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Un nuovo studio ha rivelato che l’industria farmaceutica globale ha un grave impatto ambientale, peggiore di quello del settore automobilistico.
Quando pensiamo ai settori più inquinanti, che maggiormente stanno accelerando i cambiamenti climatici, pensiamo all’industria automobilistica o al settore zootecnico, non al settore farmaceutico. Eppure quest’ultimo avrebbe un grave impatto ambientale, in proporzione persino peggiore di quello causato dalla produzione automobilistica globale. È quanto emerso dallo studio Carbon footprint of the global pharmaceutical industry and relative impact of its major players, pubblicato sulla rivista Journal of cleaner productions.
I ricercatori hanno analizzato le emissioni di gas climalteranti emesse dal settore farmaceutico per ogni milione di dollari guadagnato, a partire dal 2015. Hanno scoperto che per ogni milione vengono emesse dalle imprese che producono farmaci, in media, 48,55 tonnellate di CO2. Queste emissioni sono maggiori del 55 per cento a quelle prodotte dal settore automobilistico, che per ogni milione di dollari guadagnato immette nell’atmosfera 31,4 tonnellate di CO2. Secondo i calcoli dei ricercatori il valore del mercato farmaceutico è inferiore del 28 per cento rispetto a quello automobilistico, ma è più inquinante del 13 per cento.
Quello condotto da Lotfi Belkhir e Ahmed Elmeligi, ricercatori della facoltà di ingegneria dell’università canadese McMaster, è sorprendentemente il primo studio che analizza le emissioni di gas serra generate dall’industria farmaceutica. Farsi un’idea dell’effettivo impatto ambientale del settore non è così semplice poiché, tra le oltre duecento aziende che rappresentano il mercato farmaceutico globale, solo 25 hanno riferito costantemente i dati relativi alle loro emissioni dirette e indirette negli ultimi cinque anni, e tra queste appena 15 compagnie hanno pubblicato tali dati a partire dal 2012.
Nel 2015, secondo lo studio, le case farmaceutiche sono state responsabili dell’emissione di 52 milioni di tonnellate di CO2 ( contro i 46,4 milioni di tonnellate prodotti dal settore automobilistico). Per calcolarne l’impatto gli scienziati hanno valutato le emissioni dirette generate dalle operazioni delle società e le emissioni indirette generate dall’elettricità acquistata. Tra quelle analizzate, l’azienda più inquinante risulta essere per distacco il colosso tedesco Bayer, responsabile nel 2015 dell’emissione di 9,7 milioni di CO2 per 51,4 miliardi di dollari di fatturato. Ha emesso cioè circa 189 tonnellate di CO2 per ogni milione guadagnato, mentre Roche, ad esempio, ne ha emesse 14 tonnellate per ogni milione.
I ricercatori hanno infine stimato quanto il settore farmaceutico dovrebbe ridurre le proprie emissioni per rispettare gli obiettivi climatici fissati dall’accordo di Parigi. Per limitare la crescita della temperatura media globale e mantenerla al di sotto dei due gradi centigradi fissati, l’intero comparto dovrebbe ridurre del 59 per cento le proprie emissioni entro il 2025.
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