L’Unione europea ha deciso di riaprire le proprie frontiere esterne, nonché quelle dello spazio Schengen, a quindici nazioni. Ciò nell’ottica del superamento delle restrizioni imposte a causa della pandemia di Covid-19.
Negli Stati Uniti si temono 100mila casi al giorno
La decisione ufficiale è arrivata nella giornata di martedì 30 giugno e si applica a partire da oggi, 1 luglio. Nella lista delle nazioni i cui cittadini sono nuovamente accettati sul territorio europeo figura anche la Cina, benché a condizione della reciprocità (ovvero che anche Pechino accetti i viaggiatori europei). Mentre non appaiono gli Stati Uniti. Qui, d’altra parte, l’epidemia non sembra arrestarsi. Dopo che per alcune settimane il numero di decessi non aveva superato i mille casi quotidiani, nelle ultime 24 il dato ha sfiorato quota 1.200. Il che porta il totale dei morti ad oltre 127mila nella nazione nordamericana.
Breaking News: Dr. Anthony Fauci warned the U.S. could see 100,000 new coronavirus cases a day, citing surges that put “the entire country at risk.” “It could get very bad,” he said.
Inoltre, i nuovi contagi sono stati più di 42mila. In particolare, situazioni allarmanti si registrano nelle regioni meridionali e occidentali: per questo alcuni stati federali si sono visti costretti a bloccare il processo di superamento del lockdown. Anche per questo, il medico Anthony Fauci, consigliere speciale della Casa Bianca sulla pandemia, ha ammesso che “è evidente che non abbiamo la situazione sotto controllo. Non sarei sorpreso se si arrivasse a 100mila casi al giorno se non invertiamo la tendenza”.
L’elenco delle nazioni extra-Ue con le quali le frontiere sono state riaperte
Le altre nazioni nelle quali le situazioni epidemiologiche sono state giudicate sufficientemente sicure da poter riprendere i viaggi sono Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tailandia, Tunisia e Uruguay. Ad essi si aggiunge poi il Regno Unito che, sebbene non faccia più parte dell’Ue dal 31 gennaio, non era stato sottoposto a restrizioni specifiche sulla circolazione delle persone.
Il raggiungimento di un accordo tra i governi europei non è stato semplice. Alcune nazioni hanno manifestato punti di vista diversi, e alcuni hanno messo in dubbio l’affidabilità dei dati forniti da paesi terzi. Alla fine, però, hanno pesato anche le necessità economiche, legate alla volontà in particolare di favorire il turismo. Proprio questa ragione, la Grecia aveva già deciso di aprire i voli da e per una serie di nazioni extra-Ue, tra le quali la stessa Cina.
La scelta prudente dell’Italia: “Non vanifichiamo i sacrifici”
Il criterio che è stato scelto dai governi europei è di accettare cittadini di nazioni nelle quali i casi di Covid-19 non sono superiori a 16 ogni 100mila abitanti nelle due settimane precedenti. Ma l’Italia ha deciso di adottare criteri più stringenti: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha sottolineato che “la situazione a livello globale resta molto complessa. Dobbiamo evitare che vengano vanificati i sacrifici degli italiani negli ultimi mesi”.
L'Ue riapre oggi le frontiere esterne a 15 Paesi terzi. Anche alla Cina, soggetta alla conferma della reciprocità. Fuori invece gli Usa. L'Italia resta cauta e mantiene la quarantena per tutti i cittadini provenienti dai Paesi extra-Schengen#ANSAhttps://t.co/86pDkat7eE
Di conseguenza, il governo del nostro paese ha preferito mantenere in vigore l’isolamento fiduciario per le persone in arrivo da nazioni non appartenenti allo spazio Schengen, nonché le misure di sorveglianza sanitaria.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.