Quando Alfred Nobel istituì il premio che porta il suo nome, si impegnò a stanziare ogni anno un riconoscimento in denaro per tutte quelle persone che “hanno apportato il maggiore beneficio all’umanità”. In un momento storico in cui l’umanità è minacciata dai cambiamenti climatici, dovuti anche e soprattutto alle emissioni di gas serra di origine antropica, stona il fatto che questi soldi derivino in parte dai combustibili fossili. Una distorsione contro la quale gli attivisti si battono da tempo e che ora, finalmente, la Fondazione Nobel ha risolto.
I legami tra premi Nobel e combustibili fossili
Stando agli ultimi dati finanziari disponibili, la Fondazione Nobel gestisce in tutto 5,1 miliardi di corone svedesi (506 milioni di euro); escludendo le sue proprietà, il capitale che viene investito in azioni o fondi ammonta a 4,8 miliardi di corone svedesi (478 milioni di euro). Già nel 2018 era stata pubblicata una policy volta a includere la sostenibilità tra i criteri per la selezione degli investimenti, escludendo il carbone; senza però impegnarsi per una scadenza precisa. Da qui il dissenso della ong 350.org, fautrice della campagna Divest Nobel. “Il premio Nobel mira a portare sviluppo nel mondo, ma nonostante ciò contribuisce indirettamente a riportarlo indietro. Ciò che vuole la Fondazione non va di pari passo con ciò che fa”, lamenta l’attivista Teresa Soler.
“Climate change is threatening hundreds of millions of lives, livelihoods across every continent and is putting thousands of species at risk.” 101 Nobel Laureates
“The burning of fossil fuels – coal, oil, and gas – is by far the major contributor.” https://t.co/6NmqafZGyR
La Fondazione Nobel taglia i ponti con carbone e petrolio
Richieste che, finalmente, sono state accolte. Stando a quanto riporta la testata francese Novethic, martedì 20 luglio la Fondazione Nobel ha annunciato la vendita di tutte le partecipazioni nel settore petrolifero. Stiamo parlando di quasi 350 milioni di corone (circa 35 milioni di euro). I settori delle armi e del tabacco erano già stati abbandonati in precedenza. La conferma è arrivata dal nuovo direttore esecutivo Vidar Helgesen, intervistato dall’emittente televisiva Sr. “Quando si hanno capitali da investire, le persone si aspettano che vengano investiti con giudizio”, ha dichiarato.
Profilazione razziale, xenofobia nel dibattito politico e omofobia nel report dell’Ecri. Tra le sue richieste c’è quella di rendere indipendente l’Unar.
La “liana delle anime” è un decotto della medicina indigena dell’Amazzonia che può alterare lo stato psichico di chi la assume, e per questo affascina milioni di persone nel mondo.
Presente al corteo l’attivista svedese ha detto: “Non puoi dire di lottare per la giustizia climatica se si ignora la sofferenza dei popoli emarginati”.