La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Con la finanza verde la Cina vuole tornare a respirare
La Cina continua sulla strada dell’Accordo di Parigi: cinque province diventeranno laboratori di green economy, grazie a una serie di strumenti finanziari.
Multe a chi inquina, costruzione di impianti solari di dimensioni colossali, bike sharing in quasi tutti i centri urbani, stop alle nuove centrali a carbone. La Cina sta cercando in tutti i modi di porre un freno all’inquinamento, che ormai ha superato ogni limite. E di rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi. Anche la finanza verde farà la sua parte, con cinque maxi-progetti in altrettante zone del gigante asiatico. È questo il piano annunciato lunedì 26 giugno dal governo di Pechino.
La Cina punta sulla finanza verde
Come spiega il China Daily, la decisione arriva dal consiglio di Stato cinese, guidato dal premier Li Keqiang. D’ora in poi, sotto la guida della banca centrale, in cinque zone-pilota i progetti a sfondo ambientale verranno sostenuti con una serie di strumenti finanziari: incentivi, tassi d’interesse agevolati, scambio dei diritti di emissione, agevolazioni fiscali e così via. Allo stesso tempo, si favoriranno gli investimenti esteri. Questo progetto – si legge nel comunicato ufficiale emanato dalle autorità del Paese asiatico – è uno dei modi con cui la Cina intende ribadire il suo supporto concreto all’Accordo di Parigi, dopo il ritiro degli Stati Uniti voluto dal presidente Donald Trump.
I progetti nelle cinque zone-pilota
Le zone individuate dal governo di Pechino sono cinque: ciascuna, sulla base delle caratteristiche del territorio, porterà avanti un progetto specifico. Così, in una provincia molto industrializzata come il Guangdong si avviano nuovi meccanismi di credito per sostenere il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni di gas serra. Nel territorio di Guizhou, prevalentemente rurale, si punta sull’agricoltura sostenibile e sul trattamento dei rifiuti agricoli. La cooperazione con le istituzioni finanziarie estere sarà invece al centro dell’attenzione nello Xinjiang, regione all’estremo confine nord-occidentale del Paese asiatico. Le province dello Guizhou dello Jiangxi sono economicamente meno sviluppate, ma godono di un ricco bacino di risorse. Per questo, i progetti si focalizzeranno sulla modernizzazione dell’agricoltura, sui sistemi di drenaggio dei terreni rurali e sul risparmio energetico.
La legge cinese per punire chi inquina
Per contrastare l’inquinamento che la sta soffocando, ormai, la Cina le sta provando tutte. A dicembre del 2016 il parlamento ha approvato la prima legge che tassa le industrie che inquinano aria, acqua e suolo. La multa, che entrerà in vigore dal 2018, avrà un importo differenziato a seconda della tipologia di inquinamento: vengono tassati i rifiuti delle industrie minerarie, le emissioni di diossido d’azoto o di zolfo, le ceneri prodotte dalle centrali termiche, ma non (e questo è un grosso limite) il diossido di carbonio e i rifiuti nucleari. La legge amplia la gamma dei crimini ambientali, rendendo molto più facile intraprendere azioni legali contro gli inquinatori.
Foto in apertura © Kevin Frayer/Getty Images
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