La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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La guardia costiera filippina sta combattendo il traffico illegale di conchiglie giganti che sembra sostituirsi sempre di più a quello dell’avorio.
Quando i bracconieri non possono trafficare avorio, trafficano conchiglie. Meglio se giganti, rarissime e del valore di migliaia, se non milioni, di euro. È quanto è successo nelle Filippine, dove la guardia costiera ha recentemente confiscato un carico di 200 tonnellate di conchiglie del valore di circa 20 milioni di euro. Si tratta di una delle più grandi operazioni di questo tipo mai registrate nel paese.
Il sequestro ha avuto luogo venerdì 16 nella provincia occidentale di Palawan, che ospita alcune delle specie di molluschi tropicali più grandi al mondo e per questo è diventata un vero hotspot del bracconaggio.
“Prelevare queste enormi conchiglie dal loro habitat naturale è una forma di crimine intergenerazionale”, ha affermato all’Afp Jovic Fabello, portavoce del Consiglio per lo sviluppo sostenibile di Palawan. “Avrà effetti permanenti sull’ecosistema marino e le future generazioni saranno private dei benefici che offrono”.
Tra le conchiglie confiscate ce n’erano alcune tra le più grandi al mondo, come quelle della tridacna gigante, chiamata taklobo dai locali. Le loro valve crescono oltre il metro di lunghezza, pesano più di 250 chili e ospitano numerose alghe marine che sono la fonte primaria di cibo per molte specie di pesci, oltre a dare a questi molluschi i tipici colori. Per questo sono fondamentali nelle barriere coralline.
Nelle Filippine, uccidere delle specie a rischio è punibile con 12 anni di prigione e con multe da più di 17mila euro. La guardia costiera ha infatti comunicato di aver arrestato quattro sospetti sulla Green island, nel mare di Sulu.
Solamente un decennio fa, la tridacna era pressoché estinta nelle Filippine, ma grazie agli sforzi fatti per la sua conservazione il numero è tornato a crescere. Tuttavia, negli ultimi tre anni, il traffico illegale delle loro conchiglie è aumentato a Palawan e in altre aree delle Filippine a causa delle sempre più stringenti norme contro il commercio di zanne di elefante.
Le conchiglie della tridacna infatti, quando vengono lavorate, sono molto simili all’avorio. Per questo vengono considerate l’avorio del mare e utilizzate come materiale alternativo e pregiato per realizzare i prodotti più disparati, dagli orecchini ai candelabri. La Cina rimane il mercato più conveniente dove esportarle, specialmente dal 2015 quando sono state vietate le importazioni di zanne di elefante. Negli ultimi sei mesi, le autorità filippine hanno confiscato più di 150 tonnellate di conchiglie in una serie di operazioni lungo tutta l’isola della provincia di Palawan.
Oltre che dal commercio di avorio, questi molluschi sono minacciati anche dalla pesca illegale, specialmente quella effettuata con il cianuro e con la dinamite. Intervistato da Mongabay, Fabello ha spiegato che con l’avvento della pandemia, i trafficanti hanno iniziato ad impiegare strategie diverse. Si sono insinuati nelle comunità locali e hanno convinto i pescatori, le cui attività sono state particolarmente colpite dall’emergenza sanitaria, a lavorare per loro. Approfittando della loro conoscenza del luogo, li hanno tenuti all’oscuro delle conseguenze ecologiche e legali che potrebbero causare. I pescatori hanno iniziato così a seppellire le conchiglie in punti prestabiliti, per essere poi dissotterrate in un secondo momento. Non a caso, durante la pandemia, il prezzo della conchiglia di una tridacna sembrerebbe essere raddoppiato a circa 35 euro al chilo.
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