Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Fatim Jawara, promessa del calcio in Gambia, muore su un barcone in mare
Fatim Jawara giocava in porta nella nazionale under 17 del Gambia. A settembre ha deciso di scappare dalla povertà, ma non ha superato il Mediterraneo.
Si chiamava Fatim Jawara. Era una delle promesse del calcio in Gambia. Giocava in porta, ed era arrivata a difendere quella della nazionale under 17 della nazione africana. Ma la maglia della sua squadra non potrà più indossarla: è morta annegata nel tentativo di raggiungere l’Europa. Su un barcone, nel Mediterraneo: come altri 3.800 migranti dall’inizio di gennaio.
Come possiamo tollerare ancora la morte di una nuova giovane Samia ? @gcatozzella #Nondirmichehaipaura #FatimJawara https://t.co/4hvWZFAS4h pic.twitter.com/7MOuPeUkOj
— Chiara Iotti (@ChiaraIottiR) 3 novembre 2016
Fatim Jawara aveva esordito a Glasgow
A confermare la tragica sorte della sportiva è stata la vice-selezionatrice della nazionale, Chorro Mbenga, parlando all’agenzia Afp: “Ci ricorderemo delle sue parate”, ha dichiarato. “Siamo disperati. È una grossa perdita per noi e per tutto il paese”, le ha fatto eco il presidente della Federazione calcistica gambiana.
Fatim aveva debuttato in una partita amichevole contro una squadra di Glasgow, bloccando un calcio di rigore. A settembre la decisione di lasciare il Gambia per raggiungere le coste settentrionali dell’Africa, in Libia. La prima traversata, quella del deserto del Sahara, le era riuscita, nonostante le difficoltà. La seconda le è stata fatale, come capitato a molti suoi connazionali. Nonostante le piccole dimensioni dello stato africano, infatti, i gambiani risultano quarti nella drammatica classifica delle nazionalità di chi perde la vita in mare, secondo quanto riferito dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni.
Il Gambia si è ritirato dalla Cpi: “È un genocidio”
Gli appelli del Gambia, tuttavia, restano da tempo inascoltati. Uno dei membri del governo, Sheriff Bojang, solo una settimana fa ha giustificato la scelta di ritirare il paese dalla Corte penale internazionale (Cpi) collegandola proprio “al massacro di giovani africani nelle acque e sulle spiagge europee”. Il ministro aveva puntato il dito senza mezzi termini contro le nazioni del Vecchio Continente, parlando di incapacità nel proteggere i migranti, e contro la stessa Corte, per non aver perseguito i dirigenti politici, ritenuti corresponsabili di “un genocidio”.
“Accetta cosa non puoi cambiare e cambia cosa non puoi accettare: è la felicità” scriveva #FatimJawara.X la storia saremo chi sta a guardare pic.twitter.com/8j8iVPR6KS
— giuseppe catozzella (@gcatozzella) 4 novembre 2016
Nel maggio del 2015, il presidente del Gambia Yahya Jammeh aveva lanciato un appello alle famiglie dei ragazzi che decidono di partire, chiedendo loro di trattenerli. Ma nella nazione africana un terzo della popolazione vive con meno di 1,25 dollari al giorno. Il che rende le persone disperate, e dunque pronte anche a morire. Come capitato a Fatim.
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