Il 20 giugno è la Giornata mondiale del rifugiato. Quest’anno forse la vivremo diversamente: l’editoriale della direttrice della comunicazione Avsi.
Il fotovoltaico dà luce e speranza a un campo di rifugiati siriani
Nel campo rifugiati di Za’atari, nel nord della Giordania, è entrato in funzione un impianto fotovoltaico che fornisce elettricità ai residenti. 4,7 milioni di euro di costi evitati investiti in assistenza umanitaria.
In Giordania, nel campo di Zaatari dove sono ospitati 80mila rifugiati siriani, un impianto solare fotovoltaico fornisce energia elettrica che consente all’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite (Unhcr) un risparmio annuo di quasi 4,7 milioni di euro che possono essere reinvestiti nell’assistenza umanitaria.
Fotovoltaico e lavoro per ripartire
L’impianto solare è stato costruito alla periferia del campo di Zaatari ed è costituito da 40mila pannelli fotovoltaici disposti in file lunghe centinaia di metri che coprono un’area di circa 33 campi da calcio. Il progetto ha dato lavoro non solo a persone che vivono fuori dal campo ma anche a 75 rifugiati siriani che vivono all’interno. Per tutti è stata un’occasione di occupazione, ma anche di formazione con l’acquisizione di competenze che sperano possano ritornare utili nel prossimo futuro. “Io e gli altri rifugiati siriani che hanno lavorato al progetto – ha detto Gasem, 31enne siriano – abbiamo tratto molti benefici da questa esperienza. Abbiamo sviluppato le nostre conoscenze e le nostre competenze tecniche e, personalmente, mi ha anche permesso di trovare un lavoro in un altro progetto legato al solare al di fuori del campo”.
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Migliori standard di vita e salute per i rifugiati
L’impianto fotovoltaico realizzato a Zaatari è stato finanziato dal governo tedesco attraverso la KfW Development Bank che ha investito 15 milioni di euro per la realizzazione di un’opera che può produrre fino a 12,9 megawatt. Il nuovo impianto solare fornirà alle famiglie la possibilità di utilizzare l’elettricità 12-14 ore al giorno permettendo non solo l’illuminazione all’interno dei loro rifugi ma, soprattutto, una migliore conservazione del cibo e più alti standard di igiene e quindi minori possibilità di ammalarsi.
Nuovi fondi per l’assistenza umanitaria
Tutta l’elettricità generata dal nuovo impianto viene utilizzata per alimentare le esigenze dei rifugiati come primi beneficiari. L’impianto fotovoltaico è comunque collegato alla rete nazionale della Giordania, in modo che qualsiasi quota di energia non venga utilizzata possa essere reimmessa nella rete per supportare il fabbisogno energetico della comunità locale e aiutare il Paese a raggiungere i propri obiettivi in termini di energie rinnovabili. L’introduzione del solare nel campo di Zaatari ha permesso alla Giordania di ridurre le emissioni di biossido di carbonio di 13mila tonnellate all’anno, equivalenti a un risparmio quantificabile in 30mila barili di petrolio in meno. L’enorme risparmio che ne deriva anche in termini monetari permetterà di investire ulteriormente nell’assistenza umanitaria dei circa 650mila rifugiati siriani registrati nel paese, compensando la carenza di fondi con cui, dopo sette anni di crisi e le poche certezze per il futuro, l’UNHCR deve fare i conti.
L’elettricità che porta sicurezza
La situazione precedente alla costruzione e all’entrata in attività dell’impianto fotovoltaico di Zaatari era estremamente difficile. Per gli alti costi di produzione dell’energia necessaria alla vita nel campo, la disponibilità di elettricità era limitata a 6-8 ore dopo il tramonto. Difficile in questo modo fare il bucato, completare le proprie faccende o fare i compiti dopo una certa ora. E c’era anche un problema di sicurezza come ha sottolineato Ilham, 41 anni, madre di tre figli e originaria di Dara’a, nel sud della Siria: “È più sicuro per i miei figli. Significa che possono stare in casa e fare i compiti o guardare la TV, piuttosto che giocare fuori in strada fino a dopo il tramonto”, ha sottolineato.
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