L’unico sistema per arrivare alle emissioni zero nette sarà quello di avere un efficiente sistema di stoccaggio dell’energia. E l’idrogeno può essere la via (pulita).
Entro il 2050 l’Europa ha dichiarato di voler raggiungere le zero emissioni nette di CO2, obiettivi minimi per il raggiungimento deglia impegni climtici. E per fare ciò dovrà immagazzinare sei volte più energia di quella che stocchiamo oggi. Le rinnovabili oggi sono in forte crescita in tutta l’Ue a 27 – in Italia hanno raggiunto quota 40,5 per cento di copertura per la domanda elettrica nei primi sei mesi dell’anno –, ma d’altro canto non sono fonti stabili per la produzione di elettricità. E ciò è risaputo: è per questo che le centrali termiche siano esse a olio combustibile o a gas sono tuttora fondamentali per la rete, perché producono il cosiddetto “baseload”, ovvero il minimo di produzione elettrica necessaria a gestire i picchi di domanda. Per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 l’Europa dovrà dunque trasformare il suo sistema energetico, responsabile del 75 per cento delle emissioni di gas a effetto serra del continente. È per questo motivo che la Commissione europea, lo scorso 8 luglio, ha adottato un piano strategico per l’integrazione del sistema energetico e per l’idrogeno, come vettore per sviluppare un settore dell’energia efficiente e a basse emissioni.
“Considerato che il 75 per cento delle emissioni di gas serra dell’Ue viene dal settore dell’energia, abbiamo bisogno di un cambio di paradigma per raggiungere i traguardi che ci siamo fissati per il 2030 e il 2050”, ha detto in una nota la commissaria per l’Energia Kadri Simson. “Il sistema energetico dell’Unione deve diventare più integrato e più flessibile, oltre ad essere in grado di far proprie le soluzioni più pulite ed efficaci sotto il profilo dei costi. Ora che il calo dei prezzi dell’energia rinnovabile e l’innovazione continua lo rendono un’opzione praticabile per un’economia climaticamente neutra, l’idrogeno svolgerà un ruolo chiave in questo processo”.
Secondo il documento pubblicato, la strategia prevede che tra il 2020 e il 2024 siano installati almeno 6 gigawatt di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile nell’Ue e la produzione fino a un milione di tonnellate di idrogeno. Tra il 2025 e il 2030 l’idrogeno dovrà entrare a pieno titolo del nostro sistema energetico integrato, con almeno 40 gigawatt di elettrolizzatori per l’idrogeno rinnovabile e la produzione fino a dieci milioni di tonnellate di idrogeno. Tra il 2030 e il 2050 è previsto che le tecnologie impiegate debbano raggiungere la maturità e trovare applicazione su larga scala in tutti i settori difficili da decarbonizzare, come ad esempio quelli dell’acciaio, del cemento e della carta.
C’è da notare una parola che ritorna spesso, nelle dichiarazioni, ovvero idrogeno “rinnovabile”. Cosa significa? Che la soluzione più efficiente, realizzabile e sensata, è quella di utilizzare questo elemento come vettore per immagazzinare l’energia in surplus prodotta dalle rinnovabili, rendendola disponibile nei momenti di maggiore domanda. Questo andrebbe a lavorare in sinergia con altri metodi di stoccaggio, come il pompaggio idraulico, l’impiego di batterie e dei veicoli elettrici sparsi in tutto il territorio europeo – la cosiddetta tecnologia V2G (Vehicle to grid).
Come spiega infatti la Commissione “l’idrogeno può essere usato come materia prima, combustibile, vettore o accumulatore di energia e ha svariate applicazioni nei settori dell’industria, dei trasporti, dell’energia e dell’edilizia. Ancor più importante, però, è il fatto che quando viene utilizzato non emette CO2 e non causa quasi nessun inquinamento atmosferico. Rappresenta quindi un’alternativa per decarbonizzare i processi industriali e i comparti economici nei quali la riduzione delle emissioni di carbonio è tanto urgente quanto difficile”. La Commissione ha inoltre pubblicato la sua strategia per un sistema energetico integrato, che comprende una revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia e suggerimenti per espandere il mercato del carbonio e eliminare i sussidi all’energia fossile negli Stati membri.
Perché è importante che l’idrogeno sia “pulito”
A sottolineare l’importanza di impiegare un vettore accoppiato esclusivamente con energie rinnovabili è anche il Wwf Europe, che chiede “una chiara definizione di ‘idrogeno pulito’, che significa che non siano impiegati combustibili fossili, incluso il gas o il nucleare” e che i finanziamenti siano destinati “esclusivamente a progetti e infrastrutture a idrogeno rinnovabile”.
“L’idrogeno non è una soluzione unica per la decarbonizzazione, ma può essere un pezzo utile nel puzzle se fatto bene”, ha detto in una nota Camille Maury, responsabile della politica di decarbonizzazione industriale presso l’ufficio politico Europeo del Wwf. “Ciò significa utilizzare solo idrogeno a zero emissioni – prodotto da elettricità rinnovabile in eccesso – e utilizzarlo solo nei settori in cui si trova realmente necessario, come le industrie ad alta intensità energetica, e privilegiando sempre l’elettrificazione e il risparmio energetico”.
Secondo il think tank tedesco Clean Energy Wire, la strategia europea potrebbe creare un milione di nuovi posti di lavoro entro metà secolo, ma sottolinea come Bruxelles sia aperta alla produzione di idrogeno da gas naturale in combinazione con la cattura e lo stoccaggio del carbonio (Ccs). Sempre dalla Germania, già molto attiva nella promozione dell’idrogeno, arrivano altri commenti riguardo le posizioni europee, come quella dell’associazione tedesca per le energie rinnovabili (Bee) che ha commentato che la strategia dell’idrogeno dovrebbe essere collegata a una più rapida espansione delle fonti rinnovabili, rinunciando fin da subito alla presunta necessità di idrogeno blu o grigio (da gas o nucleare). “Un approccio coerente deve tener conto dell’intera impronta di CO2 dei prodotti a idrogeno e per questo motivo consente solo la promozione dell’idrogeno verde”, ha detto il presidente della Bee Simone Peter.
Sono anni che si parla di idrogeno come vettore per la transizione energetica. E ciclicamente torna alla ribalta nei piani energetici europei. Forse questo potrebbe essere il momento tanto atteso per lo sviluppo di questa tecnologia.
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