Da tre anni i numeri della fame del mondo non accennano a diminuire e non si registrano passi avanti verso gli obiettivi di sostenibilità per il 2030.
Avere fame non significa solo non avere da mangiare
La fame nel mondo, quella sulla bocca di tutti, è in calo. Ma esiste un’altra fame definita “nascosta” che riguarda due miliardi di persone in tutto il mondo. Non è la fame per sopravvivenza, ma è quella che determina il rendimento (scarso) e la produttività (bassa) di una persona. Per fame nascosta si intende quella
La fame nel mondo, quella sulla bocca di tutti, è in calo. Ma esiste un’altra fame definita “nascosta” che riguarda due miliardi di persone in tutto il mondo. Non è la fame per sopravvivenza, ma è quella che determina il rendimento (scarso) e la produttività (bassa) di una persona. Per fame nascosta si intende quella che colpisce tutti coloro che seguono una dieta povera di micronutrienti, come vitamine e minerali.
È su questo tema che si concentra l’Indice globale della fame (Ghi) 2014 presentato lunedì 13 ottobre dal Cesvi presso l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) di Milano. I paesi analizzati sono stati 120 e appartengono a quella parte di mondo “in via di sviluppo”: Africa subsahariana, Asia meridionale, Asia orientale e Sudest asiatico, Vicino Oriente e Africa settentrionale, America Latina e Caraibi, Europa orientale e Comunità degli Stati Indipendenti.
La fame che non si vede
La fame nascosta è un aspetto che coinvolge miliardi di persone in tutto il mondo, anche nei paesi industrializzati, ed è dovuta alla carenza di micronutrienti come iodio, ferro, vitamina A e zinco. Ogni minerale o vitamina ha uno scopo ben preciso e la scarsità può produrre effetti che non si vedono in apparenza, ma comunque gravi: da un basso livello di rendimento a scuola o sul lavoro a una maggiore esposizione alle malattie.
Zimbabwe, © Roger Lo Guarro
“Anche una persona obesa o in sovrappeso può soffrirne perché non è la quantità di cibo a fare la differenza ma la qualità, la mancanza di una dieta variata” ha detto Catherine Leclerq, nutrizionista dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao). Unica eccezione: lo iodio, la cui mancanza è dovuta a un suo livello basso nei terreni. Da qui il motivo per cui sono gli europei coloro a soffrire di più della sua assenza.
“Per sconfiggere la fame nascosta in modo sostenibile, è necessario adottare un approccio multisettoriale che includa azioni su agricoltura, salute, acqua e servizi ingienico-sanitari, protezione sociale, educazione e emancipazione femminile” ha detto Giangi Milesi, presidente del Cesvi.
La fame cronica
Per quanto riguarda la fame cronica, quella che determina la sopravvivenza stessa di una persona, è in calo in tutto il mondo dal 1990. Grazie soprattutto a una diminuzione dei bambini sottopeso con meno di cinque anni. Le persone denutrite sono 805 milioni, concentrate quasi tutte in Asia meridionale e in Africa subsahariana.
Zambia, © Fulvio Zubiani
L’Asia meridionale, e in particolare l’India, han comunque fatto registrare i miglioramenti più consistenti. L’India è riuscita a raggiungere risultati importanti grazie a un governo stabile e all’introduzione nel 2006 di politiche alimentari in favore dei più piccoli. Hanno fatto molto bene anche il Kuwait, la Thailandia e il Vietnam. Nel continente africano va segnalato il Ghana che ha deciso di investire in modo consistente nella lotta alla fame. Al contrario, hanno peggiorato la loro condizione paesi instabili e in preda a conflitti armati come Swaziland e Iraq.
Nell’indice sono ancora due i paesi che fanno registrare un livello estremo di allarme: l’Eritrea e il Burundi. 14 i paesi con un livello di fame cronica “allarmante” per un totale di 16 paesi in una situazione pericolosa. Erano 44 nel 1990.
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