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La crisi climatica colpisce anche le banche, crescita in calo del 20%
I danni dei cambiamenti climatici hanno effetto anche sulla sostenibilità del sistema finanziario. E i fallimenti delle banche diventeranno sempre più frequenti, secondo uno studio.
Quali sono gli impatti dei cambiamenti climatici sulla finanza? A chiederselo è la ricerca The public costs of climate-induced financial instability pubblicata sulla rivista scientifica Nature climate change, la quale conferma quello che molti movimenti ambientalisti sostengono da tempo e cioè che i cambiamenti climatici causano effetti negativi anche su un settore apparentemente meno esposto come quello della finanza.
Crisi climatica e debito pubblico
Le crisi finanziarie non sono affatto passeggere: lo dimostrano le ripercussioni che l’economia continua a subire dal 2008. La ricerca condotta da un team internazionale composto da ricercatori del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc), dello European institute on economics and the environment (Eiee), della Scuola superiore Sant’Anna, l’Università Bocconi e il Politecnico di Milano dimostra che eventi meteorologici estremi – quali frane, inondazioni, innalzamento del livello dei mari e tempeste – non riducono solo consumi e produzione ma hanno effetti misurabili sulla finanza pubblica, in particolare sull’aumento dei costi necessari alla ristrutturazione del sistema finanziario da parte dei governi.
Da una parte i cambiamenti climatici possono, come già accade, aumentare le infrastrutture a rischio e ripercuotersi negativamente sulle compagnie assicurative, per effetto dell’innalzamento dei premi. Dall’altra, sempre secondo lo studio, si instaurerebbe un circolo vizioso nel sistema finanziario: temperature più elevate riducono la produttività dei lavoratori e il profitto da parte delle imprese; il deteriorarsi delle condizioni di bilancio di imprese, a sua volta, porterebbe a delle insolvenze che, cumulate, andrebbero a minare la stabilità delle banche; gli effetti si riverserebbero quindi su scala globale, proprio come quelli sperimentati nel corso della crisi finanziaria del 2008, costringendo i governi a intervenire.
Debito pubblico raddoppiato e mancata crescita
L’instabilità del sistema bancario può aumentare considerevolmente e questa instabilità amplifica gli impatti che i cambiamenti climatici hanno sulla crescita economica. “Con questo studio volevamo comprendere quanto il sistema delle banche potesse essere messo in crisi dalle perdite dovute all’insolvenza delle imprese, e di quanto aumentassero i costi per i governi per le necessarie operazioni di salvataggio delle banche”, spiega Francesco Lamperti, assistant professor alla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa e junior scientist dello European institute on economics and the environment, primo autore dello studio.
Studio che per la prima volta prova a quantificare tale effetto: i fallimenti delle banche in futuro sarebbero più frequenti, per un valore che va dal 26 per cento e arriva al 248 per cento in più. Salvare le banche insolventi comporterebbe per i governi un costo annuale crescente dal 5 al 15 per cento del prodotto interno lordo, portando a un’esplosione del debito pubblico, che potrebbe arrivare a raddoppiare nel 2100.
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“Sappiamo che quando le banche sono sotto stress danno meno credito alle imprese, che quindi hanno a disposizione meno fondi per investire, con una riduzione ulteriore della crescita”, continua Lamperti. Il 20 per cento della riduzione della crescita è dovuta proprio agli effetti dei cambiamenti climatici: così se la probabilità di sopravvivenza delle imprese si riduce di circa tre volte, il rischio di fallimento delle banche arriva a raddoppiare.
Misure correttive parziali
Un altro risultato interessante dello studio riguarda le possibili misure correttive che i regolatori finanziari possono implementare per ridurre questi rischi, in particolare attraverso strumenti di limitazione dell’assunzione di rischio, progettati per mitigare il rischio di solvibilità del sistema finanziario. Lo studio ha evidenziato come, in presenza di impatti da cambiamenti climatici, il regolamentatore finanziario può richiedere alle banche di fissare un limite ai prestiti erogati alle imprese, limite che tenga conto dell’andamento del clima, così da minimizzare i rischi a cui il sistema finanziario si espone.
Insomma, anche la finanza non più rinunciare a valutare l’impatto dei cambiamenti climatici: continuare a farlo significherebbe sottostimare i rischi di instabilità a livello globale. La regolamentazione finanziaria potrebbe avere un ruolo fra le possibili strategie di mitigazione e adattamento anche se, come fanno notare gli autori dello studio, i danni resterebbero ingenti.
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