Alla Fabbrica del Vapore, un viaggio sensoriale nel mondo di Frida Kahlo, Diego Rivera e del loro complicato ma adorato Messico.
C’è ancora qualcosa da raccontare su Frida Kahlo. La più nota artista messicana, diventata quasi un’icona non solo dell’arte ma del mondo femminile, è protagonista del viaggio che alla Fabbrica del Vapore di Milano porterà i visitatori a scoprirne l’anima più profonda. “Frida Kahlo. Il caos dentro” è una mostra sensoriale e multimediale che non ha nulla di convenzionale ma è molto più simile all’esperienza di conoscere realmente questa donna geniale, sensibile e dirompente.
È servito uno spazio espositivo immenso, oltre 1.600 metri quadrati alla Fabbrica del Vapore, per raccontare la vita di Frida Kahlo e Diego Rivera. Due artisti, due amanti e due messicani che hanno vissuto sempre intensamente, il proprio amore, l’arte, la politica e anche il loro distacco. Vite simili hanno bisogno di un racconto altrettanto appassionante fatto di lettere, film e documentari. Le chiamano mostre esperienziali e non sono altro che la possibilità di toccare quasi con mano e vedere da vicino luoghi e oggetti che furono quelli dell’artista. Così alla Fabbrica troverete la perfetta ricostruzione dello studio e della camera da letto di Frida; i suoi disegni, le pagine di diario, gli oggetti di vita quotidiana come abiti, gioielli ed esclusive fotografie scattate all’epoca da Leo Matiz, fotografo colombiano nella suggestiva Macondo di Gabriel Garcia Marquez, molto amico di Frida. In mostra ci saranno anche alcuni dipinti originali mai esposti prima, come il Ritratto di Frida che Rivera disegnò nel 1954 o come La Nina de losabanicos sempre di Diego Rivera del 1913, oltre ad alcuni disegni di Diego Rivera.
“L’opera di Frida affonda le proprie radici nella tradizione popolare, ma anche nelle sue esperienze di vita e nelle sofferenze patite, che riesce a esprimere con straordinario talento: il caos interiore e il travaglio esistenziale sono espressi attraverso una produzione artistica eccezionale, capace di trascendere ogni epoca e frontiera”.
— Antonio Arévalo, curatore della mostra
Il Messico è l’altro protagonista oltre Frida e Diego, e per questo il curatore Arévalo ha voluto dedicare una stanza alla cultura e all’arte popolare in questa terra, che tanta influenza ebbe sulla vita di entrambi. Si viaggia per un attimo in sud america quindi grazie a grandi pannelli grafici dove si raccontano le origini, le rivoluzioni, l’iconografia, gli elementi dell’artigianato: gioielli, ceramiche, giocattoli. Spazio anche alla musica con alcune tra le più celebri canzoni tradizionali da ascoltare sul posto per immergersi ancor di più nell’atmosfera messicana. Esposti poi alcuni esempi mirabili di collane, orecchini, anelli e ornamenti propri della tradizione che hanno impreziosito l’abbigliamento di Frida.
Tradizione messicana in quegli anni significa anche parlare di murales. L’arte murale infatti divenne, nella prima metà del Novecento, un modo per insegnare alla popolazione, largamente analfabeta, la storia del Messico e l’esaltazione degli ideali politici. Attraverso le grandi decorazioni murali si cercava di creare un’arte nazionale in grado di esaltare il passato indigeno. In mostra per questo c’è una sezione dedicata ad alcuni dei più conosciuti murales realizzati in varie parti del mondo da Diego Rivera che insieme a David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco dipingeva sovvenzionato dal Dipartimento della Pubblica Istruzione. In particolare Diego nei suoi murales tratta gli eventi politici del suo tempo: l’avvento del capitalismo e della tecnologia, persone dei ceti inferiori e il comunismo come speranza di un avvenire migliore sottolineando sempre il valore sociale dei soggetti raffigurati nelle sue opere, restituiti con uno stile molto semplificato e dai colori vivaci.
Non sembra affatto un viaggio banale e monotematico quello offerto da questa mostra.
Per la prevendita biglietti on-line: www.ticketone.it