Un nuovo report ha rivelato che l’estrazione mineraria nei fondali marini potrebbe causare danni irreversibili ai fondali marini e esacerbare la crisi climatica.
Oltre il 75 per cento dei fondali marini non sono ancora stati osservati e mappati e meno dell’1 per cento è stato esplorato dall’essere umano. Questa lacuna nella nostra conoscenza e i potenziali rischi illustrati da recenti studi evidenziano come l’attività mineraria in acque profonde può arrecare danni irreversibili alla biodiversità marina ed esacerbare la crisi climatica. Questo è ciò che è emerso dall’aggiornamento per il 2023 del report pubblicato a inizio 2020 da Fauna & Flora International (FFI), dal titolo Una valutazione dei rischi e degli impatti dell’attività mineraria nel fondale marino sugli ecosistemi marini (An assessment of the risks and impacts of seabed mining on marine ecosystems).
“Questo è un anno critico per il futuro dei nostri oceani. Nel settembre del 2021 i membri dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) hanno votato a favore di una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde a meno che e finché un certo numero di requisiti siano soddisfatti. Ciò include la stipulazione che i rischi associati all’estrazione siano pienamente compresi e che una protezione efficace possa essere assicurata”, ha affermato in un comunicato Catherine Weller, Global policy director di Fauna & Flora. “La ricerca analizzata nel report di aggiornamento di Fauna & Flora dimostra inequivocabilmente che questo è ancora lontano dalla realtà, e perciò noi – accanto a molte altre organizzazioni che lavorano per proteggere il futuro del nostro pianeta – esortiamo l’Autorità internazionale dei fondali marini ad evitare di concedere prematuramente dei contratti estrattivi e ad adottare una moratoria sull’estrazione mineraria in acque profonde”.
Che cos’è l’estrazione mineraria nei fondali marini?
Questa formula si riferisce alle attività per estrarre riserve di minerali dai fondali marini a una profondità maggiore a 200 metri. La domanda per questo tipo di estrazione è spinta dal crescente fabbisogno di metalli a livello mondiale e dalla scoperta di depositi minerari sotto forma noduli poli-metallici, croste di ferro-manganese ricche di cobalto, e solfuri poli-metallici nelle profondità dell’oceano. Malgrado le problematiche ambientali, il report dell’organizzazione britannica fa notare che ci sono 30 license di estrazione mineraria nei fondali marini in attesa di approvazione.
Did you know that only 1% of the deep sea has been explored? Deep-sea mining is a threat to the unknown marine ecosystems that live there.
— Fauna & Flora International (@FaunaFloraInt) March 27, 2023
I rischi messi in evidenza dal report
Gli ecosistemi delle profondità marine sono fondamentali per il clima e per gli oceani, sistemi complessi e profondamente interconnessi i cui processi biologici, biochimici, e geofisici non sono ancora pienamente conosciuti. Dall’analisi nel report è emerso che gli ecosistemi in profondità, nelle regioni che sono oggetto di interesse per le attività minerarie, sono sensibili alle attività umane. I processi di estrazione potrebbero portare all’alterazione, alla perdita, o alla frammentazione degli habitat e alla distruzione delle biocenosi. Inoltre, potrebbero alterare le comunità microbiche, con effetti collaterali sul sequestro di CO2 e sulla regolazione del clima, e causare perturbazioni a causa dell’introduzione di rumore, vibrazioni, e luce in ambienti inadatti a tali condizioni.
“Sappiamo meno dei fondali marini che di ogni altro ecosistema sul nostro pianeta: oltre il 75 per cento dei fondali marini non è ancora stato mappato e meno dell’1 per cento è stato esplorato. Tuttavia, sappiamo con certezza che l’oceano svolge un ruolo cruciale nel funzionamento di base del nostro pianeta, dunque proteggere questi delicati ecosistemi è fondamentale non soltanto per la biodiversità marina ma per tutta la vita sulla Terra”, afferma Sophie Benbow, direttore di Fauna & Flora. “Le conseguenze previste e le enormi incertezze associate all’estrazione mineraria sui fondali marini non devono essere ignorate. Ora servono decisioni audaci per mettere al primo posto la salute degli oceani e i benefici delle acque profonde per tutta l’umanità. Una volta iniziate, le attività minerarie nei fondali marini e i loro effetti potrebbero essere impossibili da fermare”.
L’albero potrebbe avere fino a mille anni, ma è stato scoperto solo dal 2009, dopo la segnalazione di una band della zona, che ora gli dedicherà un brano.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.