Brunori Sas è il protagonista della nuova puntata di Venticinque, il podcast di LifeGate e Rockit che racconta 25 anni di musica italiana.
Ex-Otago, la band genovese si racconta nella nuova puntata di Venticinque
Gli Ex-Otago (e Genova) sono i protagonisti della nuova puntata di Venticinque, il podcast di LifeGate Radio e Rockit che racconta 25 anni di musica italiana.
Gli Ex-Otago sono i protagonisti della nuova puntata di Venticinque. 1997-2022: gli anni che hanno rivoluzionato la musica italiana, il podcast prodotto da LifeGate Radio e Rockit e scritto da Giacomo De Poli, Marco Rip e Dario Falcini. Il nuovo episodio è disponibile su tutte le piattaforme di streaming a partire da mercoledì 6 marzo 2024.
La band si costituisce a Genova nel 2002, con una line-up originaria composta da Maurizio Carucci, Simone Bertuccini e Alberto Argentesi, una formazione che subirà delle evoluzioni nel corso degli anni, arricchendosi anche di nuovi membri. Il loro esordio discografico avviene con The chestnuts time, album interamente in lingua inglese – prima di iniziare a sperimentare anche in italiano – che esce nel 2003.
Gli Ex-Otago in un aggettivo: divisivi
Nella penultima puntata di Venticinque, Genova fa capolino sin da subito e non poteva essere altrimenti. Si parte da Staglieno, uno dei cimiteri monumentali più importanti e suggestivi d’Europa, noto anche per essere stato fonte di ispirazione per artisti, scrittori, fotografi e musicisti.
A Staglieno è sepolto Fabrizio De André, artista che più di tutti ha saputo portare Genova e le sue storie nel cuore di tutta Italia; a Staglieno si trovano le tombe immortalate sulle copertine dei dischi dei Joy Division; e vicino a Staglieno, in una stradina che ne costeggia le mura, Maurizio e Simone ci portano alla scoperta di una palazzina “affianco a un rio, estremamente umida e molto buia”, in cui si trovano le sale prova dette dei Grusi che hanno ospitato da tempi remoti, in pratica, tutti i musicisti o aspiranti tali dell’underground genovese.
Anche gli Ex-Otago hanno iniziato a suonare qui, dopo un’infanzia passata insieme nel quartiere, e qui è anche dove, a un certo punto, Alberto Argentesi confida ai compagni di voler lasciare il progetto Ex-Otago, al ritorno da un concerto. Una delle caratteristiche distintive della band è sempre stata quella di saper evolversi, anche nella propria formazione, mantenendo sempre un’impronta autentica e riconoscibile.
Sopra i palchi ci spaccavamo le ginocchia, ci spaccavamo la testa come fossimo un gruppo death metal. In realtà suonavamo canzoni d’amore con la chitarra acustica.
Talmente autentica e riconoscibile da essere stata quasi spiazzante all’inizio: “C’era chi ci amava e chi veramente non riusciva proprio a comprenderci. Chi ci amava, non ci amava normalmente: c’era gente che si sparava 300, 400, 500 chilometri per venire a vederci. E poi c’era chi ci odiava con tutto il cuore (…) Eravamo una palla di neve che rotolava e raccattava cose durante il suo percorso (…) e la gente voleva rotolare con noi”.
Saranno stati anche divisi, ma una cosa era certa: come sottolinea Simone Bertuccini nel podcast, in quel periodo vedere gli Ex-Otago suonare dal vivo non poteva lasciare indifferenti.
Genova per gli Ex-Otago, gli Ex-Otago per Genova
Così come lo è nel podcast, Genova è sempre stata presente nell’intera carriera degli Ex-Otago. Una città polarizzata, fatta di estremità che “nel bene e nel male, sono sempre entrate dentro al progetto Ex-Otago”: da una parte paesaggi sconfinati, dall’altra palazzi grigi sbiaditi; da una parte, la città che a un certo punto dedica addirittura un murale agli Ex-Otago – non senza grande stupore della band – dall’altra una delle ultime città a essere conquistate dal loro successo: “C’era sempre un po’ questo scontro tra nazionale e città. Forse (ndr. l’indie) non era completamente capito e Genova è arrivata dopo a darci lo spazio dovuto rispetto a quello che succedeva nel resto d’Italia”.
Insomma, in modo esplicito o meno, Genova è la città che gli Otaghi cantano sin dall’inizio nelle loro canzoni, fino ad arrivare a Marassi, album del 2016 il cui nome è di per sé un omaggio alla città e alla sua gente, nonché al quartiere che li ha visti crescere.
Il disco rappresenta un punto di svolta nella loro carriera, non solo per il cambio di direzione musicale e tematiche che stabiliscono una connessione emotiva ancora più forte con gli ascoltatori, ma anche per il riconoscimento e il successo che raccoglie a livello nazionale, ampliando sempre di più la loro fan base: “Marassi è stato un disco scritto nel momento giusto, con i temi giusti, con il concept giusto e con i suoni giusti”.
Il cerchio si chiude
Nel 2019, gli Ex-Otago partecipano al festival di Sanremo con il brano È solo una canzone. Il successo ottenuto in seguito alla loro partecipazione si traduce in una serie di importanti esibizioni live che culminano in un concerto-evento memorabile presso il palazzetto dello sport di Genova, rappresentando un punto d’arrivo per la band.
Ma, subito dopo, arriva un periodo particolarmente difficile: mentre il mondo si ferma per la pandemia, Maurizio attraversa una crisi anche personale dalla quale nascerà Respiro, il suo primo disco solista: “Ho nuotato nel fango per più di un anno (…) In qualche modo dovevo uscire da questa situazione: mi sono salvato scrivendo un disco e facendo un viaggio in un’Italia impaurita, che poi è diventato un podcast, ‘Vado a trovare mio padre’ ”.
Alla fine, gli Ex-Otago ci portano al mare, all’antico borgo marinaro di Boccadasse, “una delle possibilità di Genova”, per parlarci delle emozioni che ancora provano nello scrivere canzoni e nel tornare insieme in studio e del valore dello stare in silenzio: “Se uno sta zitto vorrà dire che è morto, che non esiste più. E, invece, il silenzio è una grande risorsa, che andrebbe praticata, coltivata. E noi nel nostro piccolo, quando avevamo delle cose da dire, le abbiamo dette, quando non avevamo niente da dire, siamo stati zitti”. E alla fine, il cerco si chiude.
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