La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Come cambierà la finanza sostenibile nel 2019, secondo Bloomberg
Nel 2018 la finanza sostenibile è cresciuta e si è consolidata. Ma cosa dobbiamo aspettarci dal 2019? Bloomberg segnala i trend da tenere d’occhio.
Il 2018 è stato l’anno in cui, come testimonia il report biennale di Eurosif, la finanza sostenibile in Europa ha mostrato una crescita su tutti i fronti, attirando tanto gli investitori istituzionali (banche, compagnie assicurative, fondi pensione) quanto i risparmiatori privati. Negli scorsi mesi sono state piantate le radici di diversi fenomeni che, con ogni probabilità, vedremo crescere e svilupparsi nel corso di questo 2019. A fare il punto è un’analisi di Bloomberg.
La sostenibilità come porto sicuro
Gli investimenti che prestano attenzione ai criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) sono un buon metodo per tutelarsi dai rischi dei mercati? Finora diversi segnali sembrano convergere in questa direzione. Nel 2018 infatti gli indici Esg hanno ottenuto performance migliori rispetto agli altri; e sembra che siano ancora più positive durante le congiunture economiche sfavorevoli. Avremo la prova del nove proprio quest’anno, in cui – secondo le previsioni – i mercati finanziari saranno parecchio volatili.
L’era del carbone si avvia al tramonto
Complice l’ascesa del gas naturale, negli Stati Uniti le centrali a carbone chiudono una dopo l’altra, nonostante il presidente Donald Trump faccia di tutto per mantenerle in vita. Nel 2017 la US Energy information administration stimava che la fonte più sporca in assoluto rappresentasse comunque il 30 per cento della produzione di energia, ma entro la fine dell’anno questa percentuale dovrebbe scendere fino al 26 per cento. Questo ha ripercussioni concrete anche nel mondo della finanza, perché sono sempre di più coloro che scelgono di disinvestire da carbone e petrolio, tanto per motivi ideologici quanto per pura convenienza economica.
Lloyd’s of London, the world’s oldest insurance market, will divest from coal. They’re part of a wider trend: in the last 2 years alone, the insurance industry divested more than £15 billion (€17 billion) from coal: https://t.co/2wsOhUJiyO pic.twitter.com/XjoJSIipGy
— 350.org Europe (@350Europe) 22 gennaio 2018
Anche la finanza esige la parità di genere
Il gender pay gap, cioè il divario tra gli stipendi medi degli uomini e quelli delle donne, è un fenomeno che va affrontato con urgenza. Nel 2018 l’Islanda ha dato l’esempio, diventando il primo paese al mondo a introdurre per legge la parità salariale tra uomini e donne. Nel 2019, con ogni probabilità, anche la finanza sostenibile farà la sua parte. Già nei primi otto mesi dello scorso anno – fa sapere Bloomberg – sono stati introdotti otto nuovi fondi Etf che si focalizzano sulle società che assicurano la parità di genere.
Pechino sarà ancora la capitale dei green bond?
Protagonisti indiscussi della finanza sostenibile sono i green bond, cioè le obbligazioni che servono per finanziare progetti che hanno un impatto positivo per l’ambiente. Secondo Climate bonds initiative, il 2018 si è chiuso con 162 miliardi di dollari di emissioni. Per il 2019 tutti gli occhi sono puntati sulla Cina, che a novembre dello scorso anno ha emesso, da sola, il 40 per cento del totale dei green bond (pari a 30 miliardi di dollari).
#NewHobbyAlert #Dataviz made out of @LEGO_Group. First one is on @ClimateBonds. Co-production: me & hubby @arifcemgundogan pic.twitter.com/wHFFZXeSuO
— Öykü Şenlen (@oykusenlen) 5 gennaio 2019
Via libera ai mutui verdi
Ha preso ufficialmente il via l’estate scorsa il progetto pilota europeo sui mutui verdi. Le principali banche europee si sono impegnate a garantire condizioni più favorevoli ai mutui per finanziare progetti legati all’efficienza energetica e, più in generale, alla sostenibilità ambientale. Secondo Bloomberg, molti altri istituti di credito nel mondo seguano quest’esempio.
Finanza sostenibile, in arrivo regole più severe
L’Unione europea ha reso obbligatorio il bilancio di sostenibilità per le grandi aziende; la Task Force on Climate Related Financial Disclosures (Tcfd) ha stilato le linee guida sulla rendicontazione dei rischi finanziari legati ai cambiamenti climatici; la Commissione europea ha pubblicato il suo piano d’azione sulla finanza sostenibile. Tutte queste novità sono state introdotte nell’arco di una manciata di mesi. Possiamo aspettarci che i prossimi siano altrettanto fitti di regolamentazioni sulla sostenibilità rivolte a banche, assicurazioni e fondi pensione.
In @FT @AgendaWeek, a new article by @LindsayFrost discusses the case of employees at @amazon who pooled stock to submit a shareholder proposal requesting more transparency on climate change mitigation policies @Conferenceboard #corpgov https://t.co/mNytXMo1Q3 pic.twitter.com/KqbLSA2tsi
— Matteo Tonello (@MatteoTonelloNY) 13 gennaio 2019
I dipendenti alzano la voce
Le aspettative in materia di Csr sono sempre più alte. Ormai nessuna azienda, per quanto grande e famosa, può dirsi immune da potenziali critiche, che possono arrivare dalla stampa, dall’opinione pubblica ma – e questa è la novità più interessante – anche dall’interno. Quest’inverno, per esempio, migliaia di dipendenti di Google sono scesi in piazza in venti diverse città, a seguito di un articolo del New York Times che rivelava che la società aveva protetto tre top manager accusati di molestie sessuali. A dicembre, un gruppo di dipendenti-azionisti di Amazon ha presentato una mozione per chiedere una pianificazione aziendale sui cambiamenti climatici. I dipendenti, in sintesi, sembrano non accontentarsi più di stipendi, benefit e condizioni di lavoro. Vogliono anche essere certi del fatto che la loro azienda si dimostri responsabile nei confronti del Pianeta e della società.
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