Secondo un’indagine dell’Irccs Neuromed, consumando elevate quantità di cibi ultra-processati le persone diventano biologicamente più vecchie rispetto all’età cronologica.
Agricoltura e clima, la nuova mappa del cibo svela il cambiamento necessario
Il clima che cambia sta delineando una nuova geografia del cibo con l’agricoltura chiamata a rispondere alle sfide ambientali e di sicurezza alimentare.
- L’agricoltura è doppiamente legata ai cambiamenti climatici: ne è responsabile e, allo stesso tempo, li subisce.
- Alte temperature e eventi estremi spostano geograficamente le coltivazioni e, nelle aree più povere, costringono le popolazioni a migrare.
- Gli esperti Luca Mercalli e Sara Roversi parlano del limite da non superare e delle possibili soluzioni di adattamento e resilienza.
I cambiamenti climatici stanno delineando una nuova geografia del cibo: l’innalzamento delle temperature e l’aumento degli eventi climatici estremi costringono le coltivazioni a “migrare” e, con esse, intere popolazioni. Della questione si è discusso durante l’evento del 12 novembre dal titolo “Cambiare com il clima: la nuova mappa del cibo” di Food Forward, il programma di incontri organizzato da LifeGate e Eataly dedicato al futuro del cibo.
Nello spazio rinnovato di Eataly Smeraldo a Milano, il direttore di LifeGate Tommaso Perrone ha condotto l’approfondimento sul tema insieme a Luca Mercalli, climatologo e divulgatore scientifico presidente della Società meteorologica italiana e fondatore della rivista di meteorologia “Nimbus”, e a Sara Roversi, imprenditrice e fondatrice del Future Food Institute.
Mercalli: “Oltre i 2 gradi entreremo in un territorio sconosciuto”
“Proprio in questi giorni si sta svolgendo la Cop29 a Baku – ha esordito Mercalli – questo significa che sono 29 anni che diciamo che dobbiamo fare qualcosa contro il cambiamento climatico. Invece, il 2024 sarà probabilmente il primo anno in cui supereremo la soglia di 1,5 gradi di temperatura globale. Una speranza di retromarcia non c’è, ma è fondamentale rispettare la seconda soglia stabilita, quella dei 2 gradi gradi entro fine secolo. Oltre questa temperatura entreremmo, infatti, in un territorio sconosciuto con un grave rischio per l’umanità. Più le temperature aumentano più gli eventi estremi si infittiscono: lo abbiamo visto recentemente con le alluvioni in Emilia Romagna, la siccità in Sicilia, la Dana a Valencia, gli uragani in Florida, ma tutto questo sta accadendo nel totale disinteresse della politica e della società”.
L’adattamento dell’agricoltura ai cambiamenti climatici, possibile fino a un certo punto
Cosa succede all’agricoltura in questo contesto? Il settore è responsabile del 30 per cento delle emissioni antropiche globali, ma è anche tra le prime vittime dei cambiamenti climatici: “In Italia, per esempio, i vigneti si stanno spostando sui versanti a nord, quelli più ombreggiati, oppure stanno salendo di quota; in Sicilia si è cominciato a coltivare l’avocado”, ha spiegato il climatologo. “Gli spostamenti geografici, l’introduzione di nuove cultivar o la riscoperta di quelle antiche sono le soluzioni che abbiamo al momento, ma oltre un certo limite climatico non ci sarà più la possibilità di adattamento, l’elastico ad un certo punto si romperà. Il problema principale è che in certe regioni del mondo, la perdita dei raccolti a causa degli eventi estremi toglie a interi popolazioni la possibilità di mangiare. La fame nel mondo è in crescita con 733 milioni di persone in sofferenza. E quando non si ha cibo la reazione geopolitica non può che essere una migrazione di massa”.
Roversi: “Serve cambiare il modello culturale e considerare più soluzioni”
Per Sara Roversi la sfida di oggi è quella di cambiare il modello culturale: “Quando ho iniziato a occuparmi di queste problematiche ho trascorso anni a inseguire le soluzioni tecnologiche che stavano sviluppando in tutto il mondo per far fronte ai problemi dei sistemi alimentari. Poi, ho iniziato a guardare a casa mia, alla dieta mediterranea, e ho scoperto che il Cilento è un luogo che protegge un terzo della biodiversità del Mediterraneo, un luogo dove si fa agricoltura rigenerativa da sempre, un luogo dove le persone arrivano lucide e attive alla vecchiaia. Ho capito che dovevamo imparare dalle nostre radici e codificare un modello da adattare ai diversi luoghi e agli stili di vita. L’alleanza con la scienza è fondamentale, ma prima di puntare tutto sulle soluzioni tecnologiche, come ad esempio la carne coltivata, è meglio partire dalla nostra cultura riflettendo, ad esempio, sull’importanza di mangiare meno carne scegliendo, la volta in cui la si mangia, quella che non sia da allevamento intensivo”.
L’imprenditrice ha raccontato di un suo viaggio in India, nell’Andhra Pradesh, dove un processo di conversione all’agricoltura rigenerativa ha salvato numerosi contadini dalla povertà e dai rischi per la salute, rinvigorendo un intero territorio: “Questi agricoltori coltivano diversi prodotti a rotazione cosicché in ogni momento dell’anno hanno qualcosa da vendere al mercato e lo fanno senza l’uso di quei pesticidi che li stavano uccidendo e stavano uccidendo l’ecosistema”.
Tempo e cura, le chiavi del cambiamento per l’agricoltura e non solo
Si tratta di operare un cambiamento strutturale che deve però coinvolgere tutti: “I prodotti dell’agricoltura rigenerativa non sono omologati, non sono gli stessi tutti gli anni, hanno caratteristiche che necessitano una filiera pronta e organizzata per accoglierli. Il cambio di paradigma è necessario, ma ci vuole tempo e il tempo ha anche a che fare con il prendersi cura, con il condividere, anche nelle nostre scelte quotidiane riguardo a cosa acquistiamo, come cuciniamo, come mangiamo”.
I due esperti hanno sottolineato come il cibo sia uno strumento per il cambiamento che tutti possiamo utilizzare e che possiamo esercitare la nostra libertà scegliendo con consapevolezza cosa mettere in tavola. Il prossimo appuntamento con Food Forward sarà il 3 dicembre, alle 18, presso Eataly Smeraldo a Milano, per parlare de La vera dieta mediterranea, con Martina Donegani, biologa nutrizionista e divulgatrice scientifica, autrice di libri come “La salute in cucina” e “Free From Fake”, e Federico Quaranta, autore e conduttore radio-televisivo, esperto di enogastronomia, territorio ed agricoltura.
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