Nei prossimi giorni, l’europarlamento si esprimerà sui nuovi obiettivi climatici. Se l’Unione europea vuole raggiungere la neutralità, serve più ambizione.
A breve, il parlamento europeo si esprimerà sul pacchetto clima Fit for 55.
Diversi eurodeputati chiedono più ambizione per gli obiettivi climatici.
A frenare c’è chi fa gli interessi delle lobby e delle aziende.
Se l’obiettivo a lungo a termine dell’Unione europea rimane quello di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, nel breve è necessario rivedere e aggiornare l’attuale legislazione in materia di clima, energia e trasporti per ridurre le emissioni e rendersi indipendenti dai combustibili fossili importati dalla Russiaben prima del 2030.
Di questo si è parlato di recente al parlamento europeo, dove un gruppo di eurodeputati, in vista delle plenarie di giugno e luglio nelle quali il parlamento europeo è chiamato a votare il più grande pacchetto sul clima di sempre, e data la mutata situazione energetica causata dalla guerra in Ucraina, ha presentato delle proposte su come rendere più ambiziosi gli obiettivi del Fit for 55.
Cosa prevede il pacchetto Fit for 55 dell’Unione europea
Il pacchetto clima Fit for 55, ovvero quelle misure che fanno parte del Green deal volte a ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030 rispetto ai livelli raggiunti nel 1990, è stato approvato dalla Commissione europea il 14 luglio scorso. Le iniziative incluse nel pacchetto Fit for 55 possono essere sintetizzate in 5 punti:
Revisione del sistema Ets, ovvero del sistema di scambio quote di emissioni
Coinvolgere più settori nella riduzione delle emissioni di CO2
Aumentare l’efficienza energetica
Aumentare la sicurezza energetica
Social climate fund: un fondo sociale per il clima e tassazione dell’energia
Per quanto riguarda l’Emissions trading system (Ets), questo è in vigore dal 2005 e attualmente copre circa il 41 per cento delle emissioni di gas serra dell’Unione europea. Obbliga più di 11mila tra centrali elettriche e industrie a possedere un permesso per ogni tonnellata di CO2 emessa. Questo dovrebbe servire come incentivo: meno inquini, meno paghi. Le aziende devono comprarli attraverso le aste e il prezzo è influenzato dalla domanda e dall’offerta.
Le forze progressiste e ambientaliste che compongono la maggioranza della Commissione parlamentare europea per l’ambiente chiedono di estendere l’attuale sistema Ets al trasporto marittimo e crearne un nuovo (Ets II) distinto per edifici e trasporti su strada. Dall’altra parte, però, i popolari – che prendono le parti delle aziende e dei loro interessi – frenano e cercano un compromesso, tanto che il presidente della commissione ambientale Pascal Canfin, liberale, ammette che “sui temi ambientali c’è uno tsunami di attività da parte delle lobby”.
The @Europarl_EN is voting next week the biggest ever legislative package on #climate. We organized a press seminar attended by +100 journalists in order to explain it. The interest, the quality and livelihood of the debate was extremely encouraging and motivating! 1/2 pic.twitter.com/1LfvYAFC2Q
Calcolare le emissioni nei prodotti importati in Unione europea
Nonostante la resistenza dell’ala più conservatrice, la commissione ambientale propone anche di eliminare gradualmente l’assegnazione gratuita di quote di emissioni sia nel settore dell’aviazione sia in tutti quei settori che in futuro verranno coperti dal meccanismo di adeguamento della CO2 alle frontiere europee (Cbam).
Intento del Cbam (in discussione dal 2020) è quello di introdurre un sistema in grado di incidere sui prezzi dei prodotti importati, facendo sì che esso “integri” anche il costo delle emissioni di gas ad effetto serra legate alla fabbricazione, evitando una concorrenza sleale da parte di paesi che non si stanno impegnando a sufficienza sul clima e dove le società occidentali hanno delocalizzato parte delle proprie attività, proprio per approfittare di una legislazione più permissiva in termini ambientali.
Il Cbam si applicherebbe dal 1 gennaio 2023, con un periodo transitorio fino alla fine del 2024 e i deputati affermano che deve essere pienamente attuato per tutti i settori del sistema di scambio di quote di emissione (Ets) entro il 2030, 5 anni prima di quanto proposto dalla Commissione.
Ridurre le emissioni di CO2 in tutti i settori
Oltre alle proposte di aggiornamento dell’Ets e del Cbam, il pacchetto che verrà votato dall’europarlamento tra il 6 e il 9 giugno comprende nuovi obiettivi di riduzione di CO2. Uno di questi è quello di ridurre le emissioni di auto e furgoni nuovi rispettivamente del 55 e del 50 per cento entro il 2030. Inoltre, entro il 2035 tutte le nuove autovetture e furgoni immesse sul mercato dovranno produrre zero emissioni.
L’ulteriore obiettivo del pacchetto Fit for 55 in discussione è quello di aumentare l’efficienza energetica, attraverso la revisione della Direttiva sull’efficienza energetica (Eed) e della Direttiva sulle energie rinnovabili (Red). Per quanto riguarda la prima, la proposta del parlamento è quella di aumentare l’obiettivo di efficienza energetica del 36 per cento sul consumo finale e del 39 sul consumo di energia primaria, cioè direttamente dalla fonte.
Per quanto riguarda la direttiva Red, gli stati membri sono obbligati a raddoppiare la quota di energia rinnovabile fino a un minimo del 40 per cento entro il 2030. La proposta è quella di obbligare tutti i settori dell’economia con particolare attenzione ai trasporti, all’edilizia e all’industria, dove il progresso in materia di transizione energetica è più lento. Il pacchetto include anche proposte per aumentare l’uso di carburanti alternativi nell’aviazione e nel trasporto marittimo.
Fondo per gli impatti sociali a rischio sottofinanziamento
E poi c’è il Social climate fund, introdotto per affrontare l’impatto sociale ed economico derivante dal nuovo Ets e dal Cbam. La Commissione europea aveva proposto di stanziare 72 miliardi di euro nel periodo 2025-32 per aiutare gli stati membri a fornire misure di sostegno e per investimenti in misure di efficienza energetica.
Secondo la commissione parlamentare sull’ambiente, però, al fondo potrebbero essere stanziate meno risorse (si è parlato di poco meno di 45 miliardi): il rischio è quello di sottofinanziare un fondo strategico per raggiungere gli obiettivi climatici europei, riducendo l’impatto sui cittadini.
In definitiva, democratici e verdi in parlamento spingono verso nuovi progetti ambiziosi, mentre i popolari si preoccupano di non aggiungere ulteriori “fardelli” sulle spalle delle aziende. Per questo, le forze progressiste e ambientaliste stanno preparando un fronte comune per far approvare le nuove proposte alle prossime votazioni. A breve si deciderà anche per l’inclusione del gas e del nucleare nella tassonomia verde: Bas Eickhout della Sinistra verde è positivo su una loro eventuale e definitiva esclusione: “L’alleanza tra le forze politiche può funzionare”. Già, si tratta di politica. E nelle prossime settimane vedremo quanto fa sul serio l’Unione europea sugli obiettivi climatici.
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