La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Le 8 cose che cambieranno (in meglio) la finanza nel 2018
La sostenibilità guadagna sempre più terreno nelle scelte di aziende, Stati e investitori: ecco cosa dobbiamo aspettarci in materia di finanza nel 2018.
Il 2017 è stato l’anno in cui la finanza sostenibile ha dimostrato la sua forza, scrollandosi di dosso la nomea di esperimento adatto a pochi, e mostrando dei rendimenti più che competitivi rispetto a quelli standard. Secondo un approfondimento pubblicato da Bloomberg, dobbiamo aspettarci che la finanza nel 2018 prosegua su questa scia, grazie al consolidarsi di alcuni fenomeni già molto vivi.
Gli investitori sono sempre più attivi
Nell’anno appena trascorso, alcuni dei fondi più grandi al mondo per la prima volta hanno votato a favore di mozioni legate alle politiche sui cambiamenti climatici. Stiamo parlando di nomi come BlackRock, Vanguard, Fidelity e American Funds/Capital Group, che sono in grado di spostare decisamente gli equilibri delle assemblee degli azionisti. Eclatante il caso di ExxonMobil, che lo scorso 31 maggio si è dovuta arrendere alla volontà del 62 pr cento dei soci, promettendo di stilare un report dettagliato sull’impatto a livello di business delle politiche globali per limitare l’aumento medio delle temperature.
Companies are feeling the pressure as investors demand more disclosure on #ClimateChange >> https://t.co/wOkCKBVUZg
— ShareAction (@ShareActionUK) 17 dicembre 2017
La Cina in cammino verso un futuro più verde
La Cina deve fare i conti con una situazione ambientale letteralmente insostenibile. Ma è vero anche che, quando si avvia in una direzione, lo fa con passo da elefante. In controtendenza rispetto agli Usa di Donald Trump, Pechino ha ufficializzato il più grande mercato delle emissioni al mondo, il passaggio (per legge) alla mobilità elettrica, una lunga serie di investimenti nelle energie pulite. Parallelamente il tenore di vita della classe media migliora, portando a un maggiore interesse per prodotti bio, ecologici e sostenibili. Tutto questo non potrà che dirigere i flussi della finanza nel 2018.
La parità di genere conta, anche per gli investitori
A partire da quest’anno, nel Regno Unito le aziende saranno obbligate a rendere nota la differenza salariale tra dipendenti uomini e donne. Nel frattempo, in tutto il mondo gli azionisti si preparano a depositare mozioni sull’equità nelle retribuzioni, sui permessi retribuiti per motivi familiari o sulla rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione.
L’inarrestabile crescita dei green bond
Dopo aver superato i 150 miliardi di dollari di emissioni nel 2017, con un aumento di più del 50 per cento nell’arco di un solo anno, i green bond si preparano ad avere un ruolo da protagonisti anche nella finanza nel 2018. Le obbligazioni verdi, sottolinea Bloomberg, sono essenziali per finanziare la transizione energetica: tanto nei trasporti, quanto nell’efficientamento energetico degli edifici, per non parlare delle energie rinnovabili.
Nuovo record per i #greenbond : nel 2017 emissioni per oltre 155 mld di dollari secondo @ClimateBonds +78% sul 2016 https://t.co/kOUHEYZIj3 https://t.co/8vXAPoS3tV
— Finanza Sostenibile (@ItaSIF) 11 gennaio 2018
La mobilità elettrica guadagna terreno
I costi delle batterie calano, le loro prestazioni migliorano, alcune grandi case automobilistiche entrano nel mercato. La crescita della mobilità elettrica è sotto gli occhi di tutti, facilitata anche da quei governi (dalla Cina alla Francia, passando per il Regno Unito e la Norvegia) che vogliono frenare nei prossimi anni la vendita di auto a diesel e benzina. Secondo le stime di Bloomberg, le vendite di veicoli elettrici a livello globale rappresentano ancora una piccola frazione (circa il 2 per cento) del totale, ma nel 2017 per la prima volta hanno superato il milione di unità. Dati che non potranno non avere una grossa incidenza sui flussi finanziari.
Si vuole toccare con mano la csr
Gli investitori esigono che le aziende siano più responsabili e che forniscano dati, quantitativi e attendibili, sulle loro politiche di csr. Di recente il report di sostenibilità è diventato obbligatorio per le aziende europee di interesse pubblico o con più di cinquecento dipendenti, il cui bilancio consolidato soddisfi determinati criteri stabiliti dalla legge. Nel 2018, come se non bastasse, sugli standard di rendicontazione si esprimeranno anche il Sustainability Accounting Standards Board e la Task Force on Climate-related Financial Disclosures.
I mercati delle emissioni crescono
Con il nuovo mercato delle emissioni cinese, che coinvolgerà 1.700 imprese elettriche che ad oggi producono oltre 3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno, la percentuale di emissioni di gas serra coperte da un sistema di scambio passerà dal 15 per cento del 2017 al 22 per cento circa (i dati sono della Banca Mondiale). Nel 2018 è lecito aspettarsi che altri paesi seguano le orme del gigante asiatico. I prezzi tuttavia – sottolinea Bloomberg – restano ben al di sotto rispetto a quelli consigliati dalla Banca Mondiale per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Le banche in fuga dal carbone
Il 2017 è stato l’anno in cui Bnp Paribas, Ing e Axa hanno promesso di ritirare i loro finanziamenti al carbone. È stato l’anno dell’alleanza internazionale tra una ventina di paesi, Italia inclusa, che fissa la fine del carbone per il 2030. Se Stati e aziende si tirano indietro, i consumi calano e la convenienza economica viene meno, è evidente che la fonte energetica più sporca finirà relegata sempre più ai margini del mondo degli investimenti.
Foto in apertura © Itzafineday / Flickr
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