La presidente Ursula von der Leyen ha presentato al parlamento europeo il sesto pacchetto di sanzioni contro l’invasione della Russia in Ucraina.
Tra queste, la misura più “forte” è il blocco graduale delle importazioni di petrolio russo.
Ungheria e Slovacchia chiedono di essere esentate.
Mercoledì 4 maggio 2022, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha presentato al parlamento europeo il sesto pacchetto di sanzioni che si intende applicare contro la Russia per contrastare l’invasione dell’Ucraina. Tra le nuove misure c’è il blocco graduale delle importazioni di petrolio.
Questo pacchetto di sanzioni è il secondo a prendere di mira il settore dell’energia: a inizio aprile, infatti, l’Europa aveva vietato le importazioni di carbone russo. Ora si aggiunge un altro tassello importante, ma l’Europa si spacca a causa delle resistenze dei paesi più dipendenti dal petrolio russo, i quali chiedono più tempo per approvare le proposte della Commissione.
🇪🇺🇷🇺 Stamattina von der Leyen presenta il sesto pacchetto di sanzioni al Parlamento UE. C’è anche il petrolio russo.
Embargo per: – greggio, in 6 mesi; – prodotti raffinati in 9 mesi.
Eccezioni per Ungheria e Slovacchia. A parte la politica, questa carta vi spiega perché. pic.twitter.com/J9tZpiJPDj
L’embargo proposto prevede di abbandonare del tutto le importazioni di greggio entro 6 mesi dall’entrata in vigore delle sanzioni, ed entro 9 mesi per i prodotti raffinati, tra cui la benzina. Al momento, la Russia è uno dei principali fornitori di petrolio dell’Europa: nel 2019, poco più di un quarto di tutto il petrolio importato nell’Unione europea arrivava dai giacimenti russi.
Ma diversi stati dipendono fortemente dal petrolio russo, più di altri: il 78 per cento del petrolio importato dalla Slovacchia, per esempio, arriva dalla Russia, a cui fanno seguito Lituania (69 per cento), Polonia (68) e Finlandia (67). L’Ungheria si assesta al 45 per cento, l’Italia al 13 per cento.
Ungheria e Slovacchia chiedono un’esenzione
Perché le sanzioni entrino in vigore, c’è bisogno del sostegno unanime dei rappresentanti dei 27 stati membri dell’Unione europea. E qui nascono le principali difficoltà: Slovacchia (per la dipendenza gravosa) e Ungheria (per le sue posizioni molto vicine a quelle del presidente russo Vladimir Putin), hanno chiesto un periodo di transizione più lungo di quello previsto per tutti gli altri: Ungheria e Slovacchia saranno quindi esentate fino alla fine del 2023 dall’applicare il blocco delle importazioni di petrolio dalla Russia. Anche Bulgaria e Repubblica Ceca potrebbero chiedere un trattamento simile.
L’elenco completo delle misure – che comprendono anche la richiesta di sganciare da Swift, il principale sistema che permette i pagamenti internazionali tra banche, la Sberbank – sarà ufficializzato dopo la riunione dei rappresentanti permanenti dei 27 paesi dell’Unione.
Von der Leyen ha specificato, nel suo discorso agli europarlamentari, che il blocco del petrolio russo assicurerebbe seri danni all’economia russa ma, allo stesso tempo, rappresenterebbe un contraccolpo gestibile per gli stati membri. Dal canto suo, il presidente Putin ha firmato il decreto che vieta alle istituzioni federali russe di fare affari con paesi considerati ostili.
L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.