Negli Stati Uniti il fracking è stato presentato come nuova occasione di occupazione per milioni di persone. I numeri reali raccontano un’altra verità.
Il fracking, la tecnica industriale per l’estrazione di gas dal sottosuolo terrestre, comporta diverse conseguenze negative, ormai universalmente riconosciute. I bambini nati dove si estraggono petrolio e gas sono a rischio di malformazioni congenite al cuore; gli adolescenti che crescono vicino ai siti possono soffrire di ritardi nello sviluppo; la fratturazione idraulica delle rocce richiede poi ingenti quantità di acqua e di sostanze chimiche dannose che rimangono in parte nel sottosuolo, rischiando di contaminare le falde acquifere, e favorisce la formazione di scosse sismiche. Eppure il fracking è stato indicato negli ultimi anni come attività virtuosa, soprattutto per le nuove possibilità di occupazione offerte nei territori sfruttati. Ora, perfino questo ipotizzato beneficio è stato dimostrato come falso: una ricerca del Mit spiega che i posti di lavoro creati sono in numero nettamente inferiore rispetto a quelli promessi e che il profitto derivato dalle estrazioni non ha portato miglioramenti nelle aree interessate.
Fracking per arricchire la Pennsylvania
È soprattutto negli Stati Uniti che è scoppiata la bolla del fracking. Dal 2008 lo stato della Pennsylvania era diventato il centro più importante al mondo per l’estrazione del cosiddetto shale gas. L’ex presidente Donald Trump aveva in più occasioni lodato quest’industria che, secondo i suoi piani, poteva rendere gli Stati Uniti energeticamente indipendenti e garantire nuovi posti di lavoro. La Pennsylvania e il confinante Ohio si erano addirittura guadagnate il soprannome di “Arabia Saudita del gas naturale”.
L’avvento del fracking offriva inoltre la prospettiva allettante di riportare città e comunità de-industrializzate verso un futuro migliore. Il senatore repubblicano Ted Cruz, durante una visita a uno stabilimento di estrazione, aveva parlato di “milioni di nuovi lavori ben pagati” che il fracking avrebbe potuto portare. Oggi lo stesso stabilimento in cui il politico fece visita ha 40 dipendenti rispetto ai quasi 300 degli anni passati. Il report compilato dal Massachusetts Institute of Technology spiega che il flop è ormai evidente: già a gennaio del 2019 c’erano solo 19 impianti di perforazione in tutta la Pennsylvania, in calo rispetto ai 114 dello stesso mese del 2012.
Numeri gonfiati nel settore
Oggi le aziende che operano nel settore, spesso collegate alle multinazionali petrolifere che si occupano della produzione di barili, devono fare i conti con le pressioni degli ambientalisti che non accettano più operazioni rischiose per la natura. Inoltre, politici e ditte devono rispondere delle promesse non mantenute. In un comizio a Latrobe, Trump aveva affermato che il fracking avrebbe creato 940mila posti di lavoro solo in Pennsylvania. Il Mit riporta che il numero effettivo all’epoca era più vicino a 26mila, inclusi gli impieghi non diretti, come quelli di fattorini e autisti. Un ridimensionamento notevole confermato dal fatto che durante il periodo di apparente boom del fracking in Pennsylvania e nel Midwest “le aziende con un interesse economico nell’espansione della perforazione e i loro alleati politici hanno sistematicamente esagerato l’impatto del settore sull’occupazione”.
La Camera di Commercio degli Stati Uniti ha dichiarato nel 2012 che la produzione di shale gas in Pennsylvania, Ohio e West Virginia aveva creato più di 300mila nuovi posti di lavoro. Il dipartimento del Lavoro e dell’Industria della Pennsylvania ne ha contati solo 18mila. Ma non è tutto: sebbene il boom del gas della Pennsylvania abbia raggiunto il picco tra il 2011 e il 2012, il tasso di disoccupazione dello stato è invece aumentato di quasi un punto percentuale in quel periodo.
Un documento significativo pubblicato di recente dall’Ohio River Valley Institute descrive nel dettaglio come la promessa di lavoro e prosperità del fracking fosse un miraggio. Nelle 22 contee di Ohio, Pennsylvania e West Virginia che producono la maggior parte del gas naturale americano, la produzione economica è cresciuta del 60 per cento dal 2008 al 2019, ma ben poco del reddito generato da tale crescita è rimasto nelle comunità locali. La regione ha visto solo l’1,6 per cento di crescita dell’occupazione, rispetto al 9,9 per cento nazionale. Questi risultati negativi sembrano poter causare il definitivo stop al comparto del fracking. I ricercatori del Mit concludono affermando che se gli stessi investimenti fossero stati realizzati nel turismo, piuttosto che nel fracking, oggi le comunità avrebbero un ritorno di immagine e introiti sul lungo termine. Invece il fracking rischia di aver rovinato le stesse zone naturali che avrebbero potuto rappresentare delle attrazioni turistiche.
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