A partire da venerdì 30 ottobre, la Francia sarà nuovamente sottoposta ad un lockdown, per un periodo di 30 giorni. Il nuovo piano per cercare di contenere l’epidemia di coronavirus in Francia è stato illustrato mercoledì 28 ottobre in un discorso alla nazione trasmesso in televisione. “Abbiamo fatto tutto il possibile, ma le misure adottate finora
A partire da venerdì 30 ottobre, la Francia sarà nuovamente sottoposta ad un lockdown, per un periodo di 30 giorni. Il nuovo piano per cercare di contenere l’epidemia di coronavirus in Francia è stato illustrato mercoledì 28 ottobre in un discorso alla nazione trasmesso in televisione. “Abbiamo fatto tutto il possibile, ma le misure adottate finora non sono state sufficienti, benché siamo tra i paesi europei che effettuano più test”, ha affermato il capo di stato. “Tutti in Europa siamo stati sorpresi, tutti siamo di fronte ad una seconda ondata che sarà senza dubbio più dura della prima. Senza uno stop brutale ora, gli ospedali saranno presto saturi. Dobbiamo proteggere i più fragili, le persone anziane innanzitutto. Ma dobbiamo proteggere anche i più poveri e il nostro personale sanitario”.
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“Dobbiamo però anche proteggere la nostra economia – ha aggiunto Macron -. Non c’è però un sistema sanitario che funzioni senza un’economia che possa sostenerlo. Senza fare nulla morirebbero 400mila persone. Non possiamo neppure imporre un confinamento limitato alle persone più vulnerabili. Quanto alla possibilità di aumentare i posti di rianimazione, siamo passati da 5mila a 6mila, e arriveremo a 10mila. Ma non basta”. Il nuovo lockdown, in ogni caso, prevede che le scuole rimangano aperte, così come gli uffici pubblici, le fabbriche e le aziende. Saranno invece chiusi bar e ristoranti.
In Francia 288 morti in 24 ore per il coronavirus
Da giorni si parlava di un probabile inasprimento delle misure adottate dalle autorità transalpine. Ciò benché la situazione sia ancora lontana, almeno per determinati indicatori, rispetto a quella della prima ondata. La Francia ha infatti registrato nelle ultime 24 ore 288 morti attribuiti alla Covid-19. Ai quali si aggiungono 235 persone decedute nelle case di riposo (ma in questo caso il dato è relativo a quattro giorni).
Va detto che nel momento peggiore della crisi sanitaria, ad aprile, il totale dei morti aveva raggiunto quota 1.400. Ad oggi, complessivamente, sono 35.500 i decessi dall’inizio della pandemia: un dato simile a quello italiano, che ne ha registrati quasi 38mila.
A preoccupare oltralpe è però soprattutto il numero di persone positive. Martedì 27 ottobre, i nuovi casi accertati di contaminazione sono stati 33mila, in crescita rispetto ai quasi 27mila del giorno prima (ma in diminuzione rispetto ai 52mila di domenica).
1,23 milioni di test in una settimana
Al contempo, va detto che rispetto alla prima ondata è aumentato enormemente il numero di test effettuati sulla popolazione: in una settimana come quella tra il 6 e il 12 aprile ne erano stati registrati 160mila in tutta la Francia. Dal 12 al 18 ottobre, invece, sono stati testati 1,23 milioni di persone. Quanto al tasso di positività, in Italia esso è attualmente attorno al 12,6 per cento, mentre in Francia è giunto al 18,4 per cento.
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Il numero di pazienti accolti in ospedale è inoltre ad oggi di poco inferiore a 3mila al giorno. Il 1 aprile si era arrivati a quota 4.281. Di questi ultimi, quello stesso giorno 771 persone furono ammesse in rianimazione (contro i 431 di martedì 27 ottobre). Complessivamente, sono attualmente 2.909 le persone ricoverate in rianimazione in tutta la Francia, a fronte di un totale di 5.800 posti. Le autorità, tuttavia, fanno sapere di voler aumentare fortemente il totale disponibile nei prossimi giorni.
Il problema dei posti in rianimazione intasati in alcuni dipartimenti della Francia
La situazione, dunque, ad oggi non è ancora drammatica come quella della primavera scorsa. Tuttavia, la tendenza indica un peggioramento di tutti i dati, ed è proprio per questo che presidenza e governo di Parigi hanno deciso di adottare decisioni più drastiche rispetto alle misure previste finora, ovvero da un lato, l’imposizione del coprifuoco, a partire dalle 21, in numerosi dipartimenti (e per un totale di 46 milioni di persone). Dall’altro, l’adozione di protocolli di prevenzione rafforzati negli esercizi commerciali e, in particolare, nei bar e nei ristoranti.
Ad esclusione delle ore notturne, però, la vita nelle città francesi finora è apparsa molto simile a quella di sempre. Quasi tutti indossano la mascherina, ma in pochi rinunciano alle proprie abitudini. I caffè sono rimasti molto frequentati, soprattutto dai giovani. Così, specialmente nelle ore pomeridiane, i locali centrali delle città sono stati decisamente pieni. Non a caso, proprio il comportamento degli studenti è stato preso di mira nelle ultime settimane.
Prima del lockdown il coprifuoco a partire dalle 21
Ma imporre la chiusura degli spazi pubblici di notte può rappresentare davvero una soluzione? Alcune persone, come nel caso del sindaco ecologista di Grenoble, Eric Piolle, si erano poste la domanda. Facendo riferimento al coprifuoco – e considerando che la città, rispetto ai suoi 150mila abitanti, ospita all’incirca 55mila studenti universitari – il primo cittadino aveva ammesso che delle misure straordinarie possono “risultare necessarie”. Ma si era anche chiesto se la chiusura degli spazi pubblici “non si traduca in uno spostamento della vita notturna verso gli spazi privati. Nei quali i giovani fanno ancora meno attenzione ai comportamenti. Il che rischia di accelerare la circolazione del virus”.
In effetti, alcuni giovani intervistati alla radio France Info non avevano fatto mistero delle loro intenzioni: “Cosa fare con il coprifuoco? Abbiamo 17 anni, non rinunceremo alle feste. Vorrà dire che le faremo a casa”, ha raccontato candidamente una ragazza, le parole intervallate da qualche risatina. A dimostrazione del fatto che ogni decisione politica deve essere accompagnata dal senso civico e morale della popolazione, se si vuole sperare che risulti efficace.
In Africa solo 15 stati hanno vaccinato il 10 per cento della popolazione entro settembre, centrando l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della sanità.
I cani sarebbero più affidabili e veloci dei test rapidi per individuare la Covid-19 nel nostro organismo. E il loro aiuto è decisamente più economico.
L’accesso ai vaccini in Africa resta difficile così come la distribuzione. Il continente rappresenta solo l’1 per cento delle dosi somministrate nel mondo.
La sospensione dei brevetti permetterebbe a tutte le industrie di produrre i vaccini, ma serve l’approvazione dell’Organizzazione mondiale del commercio.