Dopo anni di tensioni relative al monte più alto del mondo, Cina e Nepal hanno avviato una misurazione congiunta. Ora l’Everest è alto 8.848,86 metri.
Il monte Everest è più alto di 86 centimetri rispetto a quanto pensavamo. Lo ha stabilito una nuova misurazione congiunta di Cina e Nepal, che dopo anni di tensioni sul tema della vetta più alta del mondo hanno collaborato per aggiornare la sua altitudine, ora passata ufficialmente da 8.848 a 8.848,86 metri. Un cambiamento, che avviene proprio nella settimana della Giornata internazionale della montagna dell’11 dicembre, dovuta alle nuove tecniche di rilevamento utilizzate, ma anche ai movimenti tettonici che interessano la catena dell’Himalaya.
Una storia di tensioni
Non c’è mai stato un reale accordo tra Cina e Nepal sull’altezza del monte Everest. La seconda potenza mondiale ha sul suo territorio, o meglio su quello della regione autonoma del Tibet, il versante est, nord e ovest della montagna, mentre la parte meridionale si trova sotto la giurisdizione del Nepal. Le misurazioni ufficiali cinesi del 2005 avevano stabilito che l’Everest è alto 8.844,43 metri, quasi quattro metri in meno rispetto agli 8.848 rilevati da Kathmandu. Il motivo della discordia stava nel fatto che da Pechino giudicavano come picco lo strato roccioso, mentre dal Nepal includevano anche la calotta di ghiaccio che ricopre la vetta. Inoltre erano stati usati punti diversi per stabilire il livello del mare: il livello medio del mar Giallo la Cina, la baia di Bengala il Nepal.
Queste differenze di misurazione hanno contribuito a offrire cifre diverse sulla reale altitudine del “tetto del mondo”. Che in questi anni ha continuato comunque a subire trasformazioni. Diversi scienziati sottolineano come il violento terremoto che ha colpito il Nepal nel 2015, con oltre 2mila morti, abbia causato anche una variazione sull’altitudine dell’Everest. Inoltre, la montagna subisce un innalzamento di circa un centimetro l’anno per il movimento delle placche tettoniche, in quella che è una catena piuttosto giovane, nata “solo” 50-60 milioni di anni fa. Mentre questi elementi hanno acuito lo scontro tra i due paesi misuranti, negli ultimi tempi la tensione diplomatica si è estesa anche ad altri aspetti. Su tutti, le intromissioni cinesi illegali nel distretto nepalese di Humla, con tanto di costruzioni illegali, che hanno portato a proteste davanti all’ambasciata.
Una misurazione che fa bene alla diplomazia
In uno scenario di scaramucce che si trascinano da tempo, il nuovo accordo tra Cina e Nepal sull’altezza del monte Everest di 8.848,86 metri assume un forte valore simbolico, perché può inaugurare una nuova stagione di distensione.
Che i due paesi avrebbero collaborato in questo senso era stato stabilito l’anno scorso durante una visita del presidente cinese Xi Jinping a Kathmandu. Il Nepal già dal 2017 aveva iniziato il lavoro di raccolta e di analisi dei dati, grazie anche al contributo tecnico della Nuova Zelanda. Nel maggio del 2019 uno degli ispettori è arrivato in cima alla montagna, rimanendoci per due ore per catturare i dati satellitari – fino a ora questo compito era sempre stato affidato alle guide di montagna o agli sherpa. Negli ultimi mesi anche la Cina ha effettuato le misurazione sui suoi versanti, un processo ritardato dall’emergenza Covid-19.
Ora è arrivato l’annuncio ufficiale della nuova altezza, sebbene alcune diatribe rimangano irrisolte. Tra queste, quella del nome della montagna. Durante la conferenza congiunta sino-nepalese delle scorse ore, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha usato per tutto il tempo il nome tibetano della vetta, Qomolangma. Il suo omologo nepalese, Pradeep Gyawali, ha invece utilizzato la dicitura locale, Sagarmatha. A parte questi piccoli dettagli, sembra comunque splendere il sereno nelle relazioni diplomatiche tra i due paesi, “che cresceranno sull’Himalaya e raggiungeranno nuove vette”, come ha sottolineato il ministro degli Esteri di Kathmandu.
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