Cresce la lista dei governi europei a guida femminile: c’è anche l’Estonia, dove premier e presidente della Repubblica sono donne. Grande assente l’Italia.
“Ricostruiremo le relazioni con i nostri alleati, i nostri vicini, e cercheremo di ripristinare la nostra reputazione di paese affidabile in cui investire”. E ancora, “supportiamo i valori liberali quando si tratta di diritti umani o stato di diritto”. Si presenta cosìKaja Kallas che, il 26 gennaio, ha prestato giuramento come prima ministra dell’Estonia davanti alla presidente della repubblica Kersti Kaljulaid.
La prima donna premier dell’Estonia
Kaja Kallas, 43 anni, è la prima donna ad assumere il ruolo di premier da quando l’Estonia ha ottenuto l’indipendenza nel 1991. Con questa nomina le più alte cariche dello stato sono entrambe al femminile, anche se il mandato della presidente Kaljulaid si avvicina alla sua conclusione e non è chiaro se verrà rinnovato. Con sei nomi femminili e otto maschili, anche la squadra di governo è improntata sulla parità di genere.
Congratulations @kajakallas on becoming Estonia’s first female prime minister – a positive step in Europe’s pursuit of gender equality! I also look forward to working with another female leader, Keit Pentus-Rosimannus, the country’s new finance minister. pic.twitter.com/sM1Qyl5OyL
La prima ministra è figlia di Siim Kallas, già presidente della Banca centrale estone negli anni Novanta, primo ministro tra il 2002 e il 2003 e commissario europeo sotto la presidenza prima di Romano Prodi e poi di José Manuel Barroso. Avvocato, è stata eletta al Parlamento nazionale nel 2011 e poi al Parlamento europeo nel 2014. Dopodiché è diventata leader del Partito riformatore, di orientamento liberale. Compagine che in realtà era uscita vincitrice dalle elezioni politiche del 2019, senza però i numeri per formare un governo. Ad avere la meglio è stato quindi il Partito di centro, alleatosi con i conservatori dell’Unione della patria e il movimento nazionalista ed euroscettico Ekre.
Alcuni suoi esponenti, però, sono stati coinvolti in un’indagine su presunte irregolarità nella gestione di alcuni fondi pubblici. Originariamente erano destinati alle imprese in crisi a causa della pandemia, ma pare che siano stati dirottati verso un progetto immobiliare privato. Pur non essendo stato investito in prima persona dallo scandalo, il primo ministro e leader del Partito di centro Juri Ratas ha annunciato le sue dimissioni a metà gennaio, assumendosi la responsabilità politica dell’accaduto. A quel punto la presidente della Repubblica ha dato l’incarico a Kallas.
Sempre più donne al vertice in Europa (Italia esclusa)
“Sono felice di vedere un governo bilanciato in termini di genere e ricco di ambizioni europee”: con queste parole la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen si è congratulata con Kaja Kallas.
Congratulations to the new Prime Minister of Estonia 🇪🇪 @kajakallas
Glad to see a gender-balanced government full of European ambitions.
Soprattutto nei paesi del nord e del centro Europa, si va consolidando la rappresentanza femminile tra le alte cariche istituzionali. Tra le più longeve non si possono non citare Angela Merkel, che sta portando a termine il suo quarto mandato come cancelliera tedesca, ed Erna Solberg, saldamente alla guida del governo della Norvegia dal 2013. Poi ci sono Katrín Jakobsdóttir e Ingrida Šimonytė, premier rispettivamente dell’Islanda e della Lituania. Nel 2019 altri due nomi si sono aggiunti a questa lista: quello di Mette Frederiksen, a capo dell’esecutivo danese, e Sanna Marin, prima ministra della Finlandia. Classe 1985, Marin ha anche conquistato il record di premier in carica più giovane al mondo.
Anche il Regno Unito ha fatto parte di questo club fino al mese di maggio del 2019, quando Theresa May (la seconda donna premier dopo Margaret Thatcher) si è dimessa per il fallimento dei negoziati su Brexit, lasciando il posto a Boris Johnson. Sempre tra il 2019 e il 2020 il Belgio è stato guidato ad interim dalla liberale Sophie Wilmes, sostituita da Alexander De Croo quando è stata finalmente formata una coalizione, sedici mesi dopo le elezioni politiche.
E i capi di Stato? Monarchie a parte, ci sono Salomé Zourabichvili (Georgia), che viene da una carriera diplomatica ed è già stata ministra degli Esteri; Aikaterinī Sakellaropoulou (Grecia), giudice e già presidente del Consiglio di Stato; Zuzana Čaputová (Slovacchia), avvocata ambientalista eletta a soli 45 anni.
Grande assente invece l’Italia: nei settantacinque anni di storia repubblicana, le cariche di primo ministro e presidente della Repubblica sono sempre state esclusivamente al maschile.
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