Un documentario che racconta la vita attorno ad una grande quercia attraverso gli occhi dei suoi abitanti. Un film per tutti dal 25 gennaio al cinema.
Il vento della rinascita del cinema africano arriva a Milano
Da Ouagadougou il vento del cinema africano soffia a Milano. Dopo il Fespaco, il Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina si apre il 19 marzo con il film I am not your negro.
Dopo l’Orso d’argento al Festival di Berlino, Felicité del regista franco-senegalese Alain Gomis si è aggiudicato lo Stallone d’oro del Fespaco, il festival del cinema panafricano conclusosi nei giorni scorsi in Burkina Faso. Per la 25esima edizione della principale kermesse cinematografica dell’Africa subsahariana, la capitale Ouagadougou ha accolto pellicole provenienti da tutto il continente ma anche dal resto del mondo, grazie ai registi della diaspora.
Fespaco, 25 anni di storia
In uno dei paesi più poveri del continente alla fine degli anni Sessanta un gruppo di addetti ai lavori si radunò motivato dall’esigenza di mostrare sugli schermi africani i film realizzati dai registi locali e non solo i prodotti del più basso consumo esportati dall’Occidente o dall’India. Era il novembre del 1968 e fu il primo, decisivo passo verso la costruzione del Fespaco, che di lì a poco sarebbe diventato l’appuntamento irrinunciabile per il mondo del cinema africano. In palio, dal 1972, c’è l’ambito stallone d’oro di Yennega.
25e #FESPACO : 4 films francophones au palmarès soutenus par l’OIF, dont l’étalon d’or @FeliciteLefilm d’Alain Gomis https://t.co/llHi6Lir21 pic.twitter.com/zGQTaP1biw
— La Francophonie (@OIFfrancophonie) 6 marzo 2017
Il cinema che unisce il continente
Quest’anno, a contendersi l’ambito riconoscimento c’erano ventidue lungometraggi, su 164 lavori in tutte le categorie, in rappresentanza di quindici paesi. Felicité, acclamato come uno dei grandi favoriti, racconta la storia della vita ardua e fiera di una donna che si esibisce come cantante in un bar di Kinshasa. Tra gli altri titoli da segnalare Wulu, opera prima del regista del Mali Daouda Coulibaly, un noir dove i personaggi sono coinvolti in un traffico sempre più internazionale di cocaina e in una scala di corruzione che condurrà il protagonista a un gesto tragico pur di sfuggire a quel modo di vivere.
Il secondo premio, lo Stallone d’argento è andato invece a L’orage africain, del beninese Sylvestre Amoussou, che racconta la storia di un presidente africano che decide di nazionalizzare compagnie guidate da affaristi occidentali razzisti e senza scrupoli.
“Non è un film anti-europeo – ha spiegato il regista durante la premiazione – ma un inno contro il colonialismo, e una critica ai governi di quei paesi che fruttano le nostre risorse”. Accoglienza calorosa anche per Frontières, film della regista Apolline Traoré sul coraggio di quattro donne africane, pronte ad attraversare mille pericoli tra Senegal, Mali, Burkina Faso e Benin per raggiungere la Nigeria e sfamare le loro famiglie.
Dal Burkina Faso a Milano
Nelle prossime settimane il cinema del continente si trasferirà a Milano dal 19 al 26 marzo 2017, al Festival del cinema africano, d’Asia e America Latina, giunto alla ventisettesima edizione e dedicato alle cinematografie dei tre continenti. Il film d’apertura, in anteprima italiana e alla presenza del regista, sarà I am not your negro dell’haitiano Raoul Peck. Presentato al Sundance 2017 e al Festival di Berlino 2017, ha concorso agli Oscar nella categoria riservata ai documentari.
Blog: Il 27° Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina, dal 18 al 26 marzo https://t.co/0rPDAlo3kQ #fcaaal @MilanoFilmNet pic.twitter.com/tldH523GA1 — CinemAAAL (@CinemAAAL) 17 febbraio 2017
Il festival prevede circa 60 film per sette giorni di programmazione. Anche quest’anno, si darà rilievo a film “evento”, con fiction e documentari in un’unica sezione competitiva: Concorso Lungometraggi Finestre sul Mondo.
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