L’accordo tra l’Etiopia e il Somaliland, per l’accesso al porto in cambio del riconoscimento della sovranità, può causare sconvolgimenti nel Corno d’Africa.
Il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud ha firmato una legge che annulla il memorandum di intesa tra Etiopia e Somaliland per l’uso del porto di Berbera, gestito da una compagnia di Dubai.
L’Etiopia ha promesso di valutare il riconoscimento dell’indipendenza del Somaliland.
Addis Abeba ha bisogno dell’accesso al mar Rosso per la sua sopravvivenza economica.
Sabato 6 gennaio, il presidente della Somalia Hassan Sheikh Mohamud ha firmato una legge che annulla il memorandum d’intesa siglato il primo gennaio tra il governo dell’Etiopia e il Somaliland – la regione ex colonia britannica dichiaratasi indipendente nel 1991 – e che prevede l’affitto di una striscia di terra di 20 chilometri per stabilire una base navale etiope nella regione separatista somala.
L’accordo include anche una dichiarazione secondo cui l’Etiopia si impegna nel riconoscimento del Somaliland come paese indipendente, e non più una regione sottoposta alla sovranità della Somalia. Mogadiscio ha definito il memorandum un atto di aggressione e ha richiamato il proprio ambasciatore dall’Etiopia.
MOU for Partnership and Cooperation has been signed between the Federal Democratic Republic of Ethiopia and Somaliland. The MOU includes scopes of cooperation in social, economic, political and military fields.
— FDRE Government Communication Service (@FdreService) January 3, 2024
Cosa prevede l’accordo tra Etiopia e Somaliland
Firmato ad Addis Abeba il primo gennaio dal primo ministro etiope Abiy Ahmed e dal leader del Somaliland Muse Bihi Abdi, l’accordo concede all’Etiopia un contratto di locazione di 50 anni per una base con accesso al porto somalo di Berbera per operazioni commerciali marittime. Oltre a utilizzare il porto per il commercio internazionale, Addis Abeba vuole usarlo anche a fini militari.
In cambio, l’Etiopia si impegna a valutare il riconoscimento ufficiale del Somaliland come nazione indipendente – la prima volta che un paese si offre di farlo. Il Somaliland riceverà anche una partecipazione nella compagnia aerea statale Ethiopian Airlines, come ha rivelato un comunicato del governo etiope, anche se i dettagli su questa parte dell’accordo sono pochi, soprattutto per quanto riguarda eventuali pagamenti monetari aggiuntivi. Abiy ha definito storico l’accordo che permetterà ad Addis Abeba di diversificare l’accesso ai porti marittimi.
— Office of the Prime Minister – Ethiopia (@PMEthiopia) January 1, 2024
La questione del Somaliland
L’origine della questione tra Somalia e Somaliland è da collocarsi all’epoca del colonialismo europeo. Governato dai britannici come protettorato fino al 1960, il Somaliland è diventato indipendente per breve tempo prima di fondersi con la Somalia per formare una repubblica, in seguito alla fine dell’amministrazione fiduciaria italiana.
La regione si è staccata dalla Somalia nel 1991, dopo aver combattuto una guerra di indipendenza su basi prevalentemente etniche. Da allora il Somaliland opera in modo autonomo, anche se con scarse entrate e senza accesso al commercio o ai finanziamenti internazionali. La sua capitale, Hargeisa, stampa i propri passaporti, emette il sio scellino e tiene le elezioni. Alcuni esperti considerano la regione come uno degli Stati de facto più stabili del mondo. Tuttavia Mogadiscio considera qualsiasi riconoscimento internazionale del Somaliland come un attacco alla propria sovranità.
We vehemently condemn and strongly reject the outrageous actions of the Ethiopian FG in signing an unauthroized Memorandum of Understanding with Somaliland (the Northern Regions of Somalia) on January 1, 2024, in Addis Ababa. pic.twitter.com/84ngjhxvK9
— Permanent Secretary Office for Foreign Affairs🇸🇴 (@PSMOFA) January 3, 2024
Di questo avviso è anche la comunità internazionale. Il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha dichiarato ai giornalisti durante una conferenza stampa che gli Stati Uniti riconoscono la Somalia all’interno dei suoi confini del 1960, che comprendono il Somaliland. Il Regno Unito ha chiesto il pieno rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale della Somalia. Il portavoce del ministero degli Esteri turcoha espresso il proprio sostegno all’unità, alla sovranità e all’integrità territoriale della Somalia. Anche l’Unione europea, l’Organizzazione della cooperazione islamica e la Lega araba hanno lanciato appelli all’Etiopia affinché non proceda con l’accordo, che ha ulteriormente aumentato le tensioni in una regione già instabile.
La condanna più importante arriva, però, dall’Egitto. Il presidente Abdul Fattah al-Sisi ha promesso il suo sostegno alla Somalia, ribadendo il suo profondo disaccordo al memorandum tra Etiopia e Somaliland. Tra Il Cairo e Addis Abeba ci sono tensioni da anni, sia per la competizione nella regione come potenza egemone che per la questione del fiume Nilo e della Gerd, la diga che ridurrebbe l’accesso all’acqua potabile per l’Egitto.
L’Etiopia vuole l’accesso al mare
L’Etiopia è uno dei paesi più popolati dell’Africa, con 120 milioni di abitanti, ma la sua economia è limitata dalla mancanza di accesso al mare. Il paese dell’Africa orientale è stato tagliato fuori dal golfo di Aden dopo che, nel 1993, al termine di una guerra durata trent’anni, l’Eritrea ha ottenuto la sua indipendenza.
