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Da tre anni i numeri della fame del mondo non accennano a diminuire e non si registrano passi avanti verso gli obiettivi di sostenibilità per il 2030.
Nel 2023, circa 733 milioni di persone hanno sofferto la fame, ovvero una persona su undici in tutto il mondo e a una persona su cinque nella sola Africa: a rivelarlo è l’ultimo rapporto sullo Stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo (Sofi) pubblicato il 24 luglio dalla Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura) e da altre quattro agenzie che fanno capo all’Onu.
I numeri della fame, gli stessi degli ultimi tre anni, non accennano a diminuire, i livelli di sottoalimentazione sono paragonabili a quelli del 2008-2009 e si sottolinea il grave ritardo nel conseguimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile numero 2, Fame Zero, entro il 2030. “A soli sei anni dalla scadenza fissata per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità, trasformare i sistemi agroalimentari è diventato più importante che mai – ha detto Qu Dongyu, direttore generale della Fao –. Abbiamo il dovere di innovare e collaborare per costruire sistemi agroalimentari più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili, in grado di affrontare meglio le sfide future per un mondo migliore”.
La percentuale della popolazione afflitta dalla fame continua ad aumentare in Africa (20,4 percento), si è stabilizzata in Asia (8,1 percento) – benché qui vive più della metà degli affamati del mondo – e mostra segni di miglioramento in America latina (6,2 percento). Dal 2022 al 2023, il fenomeno della fame si è aggravato nell’Asia occidentale, nei Caraibi e nella maggior parte delle sotto-regioni africane.
Se queste tendenze continueranno, nel 2030, ci saranno circa 582 milioni di sottoalimentati cronici, la metà dei quali in Africa. Si tratta di una previsione molto simile ai livelli già registrati nel 2015, anno in cui sono stati adottati gli obiettivi di sviluppo sostenibile, e che denota un’allarmante stagnazione dei progressi.
Alla fame si aggiungono insicurezza alimentare e malnutrizione, fenomeni aggravati da una concomitanza di fattori, tra cui l’inflazione dei prezzi dei generi alimentari, i conflitti, i cambiamenti climatici. Nel 2023, circa 2,33 miliardi di persone in tutto il mondo hanno dovuto fare i conti con un’insicurezza alimentare da moderata a grave. Tra questi, circa 864 milioni di individui sono rimasti talvolta senza cibo per un’intera giornata o più.
Oltre 2,8 miliardi di persone non hanno potuto permettersi, per ragioni economiche, un’alimentazione sana. Queste disuguaglianze sono particolarmente pronunciate nei paesi a basso reddito, dove il 71,5 percento della popolazione non ha accesso a una dieta sana, rispetto al 6,3 percento degli abitanti dei paesi ad alto reddito. Al tempo stesso, le nuove stime relative all’obesità nella popolazione adulta evidenziano un costante incremento nel corso dell’ultimo decennio, dal 12,1 percento (2012) al 15,8 percento (2022). Secondo le previsioni, entro il 2030, ci saranno nel mondo più di 1,2 miliardi di adulti obesi.
Il rapporto invoca maggiori finanziamenti e un sostegno economico più efficace rispetto ai costi, con una definizione chiara e standardizzata di finanziamento per la sicurezza alimentare e la nutrizione. Per Alvaro Lario, presidente dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, la via più rapida per vincere la fame e la povertà si è dimostrata quella degli investimenti nel settore agricolo nelle zone rurali, mentre Catherine Russell, direttrice esecutiva dell’Unicef, ha sottolineato come nell’ultimo ventennio, i casi di ritardo della crescita nei bambini sono diminuiti di un terzo in tutto il mondo, a dimostrazione del fatto che gli investimenti nella nutrizione materna e infantile portano buoni frutti, ma ha sottolineato anche la necessità di ulteriori finanziamenti con ancora un bambino su quattro, di età inferiore ai cinque anni, che soffre di denutrizione, con il rischio di sviluppare danni cronici.
“I progressi che abbiamo compiuto per ridurre i ritardi della crescita e migliorare l’allattamento al seno esclusivo sono la dimostrazione che i problemi che ci affliggono non sono insormontabili”- ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms – Gli investimenti necessari per garantire cibo sano, sicuro e prodotto in maniera sostenibile sono ingenti, ma sono di gran lunga inferiori ai costi che le economie e le società dovrebbero sostenere se non facessimo nulla”. Anche per Cindy McCain, direttrice esecutiva del Pam (Programma alimentare mondiale), il mondo dispone delle tecnologie e del know-how per porre fine all’insicurezza alimentare, maoccorre trovare urgentemente le risorse necessarie per investire in tali strumenti in maniera efficace.
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