L’alluvione a San Felice a Cancello, in Campania, conferma la fragilità del nostro territorio. Ma le misure di prevenzione stentano ad arrivare.
- Ancora alluvioni e frane in questa fine estate, con conseguenze drammatiche come a San Felice a Cancello.
- L’Italia, pur essendo un territorio a forte dissesto idrogeologico, ha una cartografia geologica aggiornata solo al 55 per cento.
- Ispra rileva che i due terzi di tutte le frane che avvengono in Europa sono sul territorio italiano.
Nuove frane causate da alluvioni, dalla Campania al Nord Italia, hanno interrotto un agosto di caldo torrido, causando gravi danni sul territorio e purtroppo probabilmente ancora la perdita di vite umane. Da qualche anno a questa parte, anche sul territorio italiano, sta diventando la normalità quello cui sono abituati i paesi caraibici o tropicali, dove il passaggio di forti tempeste è in genere atteso proprio per fine agosto-inizio setttembre. Ma in Italia stiamo prendendo familiarità con questi fenomeni estremi, e attuando provvedimenti per adattarci? Non proprio, secondo i geologi italiani, a cominciare dal fatto che non abbiamo una cartografia geologica aggiornata.
Una cartografia geologica a metà
L’improvviso mutamento meteorologico ha colpito stavolta soprattutto la Campania e in particolare il comune di San Felice a Cancello, dove smottamenti e colate di fango hanno travolto il paese. Le ricerche di due persone disperse, una madre di 74 anni e suo figlio di 41 anni, sono ancora in corso, con ormai scarsissime possibilità di ritrovarle vive. Le squadre di soccorso, tra cui Vigili del Fuoco, Croce Rossa e Protezione Civile, come sempre nell’emergenza stanno lavorando incessantemente per e aiutare la popolazione colpita. Ma allagamenti, frane e nubifragi, già dalla seconda metà di agosto, avevano colpito anche il centro-nord.
Il fatto è che in Italia, paese non solo ad alto rischio sismico (come stiamo vedendo ultimamente ai Campi Flegrei) ma anche alle prese con un forte dissesto idrogeologico, ad oggi solo poco più della metà del territorio, il 55 per cento, è coperto da una cartografia geologica moderna. Eppure la cartografia geologica rappresenta un fondamentale strumento di conoscenza di base del territorio per un Paese avanzato che voglia affrontare consapevolmente ed efficacemente le inevitabili sfide legate alla tutela, gestione e pianificazione del proprio territorio e all’utilizzo sostenibile delle proprie risorse. È il monito lanciato dai geologi e mineralogi, che a partire dal 2 settembre, a Bari, si riuniranno in un congresso nazionale congiunto anche per delineare indirizzi e strategie di intervento per il risanamento e l’adattamento del territorio alle proprie fragilità e alla minaccia dei cambiamenti climatici.
“È impressionante pensare che in un Paese come il nostro, caratterizzato da un territorio fragile interessato da numerosi rischi naturali, nel 2024 non si abbia ancora una conoscenza aggiornata e completa di che cosa abbiamo sotto i nostri piedi. Sappiamo pochissimo del “guscio più esterno” della nostra terra” spiega Rodolfo Carosi, Presidente della Società geologica italiana, alla vigilia del congresso nazionale. Il valore di una cartografia geologica aggiornata, spiega Carosi “è pari a quello di un‘infrastruttura strategica nazionale ad altissimo impatto, sia per il suo fondamentale valore culturale sia per l’utilità che essa ricopre in un ampio scenario di ambiti pratici ed applicativi”.
La Società geologica italiana da anni collabora con Ispra per promuove e divulgare a tutti i livelli della società l’esigenza che l’Italia si doti finalmente di basi cartografico geologiche aggiornate, versatili e moderne, che rappresentano un fondamentale strumento di conoscenza di base per un Paese avanzato che voglia affrontare consapevolmente ed efficacemente le inevitabili sfide legate alla tutela, gestione e pianificazione del proprio territorio e all’utilizzo sostenibile delle proprie risorse.
La stessa Ispra realizza l’inventario dei fenomeni franosi in Italia, in cui sono state censite, ad oggi, oltre 634mila frane, che rappresentano i due terzi di quelle europee, e pubblica anche il rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia che costituisce il quadro di riferimento ufficiale sulla pericolosità e sul rischio idrogeologico per il nostro paese, ma che è solamente a cadenza triennale: in base all’ultima edizione, che risale al 2021, il 94 per cento dei comuni italiani è a rischio per frane, alluvioni o erosione costiera, 1,3 milioni di abitanti sono a rischio frane e 6,8 milioni di abitanti a rischio alluvioni.
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