Da allora, l’Etiopia si affida principalmente al Gibuti per le sue operazioni portuali. Il porto di Gibuti gestisce oltre il 95 per cento delle merci etiopi, sia in entrata che in uscita.
Il 13 ottobre 2023, in un discorso al Parlamento, Abiy ha parlato della centralità del mare nella sopravvivenza dell’economia dell’Etiopia. La sua dichiarazione ha suscitato preoccupazione in tutta la regione. Diversi analisti si sono chiesti se Abiy si riferisse a una possibile invasione militare degli stati vicini. Ma Addis Abeba ha successivamente chiarito che il primo ministro non si riferiva ad alcun tipo di azione militare contro i suoi vicini, ma alla necessità di investire in infrastrutture portuali nella regione.
Il ruolo degli Emirati Arabi Uniti
L’epicentro dell’accordo è il porto commerciale di Berbera, che è stato recentemente ingrandito dalla Dp World, una società di logistica portuale con sede a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, e l’accordo avrà effetto proprio sul ruolo degli Emirati nella regione.
Il memorandum non nasce dal nulla, anzi, gli interessi etiopi in Somaliland si sono sviluppati negli anni. Nel 2018, infatti, l’Etiopia ha acquistato una quota del 19 per cento del porto di Berbera, il Somaliland ha mantenuto il controllo del 30 per cento dell’infrastruttura, mentre l’azienda di Dubai del 51 per cento. In cambio del finanziamento di circa 442 milioni di dollari e del continuo aggiornamento del porto, la società emiratense gestirà lo scalo per 30 anni.
Già all’epoca l’investimento del gruppo degli Emirati Arabi Uniti e dell’Etiopia a Berbera ha suscitato polemiche in Somalia e lo stesso anno il Parlamento ha votato una dichiarazione di nullità dell’accordo, con uno scarso effetto sul blocco del progetto.
La questione di Berbera è direttamente collegata alla geopolitica regionale e al ruolo che il paese del Golfo vuole avere nell’aera, in opposizione all’Arabia Saudita. Nel 2020 Riyad ha fondato un’iniziativa di sicurezza con altri paesi che si affacciano sul mar Rosso, la Red Sea Alliance, di cui non fanno parte né l’Etiopia, né gli Emirati Arabi Uniti. Il motivo sono gli interessi contrapposti di Abu Dhabi e Addis Abeba rispetto a quelli della monarchia saudita in merito a chi debba essere la potenza egemone nel golfo di Aden.
Gli Emirati Arabi Uniti gestiscono de facto l’area settentrionale del Golfo, grazie al ruolo attivo nella guerra civile yemenita. Abu Dhabi ha un’influenza molto importante nello Yemen del sud, attraverso il sostegno delle milizie locali che fanno a capo alla città di Aden. A soli 250 chilometri più a sud della città yemenita si trova il porto di Berbera.
Con un alleato come l’Etiopia, gli Emirati Arabi Uniti aumenterebbero la loro influenza su entrambi i lati del golfo di Aden, la porta d’accesso alla rotta commerciale che porta al mar Rosso e al canale di Suez. E questa alleanza è utile anche per Addis Abeba. Per Abiy ifinanziamenti e gli armamenti emiratini possono essere uno strumento per consolidare il suo potere nel complesso contesto etiope, dove l’economia è in declino a causa della situazione nel Tigray e degli effetti della siccità dovuta ai cambiamenti climatici. Un migliore accesso al commercio marittimo potrebbe essere utile a risolvere questa situazione.
Un ulteriore sbocco sul mare, oltre al Gibuti – il cui porto era gestito dalla già citata società emiratense Dp World fino al 2018 – diventa quindi essenziale alla sopravvivenza economica etiope.
The #UAE built a sophisticated geostrategic presence in #Africa thanks to their various investments in #port infrastructures. This "string of ports" strategy allows the #Arab nation to access African economies and markets.
— Rome MED Dialogues (@RomeMEDialogues) June 15, 2023
Cosa ci dobbiamo aspettare
L’accordo è stato accolto con grande entusiasmo tra la popolazione del Somaliland, ma ha causato una crisi di governo. Il ministro della Difesa Abdiqani Mohamoud Ateye si è dimesso in segno di protesta, in aperta critica al presidente Muse Bihi Abdi per non aver consultato il governo sull’accordo. Il ministro sostiene che i membri dell’esecutivo siano venuti a conoscenza dell’accordo attraverso i media.
Sarà cruciale ora osservare le reazioni di Mogadiscio: ha annullato con una legge il memorandum, ha interrotto i rapporti diplomatici con l’Etiopia e ha fatto pressione sulla comunità internazionale. Sta anche spingendo gli organismi regionali come l’Autorità intergovernativa per lo sviluppo a denunciare l’accordo.
Israele a Gaza sta attuando politiche che privano deliberatamente la popolazione delle risorse per vivere. Per il Comitato speciale dell’Onu è genocidio.
Il Corno d’Africa è in ginocchio per colpa di siccità e carestia. Sono 58mila i bambini che combattono, ogni giorno, contro la fame. È tutta colpa di El Niño.
La società di contractor accusata di aver torturato i detenuti del carcere di Abu Ghraib è stata condannata a pagare un risarcimento danni di 42 milioni