Cos’è il rewilding, come si pratica e perché potrebbe avere un impatto positivo sugli ecosistemi? Per scoprirlo, l’appuntamento è a Gioia dei Marsi ai primi di novembre.
Ripristinare dinamiche ecologiche ormai inceppate, riannodare, grazie alla reintroduzione di animali e piante, i fili delle reti trofiche recisi dall’uomo. Non un ritorno al passato, ma la ricerca di un nuovo eccitante futuro, permettendo ai meccanismi naturali di rimettersi in moto e agli ecosistemi di intraprendere la propria strada, questa è la missione del rewilding.
Cosa fa il rewilding
“Al contrario della habitat restoration, il cui obiettivo è quello di ricostruire e ripristinare gli ecosistemi danneggiati, con una gestione attiva da parte dell’uomo, nel rewilding si cerca invece di lasciar fare alla natura – spiega Piero Visconti, consigliere e supervisore scientifico di Rewilding Apennines. – L’obiettivo finale non è quindi chiaro ed evidente, non sappiamo con precisione dove arriveremo. Una volta che i processi naturali prendono il sopravvento su quelli antropici, si potrebbero ottenere ecosistemi del tutto nuovi, che si autoregolano e si autogestiscono, non necessariamente uguali a quelli cui siamo abituati”.
Il rewilding, mentre ci troviamo a fronteggiare la sesta estinzione di massa della storia del pianeta e il tasso di estinzione di specie animali e vegetali viaggia a ritmi allarmanti, ci offre dunque una speranza. La speranza di un mondo più selvatico e auto-determinato, in cui le persone avranno maggiori possibilità di entrare in contatto con la natura e di godere della presenza della fauna selvatica.
Il seminario organizzato da Rewilding Apennines
Proprio a questo tema è dedicato il seminario “Rewilding in Italia. Stato dell’arte e prospettive future“, organizzato da Rewilding Apennines, associazione che collabora con i componenti italiani dell’European Rewilding Network per promuovere questo movimento nel nostro Paese.
Rewilding Apennines è nata nel 2013, anche grazie all’intuizione di Bruno D’Amicis, fotografo naturalista e vice presidente dell’associazione. “L’idea era quella di lavorare nelle aree marginali rispetto a parchi nazionali o alle riserve già esistenti sul territorio appenninico, per andare a esportare questa idea di opportunità offerta dal ritorno della fauna selvatica, anche in aree al di fuori delle zone più note e frequentate dai turisti e che hanno meno benefici economici. Da subito abbiamo pertanto portato avanti questa idea triplice di rewilding, ovvero: conservazione della natura, opportunità economiche e comunicazione per veicolare al grande pubblico queste tematiche”.
L’evento, il primo nel suo genere organizzato in Italia, si svolgerà dal 3 al 5 novembre a Gioia dei Marsi (AQ) e le iscrizioni sono aperte fino al 27 ottobre. Il seminario è suddiviso in quattro sessioni e affronterà numerosi aspetti di grande interesse e attualità, tra cui l’iniziativa LIFE Bear-Smart Corridors, volta a favorire l’espansione dell’orso bruno marsicano attraverso corridoi ecologici, i temi della coesistenza uomo-fauna, e un focus sulle reintroduzioni e tutela di determinate specie e habitat.
L’iniziativa è rivolta a studenti e dottorandi, a tutte le figure professionali che si occupano delle molteplici sfaccettature delle scienze ambientali e naturali, dai biologi, agli ingegneri ambientali, alle guide escursionistiche, fino ai “semplici” appassionati di natura.
Perché un convegno
A dieci anni dalla sua fondazione Rewilding Apennines, riporta l’organizzazione sul proprio sito, “ha deciso di dedicare tre giorni alle iniziative rewilding realizzate in Italia e di rafforzare la rete che unisce tutti coloro i quali si occupano di fauna, ripristino degli ecosistemi e coesistenza, con un occhio particolarmente attento alle iniziative future”.
Tra gli obiettivi dell’evento, ha affermato Piero Visconti, c’è anche quello di “ispirare analoghe iniziative in altre regioni italiane”, contribuendo così alla diffusione del rewilding sul territorio nazionale.
A novembre, nel cuore della Marsica, storica e preziosa roccaforte di orsi marsicani e lupi, alcuni dei più grandi esperti di fauna e conservazione, provenienti da aree protette, organizzazioni no profit, fondazioni ed enti di ricerca, si riuniranno per discutere di quanto è stato fatto in questo decennio e di quello che sarà fatto per far tornare di nuovo l’Europa, e l’Italia, un posto selvaggio, e infondere nuova speranza.
C’è tempo per iscriversi fino al 27 ottobre!