Questo periodo storico è l’opportunità per una ripartenza più sostenibile. Troviamo il coraggio di abbandonare i sistemi produttivi obsoleti in favore di una nuova economia.
Extinction Rebellion e David Attenborough al festival di Glastonbury
Il movimento per il clima e il noto divulgatore scientifico hanno approfittato della grande manifestazione per chiedere azioni concrete in tutela dell’ambiente.
Il festival di Glastonbury, che si svolge ogni anno alla Worthy Farm di Pilton, a circa dieci chilometri dalla cittadina inglese di Glastonbury, è uno dei festival musicali e artistici più importanti al mondo. Dal 1970 la manifestazione richiama ogni anno decine di migliaia di persone, quest’anno i partecipanti al festival, svoltosi dal 26 al 30 giugno, sono stati oltre 150mila. Rappresenta dunque la platea ideale per lanciare un messaggio di allarme e speranza. Ne hanno approfittato gli attivisti di Extinction Rebellion, il movimento di disobbedienza per il clima nato a Londra nel 2018, una portavoce di Greenpeace, Rosie Rogers, e David Attenborough, il celebre e amato naturalista britannico.
Un festival sostenibile
Il festival di Glastonbury rivendica una grande attenzione all’ambiente, presente fin da tempi non sospetti. “Come festival abbiamo sempre cercato di adottare un approccio ecologicamente attento al modo in cui facciamo le cose – ha scritto uno degli organizzatori, Michael Eavis – sperando potesse ispirare le persone”. L’edizione di quest’anno, però, è stata particolarmente “verde”.
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È stata vietata, ad esempio, la distribuzione di plastica monouso, erano in vendita tazze riutilizzabili in acciaio inox riciclate all’80 per cento, e, come in passato, parte delle tende abbandonate dai visitatori verranno inviate nei campi profughi in Europa. Inoltre lo spirito di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che si batte contro i cambiamenti climatici, aleggiava in tutta la Worthy Farm grazie ad alcuni murale che ritraggono il suo viso con lo slogan: “Cosa farebbe Greta?”.
La marcia di Extinction Rebellion
Gli attivisti di Extinction Rebellion sono stati protagonisti di una performance simbolica, organizzata in collaborazione con Greenpeace, che ha coinvolto circa duemila spettatori del festival. Da park Stage è partita una marcia di protesta per chiedere al governo britannico azioni concrete per contrastare l’aumento delle temperature, che si è conclusa al cerchio di Swan, cerchio di pietre ispirato agli antichi monumenti del tardo neolitico. Al termine della marcia la folla ha formato una grande scultura umana che raffigurava una gigantesca clessidra, per simboleggiare il tempo che sta per scadere e l’estinzione imminente cui siamo condannati.
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Il contratto sociale è rotto
Da uno dei palchi del festival, Gail Bradbrook, co-fondatrice di Extinction Rebellion, ha spiegato alla folla la missione del movimento, evidenziandone la peculiare e necessaria radicalità. “Extinction Rebellion non è una protesta. Non è una campagna. È una ribellione. Siamo in attiva ribellione contro il nostro governo. Il contratto sociale è rotto, i governi non ci proteggono e tocca a noi ora agire”. Bradbrook ha comunque espresso parole di speranza, affermando che la gente ha finalmente aperto gli occhi dinnanzi l’emergenza climatica. “È in corso un cambiamento nella coscienza di ognuno di noi – ha detto – dobbiamo annullare il nostro torpore e il nostro narcisismo, e smettere di essere indulgenti verso questa società occidentale privilegiata”.
It’s only Sir David Attenborough at #Glastonbury2019 ??
He introduced Seven Worlds, One Planet a new BBC One series on the Pyramid Stage. ?#SevenWorldsOnePlanet ? pic.twitter.com/P5mnRBrlBu
— BBC One (@BBCOne) 30 giugno 2019
Il messaggio di David Attenborough
Quando sir David Attenborough, l’iconico 93enne naturalista britannico, è apparso sul palco principale della manifestazione, accompagnato dal canto delle balene riprodotto dagli altoparlanti, è stato accolto da una vera ovazione. Attenborough ha espresso la propria soddisfazione per la riduzione della plastica usa e getta, ringraziando organizzatori e pubblico, e ricordando l’impatto della plastica sulla vita degli oceani, da lui narrato nel documentario Blue Planet 2.
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“Nel documentario c’è una sequenza che tutti sembrano ricordare – ha dichiarato il divulgatore scientifico – che mostra ciò che la plastica ha fatto alle creature nell’oceano, ha avuto sul pubblico un effetto straordinario. L’oceano copre i due terzi di questo nostro pianeta, la terra copre solo un terzo del globo. Ci sono sette grandi continenti in cui viviamo noi esseri umani. Ognuno di loro ha le sue meravigliose creature: uccelli e mammiferi, animali di ogni tipo. Ognuno di loro ha la sua gloria, ognuno ha i suoi problemi”. L’anziano naturalista ha affermato che l’ambientalismo non è mai stato così bello, “alle persone importa davvero ora”, e speriamo che il suo entusiasmo sia contagioso.
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