I 193 paesi membri Onu avevano promesso di azzerare la fame entro il 2030, ma non sarà così. Anche a causa della pandemia. Lo sostiene il report Sofi 2023.
Cinque agenzie Onu hanno pubblicato il rapporto Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2023 (Sofi 2023).
Nel 2022, 735 milioni di persone soffrono la fame: si tratta di 122 milioni in più rispetto al 2019.
Nel mondo, quasi un individuo su tre è in condizioni di insicurezza alimentare moderata o severa.
È stata la pandemia a cambiare tutto. Dopo quindici anni di sforzi per sconfiggere la fame nel mondo, l’emergenza sanitaria ha fatto nuovamente precipitare la situazione. Se si aggiunge anche la guerra in Ucraina, il risultato è che in appena tre anni, tra il 2019 e il 2022, il numero di persone malnutrite è aumentato di 122 milioni di unità. Quasi come l’intera popolazione del Giappone. È questo il messaggio principale che emerge dallo studio Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo 2023 (Sofi 2023), redatto dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) insieme a Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), Programma alimentare mondiale (Wfp) e Organizzazione mondiale della sanità (Oms).
L’obiettivo Fame zero non verrà raggiunto, sostiene il report Sofi 2023
La fame, che il rapporto Sofi 2023 misura come prevalenza della malnutrizione, è rimasta pressoché stabile tra il 2021 e il 2022. Se si fa però il paragone con il 2019, la differenza è clamorosa. All’epoca, il 7,9 per cento della popolazione globale soffriva la fame. Appena tre anni dopo, tale percentuale è arrivata al 9,2 per cento. Per la precisione, nel 2022 soffre la fame un numero di persone stimato tra i 691 e i 783 milioni. La stima intermedia è dunque di 735 milioni, 122 in più rispetto al 2019. Per avere un termine di paragone, è più della popolazione di Stati Uniti, Indonesia e Filippine messi assieme.
Lanciato oggi il rapporto #SOFI2023 di UNICEF @FAO@WHO@IFAD@WFP sulla sicurezza alimentare globale: 🔸 735 milioni di persone soffrono la fame 🔸 122 milioni in più rispetto al 2019 🔸 42% della popolazione mondiale non ha una dieta sana 👇https://t.co/5TR1b1YCnz
Sottoscrivendo l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nel 2015, i 193 paesi membri delle Nazioni Unite si sono impegnati formalmente ad azzerare la fame nel mondo entro il 2030. Un obiettivo che, stando alle stesse agenzie dell’Onu, non verrà raggiunto: alla fine del decennio ci saranno ancora 600 milioni di persone in condizioni di malnutrizione cronica. Cioè 119 milioni in più rispetto a un ipotetico scenario in cui la pandemia e la guerra in Ucraina non sono mai avvenute.
Questo significa forse che la sfida di sconfiggere la fame era irrealistica? Il presidente dell’Ifad, Alvaro Lario, la pensa diversamente: “Un mondo senza fame è possibile. Ciò che ci manca sono gli investimenti e la volontà politica di implementare soluzioni su larga scala. Possiamo sradicare la fame, se ne facciamo una priorità globale”.
Per più di quattro persone su dieci, una dieta sana è un miraggio
La malnutrizione peraltro è soltanto una parte del problema. Il numero di persone in uno stato di insicurezza alimentare ha visto un’impennata tra il 2019 e il 2020, per poi stabilizzarsi negli ultimi tre anni. Rimane comunque altissimo. Il report Sofi 2023 parla infatti di 900 milioni di persone in condizioni di insicurezza alimentare severa, 180 in più rispetto al 2019: si tratta di persone che sono rimaste a digiuno almeno per un giorno a causa di difficoltà economiche. Considerando anche quelle in condizioni di insicurezza alimentare moderata, cioè costrette a sacrificare la qualità e la quantità del cibo, si arriva a un totale di 2,4 miliardi di persone. Cioè quasi un essere umano su tre. Rispetto al 2019, l’aumento è di 391 milioni di individui.
Prima per la pandemia e poi per l’inflazione, il costo di una dieta sana è cresciuto in termini globali del 6,7 per cento, se comparato con il 2019. Come risultato, 3,1 miliardi di persone (cioè il 42 per cento dell’umanità) non si sono potuti permettere un’alimentazione corretta nel 2021, cioè 143 milioni in più rispetto al pre-pandemia. In Africa si trova in questa condizione addirittura l’88 per cento della popolazione, in Asia il 44 per cento.
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