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Fabbrica del Vapore, storia di una ex zona industriale milanese ora fabbrica di idee
È una location molto frequentata della città ma forse non la conosciamo davvero a fondo. Qual è la storia della Fabbrica del Vapore di Milano? Da dove nasce il suo nome? Scopriamolo!
Un’area immensa nella zona nord ovest della città – una volta sede industriale – è oggi un crocevia di idee e iniziative tra le più differenti che trovano in questo spazio polivalente la giusta collocazione per offrire ai milanesi, e non solo, mostre d’arte, mercati agricoli, spazi per l’aggregazione. Vi raccontiamo la genesi della Fabbrica del Vapore: un bell’esempio di valorizzazione e cambio d’uso di un’area dal passato glorioso che oggi vive una seconda giovinezza. Succede nella Milano all’avanguardia e moderna di questi anni.
Perché si chiama Fabbrica del Vapore?
La denominazione Fabbrica del Vapore ha una storia curiosa e antica quanto la sua fondazione e un protagonista principale: tutto inizia grazie all’idea imprenditoriale di Giuseppe Vigoni detto Pippo, un importante geografo italiano che a fine Ottocento, di ritorno da un viaggio in America, affascinato dai primi tram elettrici di Cincinnati, Philadelphia e Chicago, porta quell’innovativa tecnologia di trasporto anche a Milano, città di cui nel frattempo è diventato sindaco. Nel 1882 autorizza una linea tranviaria sperimentale, il progetto ha successo e così la tranvia si diffonde sempre più capillarmente sul territorio cittadino. Diventa un trionfo anche economico e tra le ditte che lavorano in questo settore, e che quindi si sviluppano enormemente, c’è la Carminati Toselli che, per soddisfare la crescente mole di lavoro, allarga i suoi spazi fino a occupare l’intero isolato compreso tra via Messina, via Procaccini, via Nono e piazza Coriolano. Qui, nel grande spazio racchiuso da una bella facciata liberty, si alzano giorno e notte gli sbuffi di fumo prodotti dai macchinari industriali: per questo l’enorme capannone di via Messina viene ribattezzato dagli operai con il nome di Fabbrica del Vapore.
La Fabbrica del Vapore, una storia industriale milanese
Fin qui la genesi del bizzarro nome di quest’area del milanese che oggi ha cambiato completamente destinazione. Ma qual è stata la sua storia sino ai giorni nostri? Per scoprirlo occorre fare un piccolo viaggio nel tempo. La Milano di fine Ottocento non poteva e non voleva essere da meno rispetto alle moderne città europee. Ma i desideri si scontravano ancora con una realtà ben diversa: in piazza del Duomo e in via Dante infatti – centro pulsante della comunità – le strade erano ancora attraversate da carrozze trainate dai cavalli che, nonostante l’indiscutibile fascino, rischiavano di dare un’idea di arretratezza. I vecchi tram andavano sostituiti, e in fretta, per stare al passo dei tempi: a Berlino per esempio si utilizzavano già i tram elettrici, mentre a Milano si faceva ancora uso della forza equina. A stimolare la sostituzione di quel sistema elegante, ma ormai superato di traino fu l’azienda Carminati Toselli. La sua ascesa si colloca in piena rivoluzione industriale, quando anche nel resto nel nord Italia nascono finalmente le prime grandi industrie metalmeccaniche. Nell’area intorno a via Messina 9, viene fondata il 26 gennaio 1899 la Ditta Carminati, Toselli & C., che si dedica alla “costruzione, riparazione, vendita di materiale mobile e fisso per ferrovie, tranvie e affini”. L’azienda, prima specializzata solo nella manutenzione, comincia poi a dedicarsi anche alla produzione dei tram, aumentando sempre più il volume di lavoro. All’inizio del 1907 viene così costituita la Società Italiana Carminati Toselli.
La Carminati Toselli tra le due Guerre
Durante la prima delle due Guerre mondiali, la ditta subisce dei rallentamenti e una bomba si abbatte rovinosamente sul passaggio coperto del capannone Calderai (quella che oggi chiamiamo Cattedrale). La produzione viene così interrotta per riprendere solo alla fine delle ostilità, conoscendo proprio allora il suo sviluppo maggiore: nel 1926, infatti, sui 151 km di tramvia milanese viaggiano ben 700 tram, prodotti dai 1350 operai della fabbrica. Durante il periodo fascista cominciano i veri problemi per i fondatori che sono costretti a nascondersi in Svizzera per sfuggire ai nazisti. La Carminati & C entra così in crisi e nel 1935 chiude i battenti, costringendo i suoi numerosi operai a dover cercare lavoro tra gli altri stabilimenti sorti nel frattempo nella periferia della città, come la Breda, la Falck, la Magneti Marelli. La Fabbrica del Vapore infatti si trovava a metà strada tra il centro e i margini, in un’area che ancor oggi costituisce uno spartiacque: da una parte si trova il parco Sempione, la zona delle ville e del Castello, dall’altra, oltre il ponte della Ghisolfa, la periferia. Le medesime distinzioni che la rivoluzione industriale stessa aveva creato anche in ambito socio – culturale – politico: gli operai e gli altri.
Nel periodo successivo, gli spazi insoliti della Fabbrica del Vapore passano, tra contratti d’affitto e di vendita, ai settori e alle merceologie più disparati. Qualcuno apre una tipografia, qualcun altro un capannone o un laboratorio tessile; un decennio di avvicendamenti, dove ognuno ha effettuato disordinati interventi sugli edifici, modificando gli aspetti originari senza riguardo. Ma sarà solo il nuovo conflitto mondiale a segnare poi il definitivo mutamento di tutta la zona una volta fortemente produttiva e industriale: i bombardamenti infatti danneggiano gli edifici di via Procaccini e negli anni seguenti, dopo essere stata sgomberata dagli ultimi macchinari industriali, l’area viene utilizzata come piazzale da una ditta di autotrasporti.
Cosa resta oggi di quegli anni? Oltre a molte strutture della vecchia Fabbrica del Vapore, sulla via Procaccini sono riemersi con la ristrutturazione di ciò che rimaneva della vecchia Carminati e Toselli i fregi scelti, ai tempi, per ornare capitelli e stucchi esterni all’edificio. La testimonianza che già allora la Fabbrica del Vapore produceva piccoli esempi d’arte raffinata. Un’idea in fieri di ciò che sarà.
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