I voli fantasma. Sembra il titolo di un film horror e invece è l’amara realtà di questi giorni. Che in fondo porta con sé un aspetto horror, quello delle ricadute ambientali. In Europa, nelle ultime settimane, migliaia di aerei sono decollati vuoti, o con pochissime persone a bordo. Non sono rimasti a terra – come era logico che fosse – per effetto di un regolamento di Bruxelles che impone alle compagnie di far volare comunque un certo numero di aerei; in modo da occupare, e dunque garantirsi nel tempo, determinati slot negli aeroporti.
Le compagnie cercano di non perdere preziosi slot
In sostanza, meglio viaggiare vuoti oggi che perdere i preziosi orari di decollo domani. Ma tutto ciò – in un momento storico particolare come questo – viene fatto a scapito dell’ambiente, perché gli aerei rappresentano il mezzo di trasporto più inquinante. Per ogni chilometro percorso, volare produce 285 grammi di CO2 per ogni passeggero: per avere un termine di paragone, un’auto ne emette 42 grammi. Nei giorni scorsi il caso è scoppiato dopo l’annuncio di Lufthansa, pronta a far decollare nel solo mese di gennaio ben 18mila aerei vuoti, a parte il personale di bordo. Una decisione maturata dopo la cancellazione di 33ila voli, effetto diretto del dilagare della variante Omicron in tutta Europa.
Lufthansa says it will make 18,000 "empty, unnecessary" flights this winter, to meet EU rules so it doesn't lose landing rights at airports.
Critics say the rule is "totally counter" to climate objectives — every hour, such flights emit 2x the CO2 released by a person in a year. pic.twitter.com/hvQ2WOMBLL
Una scelta a prima vista insensata anche dal punto di vista economico, legata a doppio filo ai regolamenti in vigore nell’Unione europea: ai vettori viene imposto di utilizzare almeno il 50 per cento degli slot orari a loro disposizione; in caso contrario, questi possono essere concessi a compagnie concorrenti. Già, ma il costo climatico, pagato da tutti, della necessità di un’azienda privata di mantenere dei vantaggi competitivi sui concorrenti, chi lo considera?
In Europa infuria il dibattito sui voli che decollano vuoti
“Purtroppo – ha spiegato un portavoce di Lufthansa – siamo costretti ad effettuare migliaia di voli inutili”. La dirigenza della compagnia di bandiera tedesca ha chiesto a Bruxelles di applicare nuovamente una deroga al regolamento: nel corso della prima ondata della pandemia era stato sospeso il target dell’80 per cento degli slot occupati, poi rientrato in vigore nel 2021, sia pur diminuito al 50 per cento.
Su questo punto si è concentrato nei giorni scorsi un portavoce della Commissione europea, secondo il quale “nessuna regola dell’Ue impone voli fantasma, che fanno male all’ambiente e all’economia. La Commissione ha introdotto delle misure a sostegno delle compagnie aeree in modo che possano mantenere gli slot con un numero ridotto di voli, e il dato del 50 per cento è basato su elementi concreti dell’Eurocontrol, quindi lo riteniamo molto ragionevole”.
Tutto chiarito? Non proprio, perché le posizioni continuano a restare divergenti. Il ministro dei trasporti belga George Gilkinet ha chiesto ufficialmente a Bruxelles di ridurre la soglia del 50 per cento, introducendo “nuove possibilità di esenzione” per le compagnie fino al termine dell’emergenza sanitaria. Ma Adina Valean, commissario europeo dei trasporti, non sembra intenzionata a farlo: a suo avviso le regole in vigore “prevedono già la flessibilità necessaria” per evitare i viaggi fantasma. Oltretutto “l’impatto della quarta ondata e della variante Omicron sui viaggi aerei potrebbe non essere così negativo e duraturo come inizialmente temuto”.
La questione resta insomma controversa. Ad esempio appare chiaro come i parametri di occupazione degli slot abbiano ricadute più importanti sulle compagnie di bandiera (come Lufthansa) che hanno spesso a disposizione le partenze e gli arrivi più ambiti nel corso delle 24 ore, perché sono i più comodi per i passeggeri. Di conseguenza, sono meno disposte a cedere questo considerevole vantaggio. Il tutto è ancora più paradossale se si considera il recente piano varato dall’Ue che prevede la riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas climalteranti in Europa, entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990. Far viaggiare aerei vuoti, o comunque favorire anche indirettamente questa prassi, sembra davvero un clamoroso autogol.
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