La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Quanto conta l’etica nella scelta di chi investe i propri risparmi
Secondo uno studio svizzero, gli investitori collocano i propri risparmi soprattutto in funzione di criteri etici. Ecco perché non deve sorprendere.
Avete presente l’immagine del capitalista bieco in cerca unicamente del profitto ad ogni costo, anche se questo significa devastare l’ambiente o calpestare i diritti dei lavoratori? Ebbene, forse è finalmente giunto il momento di ridimensionare tale stereotipo. Secondo uno studio sperimentale condotto dallo Swiss Finance Institute, infatti, gli investitori considerano ormai le valutazioni etiche più importanti di quelle legate ai meri rendimenti.
Il 60 per cento degli investitori si dice guidato da criteri etici
Attenzione: ciò non significa che gli “squali” dell’economia e della finanza siano spariti. Al contrario, sono presenti e particolarmente agguerriti, soprattutto in un’epoca in cui il mondo – fortunatamente – sembra prendere poco a poco coscienza della necessità, ad esempio, di tutelare l’ecologia (Donald Trump a parte). Tuttavia, le valutazioni di ordine morale sembrano in evidente crescita nella scala di valori di chi sceglie come far fruttare i propri risparmi. Una dinamica che potrebbe portare ad un fondamentale cambiamento “dal basso”.
L’analisi, intitolata “Investing in Managerial Honesty” è stata curata da un gruppo di ricercatori delle università di Zurigo, Ginevra e della Zeppelin University di Friedrichshafen, in Germania. In concreto, lo studio ha puntato a comprendere se il grado di “onestà percepita” da parte degli alti dirigenti delle aziende sia in grado di orientare le scelte in termini di investimenti, anche a prescindere dal fattore prettamente economico. Ebbene, il 60 per cento dei partecipanti ha dichiarato di scegliere imprese guidate da amministratori delegati che osservano determinate regole etiche. E che lo fanno anche a costo di rimetterci di tasca propria (ad esempio dovendo intascare dei premi meno corposi).
L’onestà rappresenta una garanzia per la tutela dei risparmi
Il paper ha diviso gli investitori in due categorie: i “pro-self” e i “pro-social”. Ovvero, nel primo caso, quelli che agiscono sui mercati con l’obiettivo principale di curare i propri interessi. E quelli, nel secondo, che invece lo fanno soprattutto per cercare di sostenere progetti di utilità sociale. Ebbene il risultato indicato dall’analisi non cambia. Se infatti è facile immaginare come i “pro-social” puntino proprio alla soddisfazione dei propri standard morali, per i “pro-self” le scelte etiche dei manager rappresentano un elemento di credibilità dell’azienda. E, di conseguenza, certezza di centrare gli obiettivi finanziari che si sono prefissati.
“I risultati – hanno concluso gli autori dello studio – suggeriscono come l’adesione a determinati valori costituisca un importante fattore in grado di favorire gli investimenti finanziari da parte di soggetti di diverso tipo. Ciò potrebbe, in prospettiva, convincere chi adotta comportamenti considerati non etici a cambiare strada”.
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