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Un fiume di petrolio a Genova. Non si può più convivere con le fonti fossili
https://youtu.be/15s7XTo6JPc I torrenti della città di Genova sono nuovamente al centro dell’attenzione nazionale. Questa volta non sono il dissesto idrogeologico e l’ennesima alluvione a ferire la città ma il petrolio che si è riversato nel piccolo rio Penego, sotto il quale passa l’intricata rete dell’oleodotto di collegamento tra il Porto petroli della città, lo stabilimento
https://youtu.be/15s7XTo6JPc
I torrenti della città di Genova sono nuovamente al centro dell’attenzione nazionale. Questa volta non sono il dissesto idrogeologico e l’ennesima alluvione a ferire la città ma il petrolio che si è riversato nel piccolo rio Penego, sotto il quale passa l’intricata rete dell’oleodotto di collegamento tra il Porto petroli della città, lo stabilimento di stoccaggio e trasferimento di oli minerali di Fegino e la raffineria Iplom di Busalla, comune alle spalle di Genova.
Cittadini in ginocchio
Da questo rio, la discesa del petrolio attraverso il Fegino per confluire nel più grande torrente Polcevera, in una valle ricca di pesanti servitù industriali e in cui i cittadini si sentono in ginocchio e sono esasperati dopo l’ennesimo incidente.
Dalle finestre delle case hanno potuto vedere il petrolio gonfiare l’alveo del rio e sentire l’aria diventare irrespirabile. Per quanto confortanti i dati rilevati e annunciati dall’Azienda sanitaria locale e dall’Agenzia di protezione per l’ambiente ligure, per cui i composti volatili ricchi di idrocarburi presenti in atmosfera si trovano sotto il limite di legge, a preoccupare è la prolungata esposizione dei cittadini, considerato che le operazioni di pulizia sono cominciate ma sembrano proseguire lentamente. Per il prossimo fine settimana sono previste piogge che potrebbero rendere ancora più complesse e difficili le operazioni di raccolta e pulizia in una situazione ambientale in cui lo stato ecologico è già fortemente compromesso.
#petroliosugenova prosegue il lavoro di bonifica. #Legambiente: ecosistema già saltato https://t.co/yAX3TeGslR pic.twitter.com/SG7qeapJyJ
— Il Secolo XIX (@ilsecoloxix) April 20, 2016
Un futuro al di là delle fonti fossili
Adesso bisogna affrontare urgentemente il tema della bonifica del territorio. Questa deve essere accelerata, rapida e senza interruzioni, impiegando immediatamente il maggior numero di persone e mezzi la cui disponibilità deve essere garantita dall’azienda, la Iplom.
Contemporaneamente però è necessario avviare una riflessione che, partendo da Genova e dopo il referendum sulle trivellazioni, interessa tutto il Paese.
Dobbiamo affrontare e risolvere il problema della coesistenza della nostra società con i prodotti fossili che se hanno consentito grandi progressi in questo ultimo secolo e mezzo, oggi presentano il conto, rendendo evidenti i limiti sanitari, ambientali, economici e sociali del loro utilizzo. Il progresso scientifico, la ricerca e la tecnologia già oggi consentono di avviare l’emancipazione da queste fonti. Si può investire nei biocombustibili per la mobilità, nella produzione energetica di biogas e biometano da fonti rinnovabili provenienti dall’agricoltura, si possono produrre nuovi materiali che fanno a meno del petrolio, solo per fare qualche esempio. Da Genova, il monito arriva chiaramente: è necessario superare l’utilizzo delle fonti fossili per garantire la convivenza dei cittadini, la loro salute e quella dei sistemi ecologici vitali anche nelle nostre città, con le attività produttive e il lavoro.
Immagine in evidenza: Al lavoro per contenere lo sversamento di petrolio © Luca Zennaro/Ansa
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