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Uno studio inglese quantifica per la prima volta l’impatto dei cambiamenti climatici sulla finanza. A rischio asset per 24mila miliardi di dollari.
Un aumento della temperatura media globale sulla superficie degli oceani e delle terre emerse pari a 2,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli preindustriali, provocherà perdite pari a circa l‘1,8 per cento degli asset finanziari di tutto il mondo. Il che equivale alla cifra gigantesca di 2.500 miliardi di dollari, A spiegarlo è uno studio realizzato dal Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment della London School of Economcs, pubblicato il 4 aprile sulla rivista Nature Climate Change.
Ma gli autori non escludono che l’impatto sul mondo della finanza possa risultare anche ben più catastrofico, arrivando a colpire il 16,9 per cento degli asset, ovvero circa 24mila miliardi di dollari. I ricercatori sottolineano, in questo senso, che tali livelli risultano ben più alti rispetto alla capitalizzazione complessiva nelle Borse di tutte le compagnie che sfruttano, ad oggi, le energie fossili a livello globale. Se invece la crescita della temperatura media fosse limitata a due gradi centigradi, i rischi verrebbero ridotti considerevolmente.
Le stime della London School of Economics, tuttavia, secondo quanto spiegato al quotidiano inglese The Guardian da Mark Campanale, del think tank Carbon Tracker Initiative, potrebbero essere addirittura ottimistiche: “La situazione potrebbe risultare ben peggiore, con perdite finanziarie molto più rapide e dolorose anche rispetto all’impatto che il clima avrà sul Pil mondiale. Basta dare un’occhiata al colosso del carbone Peabody Energy, che era valutato miliardi di dollari pochi anni fa e ora non vale più nulla”.
D’altra parte, la questione comincia a preoccupare anche le grandi istituzioni finanziarie. La banca centrale del Regno Unito e la Banca Mondiale hanno ad esempio allertato sui rischi che si correranno nei prossimi decenni. Mentre il G20 ha chiesto al Financial Stability Board di analizzare la questione. Senza dimenticare che nello scorso gennaio il World Economic Forum ha spiegato senza mezzi termini che le possibili catastrofi causate dai cambiamenti climatici rappresentano la principale minaccia per l’economia mondiale nel medio termine.
“I nostri risultati potranno forse sorprendere gli investitori, ma non i numerosi economisti che lavorano sui cambiamenti climatici, perché i modelli analizzati negli ultimi anni risultano sempre più pessimisti”, ha spiegato Simon Dietz, principale autore del paper scientifico. “La nostra ricerca – ha aggiunto – conferma i rischi che il clima pone ai ritorni sugli investimenti nel lungo termine. La lotta ai cambiamenti climatici rappresenta dunque un fattore cruciale per tutti gli investitori, compresi ad esempio i fondi pensione, ma anche per le autorità che regolamentano la finanza in tutto il mondo”.
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