette ogni giorno e ogni notte a dura prova la forza e la resistenza dell’uomo di mare.
E’ notte fonda. Le sagome delle navi illuminate dalle luci del porto accendono i motori e si preparano a prendere il largo.L’immensa marea scura li attende. Il marinaio canta. Il porto è alle sue spalle.
Incessante stridere di gabbiani accompagna il natante fino a quando non si perde nel buio.
Notte lunga, notte cupa, notte di grande fatica. Notte salata.
Gabbiani imperterriti proseguono il loro volo.Galleggiano come piume nell’aria che profuma di sale.
Lo spirito di Mille Battute è quello di soffermarsi per vedere meglio. Ogni viaggio è rigorosamente accompagnato da un componente dello staff che, a seconda della propria inclinazione, imposta il viaggio con un taglio personale. Le spedizioni di Mille Battute sono consigliate a tutte le persone che vogliono vivere l’esperienza di un viaggio da raccontare attraverso la fotografia e la scrittura.
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