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Bertha Isabel Zúniga Cáceres. Continuo la lotta con le comunità indigene in Honduras, nel nome di mia madre
Bertha Isabel Zúniga Cáceres è la figlia di Berta Cáceres, attivista ambientale honduregna impegnata nella lotta per la difesa dei diritti dei popoli indigeni e cofondatrice del Copinh, il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene di Honduras. Vincitrice del Goldman environmental prize nel 2015, il Nobel alternativo per l’ambiente, per essersi opposta alla costruzione della diga
Bertha Isabel Zúniga Cáceres è la figlia di Berta Cáceres, attivista ambientale honduregna impegnata nella lotta per la difesa dei diritti dei popoli indigeni e cofondatrice del Copinh, il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene di Honduras. Vincitrice del Goldman environmental prize nel 2015, il Nobel alternativo per l’ambiente, per essersi opposta alla costruzione della diga Agua Zarca che avrebbe distrutto il fiume sacro della popolazione indigena lenca, Berta Cáceres è stata assassinata a marzo 2016. In occasione del Festival di Internazionale a Ferrara, durante l’incontro “Uno sporco lavoro”, abbiamo parlato con Bertha Isabel. Ecco quello che ci ha raccontato.
Com’è cominciato il progetto per la costruzione della diga idroelettrica Agua Zarca, nella comunità indigena Río Blanco in Honduras?
Agua Zarca è soltanto uno dei progetti idroelettrici che sono stati concessi in seguito al colpo di stato del 2009 in Honduras. Quando l’impresa responsabile dei lavori, Desarrollos Energèticos (Desa), si è fatta strada per la prima volta verso il fiume con macchinari e attrezzature, la popolazione indigena lenca era all’oscuro di tutto. L’autorizzazione al progetto è stata concessa senza prima consultare la comunità locale che mai avrebbe voluto una diga nelle sue terre. Inoltre, l’opera va considerata illegittima visto che è stata autorizzata durante il colpo di stato. Nel 2013 la comunità ha reagito bloccando le strade per non far passare i macchinari. È stato un anno devastante, caratterizzato da conflitti tra la popolazione e la Desa. Quest’ultima ha persino fatto intervenire i militari, la polizia e le forze di sicurezza privata e affisso cartelli con scritto “proprietà privata”. Tutto questo ha rappresentato una forma di repressione contro il Copinh, il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene di Honduras, che rappresenta la voce del popolo lenca.
Cosa rappresenta per voi il fiume e quali sarebbero le conseguenze sociali e ambientali della diga?
Il progetto Agua Zarca bloccherebbe il corso del fiume Gualcarque. Il fiume ha un alto valore spirituale per la comunità lenca, ospita spiriti sacri. La diga altererebbe la vita della popolazione locale che dipende dalla sua acqua. Ecco perché oltre alle notevoli ripercussioni sociali, il progetto ha anche un grande impatto ambientale: parte della montagna è stata distrutta e tantissimi alberi sono stati tagliati lungo il fiume per costruire la strada per trasportare i macchinari e per far spazio agli insediamenti.
L’azienda continua a dire che si tratta di un progetto di energia pulita, ma è una bugia perché, come moltissimi altri progetti idroelettrici in America Latina, si tratta comunque di energia sporca e inquinante anche se non vengono bruciati combustibili fossili. Credo che l’aspetto più importante del progetto sia quello legato ai diritti umani. Nel 2013 uno dei leader di Río Blanco, Tomás García, è stato ucciso da un ufficiale durante le proteste. Anche altre persone sono morte in scontri violenti. Fino all’omicidio di Berta Cáceres, mia madre, che era già stata denunciata, arrestata e definita un ostacolo allo sviluppo.
Durante una manifestazione è stato esposto un cartello con scritto questa frase: “I progetti idroelettrici non si misurano in chilowatt, ma in persone uccise”.
Quella frase era rivolta contro la banca finanziatrice del progetto, la Banca per lo sviluppo olandese (Fmo). Questa sosteneva che il progetto era piccolo e che avrebbe avuto poco impatto a livello ambientale. Ma noi ci chiediamo come sia possibile che un progetto così piccolo, come sostenuto dai costruttori, possa causare così tanti morti. L’Fmo è quindi responsabile del fenomeno di militarizzazione della comunità, degli omicidi e dei conflitti scaturiti dalla nostra opposizione al progetto. Noi non abbiamo bisogno dei loro soldi, vogliamo solo che se ne vadano. Non vogliamo che tutti questi morti passino “inosservati” per colpa dell’alto tasso di impunità che c’è in Honduras. La gente sa che può uccidere senza avere conseguenza e le banche partecipano in queste uccisioni, diventandone complici.
Continuando la lotta di tua madre, hai paura? Quali sono i tuoi obiettivi per il tuo futuro?
Non so di preciso cosa farò in futuro, ma al momento voglio impegnarmi in questa lotta per le comunità indigene. So a cosa vado incontro. Il clima di tensione è evidente, ma la paura non è il sentimento che domina. Perché è proprio questo che vogliono, vogliono spaventarci, ma non si può lottare con la paura. Noi vogliamo un mondo più giusto e più equo. Vogliamo la felicità per tutti e la lotta adesso è l’unico mezzo per raggiungere grandi risultati.
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