Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
Cartapesta, la designer Francesca Carallo riscrive la storia dell’antico materiale di recupero
Materiale usato nei secoli per la realizzazione di statue religiose, presepi, carri di carnevale, cavalli a dondolo, giocattoli, suppellettili e allegorie, la cartapesta ha radici lontane ed è uno dei più antichi esempi di riciclo perché per produrla si utilizza materiale cartaceo di recupero, unito a collanti naturali. Un materiale povero che la designer Francesca Carallo trasforma in oggetti
Materiale usato nei secoli per la realizzazione di statue religiose, presepi, carri di carnevale, cavalli a dondolo, giocattoli, suppellettili e allegorie, la cartapesta ha radici lontane ed è uno dei più antichi esempi di riciclo perché per produrla si utilizza materiale cartaceo di recupero, unito a collanti naturali. Un materiale povero che la designer Francesca Carallo trasforma in oggetti fantasiosi, emozionanti e preziosi.
Cos’è la cartapesta
La cartapesta è un materiale frutto di un lungo processo di macerazione di carta, stracci e materie vegetali per la produzione di grandi fogli di carta grezza color grigio-avorio, quasi privo di cellulosa. Si ricava principalmente attraverso due procedimenti: utilizzando un conglomerato a base di pasta di carta oppure incollando fogli di carta uno sull’altro. Il materiale usato per assemblare i pezzi, che servono a creare le forme e unire gli strati che compongono gli oggetti, è la cosiddetta “ponnula” o colla di farina, una mescolanza di acqua, farina e sostanze naturali anti-tarme. Una volta essiccata, la cartapesta diventa un materiale molto leggero.
La storia dell’arte della cartapesta
La produzione e lavorazione della cartapesta è un’arte d’origine antica. “I Greci, già nel IV secolo a.C., utilizzavano la fibra di lino, una delle sostanze con cui si è successivamente fabbricata la carta, per realizzare, unitamente allo stucco e al colore, le maschere comiche per il teatro – si legge in Storia dell’arte della cartapesta di Ezio Fiamma –. L’invenzione del composto per produrre la carta è merito dei cinesi come l’idea di utilizzarlo per la produzione di oggetti utili alla casa quali scodelle, cofanetti ed altro e in seguito, per creare opere d’arte”.
Nel Settecento e nell’Ottocento la cartapesta vive il suo periodo più rigoglioso in Occidente. Si producono suppellettili, bambole, cavalli a dondolo, giocattoli e si realizzano anche soffitti, decorazioni dorate, scenografie teatrali.
In Italia l’arte della cartapesta è conosciuta dal grande pubblico soprattutto per le realizzazione dei carri allegorici del carnevale e nell’arte statuaria sacra. Per quattro secoli, fino al 1900, una grande scuola di artigiani-artisti in Sicilia e in Puglia, in particolare nella zona di Lecce, hanno realizzato santi, madonne e personaggi del presepe, presenti in tutte le chiese del sud.
La tradizione delle statue religiose è quasi del tutto scomparsa, e l’arte della cartapesta sopravvive oggi nell’usanza dei carri di carnevale. Negli ultimi anni ha ripreso vita proprio a Lecce grazie alla designer Francesca Carallo che ne ha fatto il proprio materiale di elezione, portando la cartapesta italiana in giro per il mondo.
Francesco Carallo, designer della cartapesta
Artigiana, designer e art director, la sua ricerca inizia nel 1995 con i primi oggetti che disegna e realizza in proprio. Il suo lavoro è un’esplorazione originale e continua delle potenzialità della cartapesta, materiale naturale per eccellenza, che lei rende morbida e duttile affinando le tecniche tradizionali di statuaria sacra con alcune indispensabili varianti “segrete”, frutto di una lunga ricerca per trasformare l’antica tecnica in prodotti di design. Nascono oggetti decorativi e funzionali senza tempo, di grandi dimensioni, resistenti, leggeri, trasparenti, dinamici e mutevoli. Una sfida che ha innovato cambiando l’uso e lo sguardo su questo materiale, che ora trova posto anche negli spazi abitativi contemporanei.
La tecnica di realizzazione
“Per ogni oggetto sia la tecnica di lavorazione che la fase di asciugatura sono differenti – racconta Carallo –. Per alcuni oggetti, come i grandi vasi, la cartapesta assemblata con la colla, con la sovrapposizione di più strati esegue le forme di un modellato precedentemente creato in creta”.
“La fase d’assemblaggio dei vari pezzi di carta con la colla e la stratificazione di questi fa sì che l’oggetto risulti, una volta asciutto, solido e robusto. Per alcuni oggetti l’asciugatura può essere eseguita a diretto contatto con una fonte di calore, ma per altri deve seguire i tempi naturali. Segue la fase della fuocheggiatura che consiste nel modellare l’oggetto levigando la forma con dei ferri creati per l’uso, arroventati nella forgia alimentata a carbone. Questa fase è quella che darà all’oggetto uniformità e quell’aspetto maculato-bruciato che ho sperimentato. Per gli intrecci, sia per le lampade che per gli arazzi, le fasi di lavoro non prevedono il modellato in creta. Infatti, in passato, per la statuaria, alle fasi di lavorazione si aggiungeva un manichino impagliato in forme e dimensioni umane diverse e il modellato di visi, mani e piedi in terracotta. La fase finale è quella della colorazione, che eseguo con materiali e tecniche diverse a seconda del progetto”.
La ricerca e il lavoro di Carallo sono un esempio di design sostenibile, capace di trasformare una storia antica rileggendola in termini attuali, e di preservare le qualità e le tecniche tradizionali rinnovandone l’immagine.
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