475mila morti e 2.106 miliardi di euro di perdite economiche. Sembra il bilancio di una guerra o di una catastrofe nucleare, invece è quello degli 11mila eventi meteo estremi che si sono susseguiti nel mondo in meno di vent’anni, tra il 2000 e il 2019. Vale a dire cicloni, frane, ondate di siccità, incendi, piogge, grandinate torrenziali. A diffondere questi numeri impressionanti è il Global climate risk index 2021 pubblicato dalla ong tedesca Germanwatch.
Quali sono i paesi più flagellati dagli eventi meteo estremi
Porto Rico, Myanmar e Haiti. È questo il podio dei paesi più martoriati dal clima negli ultimi due decenni. Nel caso di Porto Rico e del Myanmar, la classifica risulta fortemente influenzata da singoli eventi di calibro eccezionale: rispettivamente l’uragano Maria del 2017 (che da solo ha causato il 98 per cento dei danni accertati per il paese nei 19 anni considerati) e il ciclone Nargis del 2008 (responsabile di 140mila morti e della distruzione di abitazioni e beni di 2,4 milioni di persone).
La situazione è invece diversa ad Haiti. Nella repubblica caraibica gli eventi meteorologici estremi si manifestano ormai con una certa frequenza, così come nelle Filippine (interessate da tre devastanti tifoni in soli sei anni: Bopha nel 2012, Hayan nel 2013 e Mangkhut nel 2018) e in Pakistan.
Cicloni e uragani hanno caratterizzato un drammatico 2019
Nel 2019 a pagare il prezzo più alto è stato il Mozambico. Come lo Zimbabwe (secondo in classifica) e il Malawi (quinto), è stato colpito dal ciclone Idai, descritto dal segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres come “una delle peggiori catastrofi legate al meteo nella storia dell’Africa”. Con le sue piogge torrenziali e i suoi venti fino a 195 chilometri orari, il ciclone ha provocato circa mille decessi e 1,8 miliardi di euro di danni. Tre milioni le persone coinvolte. A nemmeno due mesi di distanza, il Mozambico ha dovuto fare i conti anche con il violentissimo ciclone Kenneth.
Al terzo posto nella classifica dei paesi più martoriati dal clima nel 2019 ci sono le Bahamas. In questo caso la colpa è soprattutto dell’uragano Dorian, manifestatosi con venti fino a 300 chilometri orari e 914 millimetri di pioggia nell’arco di poche ore (l’80 per cento di quella che di solito cade in un anno). Con 13mila case distrutte, i danni hanno superato i 2,8 miliardi di euro.
Servono centinaia di miliardi all’anno per difenderci dal clima
Per il futuro c’è da attendersi che i cambiamenti climatici si manifestino in modo ancora più intenso e violento, con tutto quello che ne consegue. Secondo l’Adaptation gap report 2020 pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), servono 57 miliardi di euro all’anno per adattare il territorio all’impatto del clima. Nel 2030 questa cifra si aggirerà fra i 115 e i 246 miliardi di euro, per raggiungere i 230-411 miliardi nel 2050. E questa stima copre solo i paesi in via di sviluppo.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.