Intervista a Piera Tortora, coordinatrice del progetto Sustainable ocean for all dell’Ocse: “Si rischiano effetti globali catastrofici e irreversibili”.
Metà delle specie potrebbe estinguersi entro la fine del secolo
In occasione della conferenza Biological Extinction, ospitata dal Vaticano, scienziati di tutto il mondo cercano una soluzione per arginare l’emorragia di biodiversità.
Nella storia del pianeta si sono verificate cinque gravi catastrofi, soprannominate “Big five”, che hanno provocato il tracollo della biodiversità. Attualmente siamo nel bel mezzo di uno di questi eventi epocali: la sesta estinzione. A differenza delle precedenti estinzioni, questa volta la causa dell’innaturale declino delle specie animali e vegetali è proprio una specie animale, che si è data il nome di Homo sapiens, e che ha alterato gli equilibri climatici e chimici degli oceani e ha modificato l’assetto della biosfera terrestre, come mai nessuna creatura era riuscita a fare in precedenza.
Il mondo si sta svuotando
Il tasso di estinzione sta crescendo vertiginosamente e il modo in cui è strutturata la vita sul pianeta sta mutando sotto i nostri occhi. “Chi di noi vive questo tempo è non solo testimone di uno degli eventi più rari nella storia della vita sul pianeta, ma ne è anche causa diretta”, ha scritto Elizabeth Kolbert nel libro bestseller La sesta estinzione.
Addio al 50% della biodiversità entro il 2100
Entro la fine del secolo il 50 per cento delle specie viventi rischia di scomparire, se non si interviene subito con decisione, è quanto ritengono gli scienziati che si sono riuniti in Vaticano in occasione della conferenza Biological Extinction. L’obiettivo dell’incontro, svoltosi dal 27 febbraio all’1 marzo e a cui hanno partecipato biologi, ecologi ed economisti, era quello di discutere le azioni più efficaci per contrastare l’inesorabile perdita di biodiversità che sta impoverendo il pianeta. “Che i simposi si siano svolti presso la Pontificia Accademia è anche simbolico – ha detto uno degli organizzatori della conferenza, l’economista Sir Partha Dasgupta, dell’Università di Cambridge. – Ciò dimostra che l’antica ostilità tra la scienza e la chiesa, almeno sulla questione di preservare le risorse naturali, è stata sedata”.
Se perdiamo la biodiversità siamo nei guai
“Il tessuto vivente del pianeta ci sta scivolando via tra le dita senza che mostriamo segni di preoccupazione”, hanno dichiarato gli organizzatori della conferenza. Eppure la scomparsa di animali e piante ci riguarda da vicino, anche solo da un punto di vista prettamente utilitaristico. Essi ci forniscono infatti nutrimento e medicine, purificano l’acqua e l’aria e rigenerano del suolo. Il 75 per cento delle colture alimentari mondiali, ad esempio, dipende dagli animali impollinatori.
Una distruzione senza precedenti
“I paesi occidentali ricchi si stanno appropriando delle risorse del pianeta e distruggendo i suoi ecosistemi a un ritmo senza precedenti – ha affermato il biologo Paul Ehrlich, dell’Università di Stanford in California. – Vogliamo costruire strade che attraversano tutto il Serengeti per ottenere più terre rare per i nostri cellulari. Peschiamo tutti i pesci dal mare, roviniamo la barriera corallina e immettiamo anidride carbonica nell’atmosfera. Abbiamo innescato un importante evento di estinzione. La domanda è: come si fa a fermarlo?”.
Controllare le nascite per salvare il pianeta
Alla conferenza ha partecipato anche Paul Ehrlich, biologo statunitense, uno dei principali sostenitori del controllo demografico, autore del libro The population bomb. La presenza di Ehrlich ha suscitato numerose polemiche da parte dei cattolici conservatori che hanno chiesto (invano) al papa di ritirare l’invito.
Estinzione senza ritorno
“Le estinzioni rappresentano per la civiltà una minaccia ancora più grave dei cambiamenti climatici – ha affermato il biologo Peter Raven, del Missouri Botanical Garden – per la semplice ragione che sono irreversibili”. Il tasso di estinzione è aumentato esponenzialmente con la rivoluzione industriale, dal 1500 ad oggi oltre trecento specie di vertebrati terrestri si sono estinte e molte altre sono in via di estinzione.
Le specie più a rischio
Il declino è particolarmente rapido per i grandi mammiferi, le cui popolazioni si sono dimezzate, nel migliore dei casi. Le creature in maggior pericolo sono però gli anfibi che, come ci ricorda Elizabeth Kolbert, “godono del discutibile privilegio di essere la classe di animali più a rischio sul pianeta”. Non se la passano meglio gli invertebrati, che negli ultimi quaranta anni hanno subito gravi perdite. Secondo il biologo statunitense Edward Osborne Wilson ogni anno perdiamo dalle 11mila alle 58mila specie, all’incirca una specie ogni venti minuti.
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