Inizia il 21 giugno ed è uno dei più grandi eventi in Cina dedicato al commercio della carne di cane. Un’occasione di riflessione sull’eticità delle nostre scelte alimentari.
Non ha nulla a che vedere con la tradizione o la cultura cinese. È stato infatti lanciato nel 2010 dai commercianti di carne di cane della città, per contrastare il calo delle vendite, registrato in quel periodo. Da allora, questo evento si svolge ogni anno a partire dal 21 giugno, in occasione del solstizio d’estate, a Yulin, nella regione autonoma cinese del Guangxi Zhuang.
Anche il termine “festival” è fuorviante; in realtà, durante questa specifica settimana di giugno, ci sono ben poche attività o iniziative ascrivibili ad un momento di festa o celebrazione. Si tratta semplicemente di un periodo in cui la carne di cane viene consumata in quantità maggiore rispetto al solito e i visitatori provenienti da altre località della Cina arrivano in città per visitare i ristoranti e i mercati di carne di cane.
Inizialmente, l’evento ha goduto del sostegno dei funzionari locali, prevedendo che avrebbe attirato turisti e favorito lo sviluppo locale. Solo pochi anni dopo, resisi conto dell’errore, ne hanno preso le distanze, chiudendo un mercato di cani vivi e la maggior parte delle macellerie di cani nel centro urbano della città.
Uno disastro reputazionale
Negli anni questa manifestazione si è trasformata in un disastro reputazionale per la città di Yulin, scatenando l’indignazione nazionale e internazionale per il massacro annuale dei cani. Alla sua prima edizione, si stima siano stati 15.000 i cani uccisi, una cifra che si è ridotta a 3.000 grazie alla pressione esercitata dalla popolazione cinese in primis, ma anche da numerosissime azioni e voci a livello internazionale.
Thousands of dogs and cats will be snatched from the streets or homes, transported in the brutal heat, and then slaughtered for meat for Yulin’s annual “festival.”
— Humane Society International (@HSIGlobal) June 14, 2023
Quelli tratti in salvo, tutti cani di piccola taglia e un golden retriever, hanno dimostrato un disperato bisogno di affetto ai soccorritori, indicando che si possa potenzialmente trattare di animali d’affezione rubati. La maggior parte dei cani e dei gatti che cadono vittime del commercio della loro carne in Cina sono infatti animali domestici e randagi presi dai giardini e dalle strade, spesso mediante l’uso di veleno e trappole a cappio. Vengono stipati in gabbie metalliche e trasportati per ore, o addirittura giorni, attraverso il Paese, prima di raggiungere il macello dove li aspetterà la morte, solitamente per mezzo di bastonate.
È possibile sostenere il recupero dei 19 cani salvati e futuri interventi di HSI con una donazione al seguente link
I dati sul consumo di carne di cane e gatto in Cina e in Asia
Si stima che siano trenta milioni i cani e dieci milioni i gatti che ogni anno in Asia vengono uccisi per il commercio e il consumo della loro carne, per soddisfare la domanda in Paesi come Cina, Vietnam, Cambogia, Indonesia e Corea del Sud.
Nonostante si tratti di almeno dieci milioni di cani e quattro milioni di gatti macellati solo in Cina, il consumo di questi animali non è molto diffuso nel Paese. Infatti, la carne di cane viene consumata solo raramente dal 20% dei cinesi. A livello nazionale, un sondaggio condotto dalla società di sondaggi cinese Horizon e commissionato dalla China Animal Welfare Association in collaborazione con Humane Society International e Avaaz, ha rivelato che la maggior parte dei cittadini cinesi (il 64%) vuole che il “festival” di Yulin venga fermato e più della metà (il 51,7%) ritiene che il commercio di carne di cane dovrebbe essere completamente vietato.
Un altro, recentissimo sondaggio rivela che solo il 24% degli abitanti di Yulin intervistati mangia regolarmente carne di cane. Inoltre, l’81% non ha espresso obiezioni a un divieto di commercio di carne di cane e gatto a Yulin (il 16,3% è d’accordo con un divieto, il 22,3% non è contrario a un divieto, il 42,1% non ha un’opinione a riguardo), contro il 19,3% di coloro che vi si oppongono.
Segnali positivi arrivano anche da altre parti dell’Asia, dove si registra un crescente consenso per l’implementazione di divieti:
Indonesia: 1 milione di cani consumati; solo il 4,5% della popolazione dichiara di aver mai mangiato carne di cane nella propria vita e il 93% è favorevole a un divieto nazionale.
Vietnam: 5 milioni di cani e 1 milione di gatti macellati; solo l’11% degli abitanti di Hanoi e l’1,5% di quelli di Ho Chi Minh City consumano regolarmente carne di cane.
Corea del Sud: 1,5 milioni di cani espressamente allevati per il consumo umano; l’84% della popolazione non mangia carne di cane e il 60% è favore di un divieto.
La carne di cane è vietata a Hong Kong, Singapore, Taiwan, in Thailandia, nelle Filippine, nonché nelle città cinesi di Shenzhen e Zhuhai, nella provincia di Siem Reap in Cambogia e in 21 città e reggenze in Indonesia.
Crudeltà, non cultura
Il consumo di carne di cane non dovrebbe essere inquadrato come una questione di contrapposizione culturale tra l’Occidente e l’Oriente. Facendolo, si denigrano gli sforzi di numerosi attivisti che in Cina si battono per porre fine a questa crudeltà. Nel mondo occidentale il modo in cui la carne di cane viene considerata in molti Paesi asiatici, viene spesso frainteso. Il fatto che esista, perlopiù solo da alcuni anni, non significa che in quei paesi sia esente da critiche. Il consumo di cani è sempre più controverso in Cina, con frequenti scontri violenti tra ladri di cani e proprietari infuriati. Il numero di persone che si oppongono al commercio di carne di cane e gatto è in aumento e i giovani cinesi sono molto più propensi a considerare i cani come compagni di vita che come cibo. L’uccisione dei cani a Yulin è innanzitutto un’attività commerciale, non tradizionale, alimentata da atti criminali che non hanno nulla a che vedere con la cultura cinese.
La cultura non dovrebbe mai essere usata come scusa per giustificare atti crudeli, né dobbiamo confondere le abitudini culinarie con la tradizione. Strumentalizzare lo sfruttamento di maiali o polli in un paese per non agire contro la sofferenza dei cani in un altro, o paragonare il consumo di cani in Asia con quello di manzo in Europa è un modo per normalizzare la crudeltà in entrambi gli emisferi. – Martina Pluda, Direttrice per l’Italia di HSI/Europe
Ogni forma di sfruttamento degli animali non umani, allevati e uccisi per il consumo umano, vanno messi in discussione e dovrebbero farci riflettere sull’eticità della nostra alimentazione. Sia che si tratti di cani, gatti, mucche, vitelli, galline, polli, maiali o pesci. Sono tutti esseri senzienti e il benaltrismo non ci aiuterà a ridurre le sofferenze di nessuno di loro.
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