Aggiornamento del 28 agosto: Nonostante la chiusura manifestata inizialmente, il presidente del Brasile Jair Bolsonaro sembra essersi alla fine deciso ad accettare aiuti internazionali per risolvere il problema degli incendi in Amazzonia. Il leader sudamericano – apertamente climatoscettico – si è detto aperto ad un sostegno finanziario “di organizzazioni stranieri e anche di governi”. “Il punto essenziale – ha aggiunto – è che questo denaro, una volta entrato in Brasile, non vada a contrastare la sovranità del nostro paese e che la gestione dei fondi rimanga nostra responsabilità”.
Il G7 di Biarritz si è concluso con uno scontro frontale tra i presidenti di Francia e Brasile, Emmanuel Macron e Jair Bolsonaro. Quest’ultimo ha infatti rifiutato l’aiuto proposto dalle sette principali potenze economiche del mondo per combattere gli incendi che stanno devastando la foresta amazzonica.
“Usate gli aiuti per riforestare l’Europa”
“Ringraziamo il G7 dell’offerta ma si tratta di mezzi che probabilmente saranno più pertinenti per la riforestazione dell’Europa”, ha dichiarato Onyx Lorenzoni, braccio destro di Bolsonaro. Che ha quindi attaccato direttamente l’Eliseo: “Macron non riesce neppure ad evitare un prevedibile incendio in una chiesa che fa parte del patrimonio mondiale dell’umanità e vuole dare lezioni al nostro paese? Il Brasile è una nazione democratica, libera e che non ha mai avuto comportamenti colonialisti o imperialisti, come forse vuole fare la Francia di Macron”.
What began as an argument between Jair Bolsonaro and Emmanuel Macron over fires raging in the Amazon has turned into a personal feud after Bolsonaro made a sarcastic comment on a Facebook post mocking the physical appearance of the French president’s wifehttps://t.co/mYprWvGffn
Un’accusa derivante dalla proposta paventata da Macron di conferire alla foresta amazzonica una sorta di status giuridico internazionale. In grado di consentire ad altre nazioni di decidere “qualora i governi regionali assumano decisioni nocive per il Pianeta”, riferisce il quotidiano Le Monde. Idea avrebbe fatto andare su tutte le furie il presidente del Brasile.
Il G7 ha promesso l’invio di Canadair nella foresta amazzonica
Da parte sua, il capo della diplomazia brasiliana Ernesto Araujo, benché con toni decisamente meno duri, ha confermato la linea del proprio governo: “Nessuno ha bisogno di una nuova iniziativa sulla foresta amazzonica”. Sottolineando come esistano già dei meccanismi delle Nazioni Unite “volti a finanziare la battaglia contro la deforestazione e i progetti di riforestazione”.
Di contro, il presidente del Cile Sebastian Piñera ha confermato che “le nazioni colpite dai roghi (tra le altre, Paraguay, Argentina, Perù, ndr) hanno bisogno urgentemente di squadre di pompieri e di aerei specializzati per lo spegnimento di incendi”. E una delle proposte del G7 è stata proprio di stanziare 20 milioni di dollari per l’invio di Canadair.
Il programma di riforestazione sarà presentato alle Nazioni Unite
Ma il nodo principale sembra essere proprio quello della riforestazione. Perché se gli incendi – al di là degli scontri diplomatici – rappresentano incontestabilmente un’emergenza riconosciuta da tutti, quando si parla di ripiantare alberi, la questione diventa squisitamente politica. Ovvero di strategia nazionale. Ed è su questo punto che Bolsonaro sembra essere intenzionato a chiudere la porta. E l’idea di una foresta amazzonica “patrimonio comune mondiale” non ha fatto altro che allontanare le parti.
Le Brésil rejette l'aide du G7 (20 millions de dollars) pour combattre les incendies en Amazonie, a annoncé le chef de cabinet du président Jair Bolsonaro, qui a conseillé au président français Emmanuel Macron de s'occuper "de sa maison et de ses colonies" #AFPpic.twitter.com/1kDgocVRu3
Una situazione particolarmente delicata, se si considera che un ipotetico programma di ripristino della vegetazione bruciata, per essere approvato, dovrebbe essere presentato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite alla fine di settembre. E per essere approvato necessita dell’accordo del Brasile (oltreché di un partenariato con imprese, organizzazioni non governative e rappresentanti della popolazione locale). Le diplomazie internazionali hanno a questo punto solo poche settimane a disposizione per tentare di ricucire lo strappo.
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