L’elettricità generata da fonti fossili è crollata: -23% di carbone e -13% di gas. Crescono solare ed eolico, anche se quest’ultimo con più difficoltà.
Il nuovo rapporto del think tank Ember mostra che la produzione energetica da fonti fossili in Europa nei primi sei mesi del 2023 ha toccato un livello minimo storico.
Il motivo sta nella riduzione della domanda di elettricità, a causa del rialzo dei prezzi.
Crescono invece le fonti solari ed eolico, sebbene quest’ultimo con tassi più bassi delle aspettative.
La quantità di elettricità generata attraverso le fonti fossili in Unione europea è scesa al suo minimo storico nei primi sei mesi del 2023. I combustibili fossili hanno prodotto solo il 33 per cento dell’energia elettrica dell’Ue nella prima metà di quest’anno, la quota più bassa mai registrata sulla base di dati risalenti al 1990. In particolare, l’elettricità generata dal carbone è crollata del 23 per cento e il gas è sceso del 13 per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
A dirlo sono i numeri raccolti in un nuovo report del think tank Ember. Allo stesso tempo, la generazione da energia solare è aumentata del 13 per cento e l’output di eolica del 5 per cento.
Ciò ha permesso a 17 paesi dell’Ue di generare quote record di energia da fonti rinnovabili. Grecia e Romania hanno entrambe superato il 50 per cento di energia rinnovabile per la prima volta, mentre Danimarca e Portogallo hanno entrambi superato il 75 per cento di energia rinnovabile.
La domanda di elettricità è diminuita a causa dei suoi prezzi crescenti
La diminuzione della dipendenza dai combustibili fossili è stata determinata principalmente da una “significativa” diminuzione della domanda di elettricità a fronte di prezzi elevati del gas e dell’energia in generale, spiega il rapporto di Ember. Un’opportunità per l’Ue di accelerare la diffusione dell’energia a basse emissioni di CO2 per far fronte alla ripresa della domanda, mantenendo al contempo gli obiettivi climatici.
Il rapporto, inoltre, è stato analizzato dall’organizzazione Carbon Brief, che ha aggiunto una serie di riflessioni:
Il declino strutturale del carbone è proseguito, nonostante la volatilità del mercato dell’energia nell’Ue;
L’espansione della capacità eolica è stata frenata dalle politiche e dagli aumenti dei prezzi dei materiali;
La generazione nucleare è diminuita del 3,6 per cento, ma l’output nucleare francese è aumentato da aprile ed è previsto che continui a riprendersi nel corso dell’anno;
In generale, la domanda di elettricità è diminuita del 5 per cento, raggiungendo un minimo storico di 1.261 TWh, principalmente a causa dei prezzi elevati dell’energia;
Ci sono stati 11 paesi che hanno visto una diminuzione di almeno il 20 per cento e cinque paesi – Portogallo, Austria, Bulgaria, Estonia e Finlandia – in cui la generazione di energia da combustibili fossili è diminuita di più del 30 per cento nella prima metà del 2023.
Ci sono poi stati diversi paesi che hanno affrontato periodi significativi senza alcun utilizzo dei combustibili fossili. È il caso dei Paesi Bassi, che hanno utilizzato il carbone solo per cinque giorni a giugno e hanno registrato 17 giorni consecutivi senza utilizzare il carbone. Allo stesso modo, la Grecia, che dopo aver stabilito il record di utilizzo di rinnovabili a ottobre (quando è stata alimentata interamente a energie rinnovabili per una durata di 5 ore) è rimasta senza carbone (lignite) per 80 ore nel suo sistema energetico a luglio.
Per quanto riguarda invece il record di energia solare, la Germania è il paese che ha aggiunto più capacità solare, ovvero 6,5 Gw (+10 per cento, rispetto ai livelli esistenti). In termini percentuali, buone notizie arrivano dalla Polonia, che ha aggiunto oltre 2 GW (+17 per cento) di energia solare e il Belgio, che ne ha aggiunti almeno 1,2 GW (+19 per cento).
E l’Italia? Il nostro paese ha installato 2,5 GW di energia solare nei primi sei mesi, rispetto ai 1,1 GW installati nello stesso periodo dell’anno scorso e ai 3 GW totali installati nell’intero 2022. Quindi un buon risultato. Resta il fatto che rispetto al ritmo di crescita degli altri paesi europei, l’Italia va ancora molto piano: sono sempre di più gli stati membri che in alcuni periodi dell’anno vedono la generazione di elettricità da fonti rinnovabili superare quella generata a partire da fonti fossili. Gli ultimi a raggiungere questo traguardo sono stati Portogallo e Austria, mentre altri paesi, tra cui Francia e Spagna, ormai centrano l’obiettivo da almeno due o tre anni.
Le stime sono al ribasso ma l’eolico cresce meno del dovuto
Ember sottolinea che la crescita dell’energia solare è probabilmente una stima al ribasso della vera portata della sua espansione, dato che molti paesi non segnalano l’energia prodotta dai tetti delle case private, che possono essere utilizzati in loco senza passare attraverso la rete.
Quel che è certo, invece, è che il settore eolico ha sì continuato a crescere, ma in misura minore. Ember attribuisce a ciò varie diverse spiegazioni. La prima è da ricercarsi nell’aumento dei costi delle turbine, il cui valore è cresciuto nel 38 per cento negli ultimi due anni. Questo aumento, causato dalle pressioni inflazionistiche sui costi e da tassi di interesse più elevati, sta avendo un effetto negativo sugli investimenti nei progetti.
Nonostante questo, paesi come Francia e Germania sono riusciti a tenere alta la media della capacità eolica europea: i tedeschi, in particolare, hanno aggiunto 1,5 Gw di capacità eolica tra gennaio e giugno.
Spreco di energia verde
I prezzi “negativi” dell’energia, cioè quelle volte in cui gli utenti vengono pagati per utilizzare l’elettricità, stanno diventando sempre più frequenti, osserva il rapporto. Si dice che questi periodi, di solito causati da un elevato output di energia rinnovabile che spinge l’offerta di elettricità al di sopra della domanda, possano essere disruptive, causando distorsioni di mercato che danneggiano il mercato elettrico.
Eppure, i problemi sono ben altri. La congestione delle reti elettriche, ad esempio, ovvero i casi in cui non vi è abbastanza capacità per il trasporto dell’energia: il 19 per cento dell’energia solare prodotta da privati in Spagna è stata sprecata nel 2022, ossia non è passata attraverso la rete per mancanza di capacità.
Insomma, non solo stiamo producendo più energia rinnovabile che energia da combustibili fossili ma stiamo sprecando energia pulita perché i nostri sistemi non stanno al passo dell’evoluzione lato produzione. Su questo il rapporto è chiaro: bisogna investire nell’infrastruttura energetica il prima possibile.
In data 11 settembre 2023 abbiamo corretto il seguente dato: nella prima versione dell’articolo è stato scritto, erroneamente, che l’Italia avesse un trend annuale di crescita negativo. Nonostante cresca più lentamente di altri paesi, comunque anche il dato italiano relativo alla generazione di elettricità da fonti rinnovabili risulta positivo su base annua.
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