Francia, cos’è la “Davos del petrolio” che fa insorgere gli ambientalisti

Si terrà nella città di Pau, in Francia, un summit mondiale della lobby del petrolio. A Parigi la protesta delle organizzazioni ambientaliste.

Si chiama “Marine, Construction and Engineering – Deepwater Development”. È una conferenza che riunisce un bel pezzo del gotha mondiale della lobby del petrolio. Saranno presenti infatti Exxon Mobil, Shell, Saipem, Repsol, Technip, Vallourec, Halliburton e numerosi altri operatori del settore. Invitati dalla francese Total per quello che viene definito “il più importante congresso che tratta temi legati all’ingegneria, allo sviluppo e alla produzione di petrolio e gas estratto da giacimenti offshore profondi e ultra-profondi”.

 

Total petrolio
La compagnia Total organizza a Pau, in Francia, quella che Greenpeace ha definito la “Davos del petrolio offshore” ©Christopher Furlong/Getty Images

 

I petrolieri vogliono ridurre i costi per restare competitivi

“Mentre la nostra industria è chiamata ad affrontare nuove sfide – prosegue la compagnia organizzatrice – la condivisione delle esperienze di ciascuno giocherà un ruolo essenziale”. Il tutto con l’obiettivo, spiega il dirigente André Goffart nella presentazione dell’evento, di “ridurre significativamente i costi al fine di mantenere competitiva l’estrazione in acque profonde”.

 

La conferenza, che si terrà nella città transalpina di Pau dal 5 al 7 aprile è stata definita da Greenpeace “una vera Davos del petrolio offshore”. Per protestare contro la conferenza, giudicata incompatibile con gli impegni assunti a Parigi dalla comunità internazionale, numerose organizzazioni ambientaliste, riunite sotto l’insegna della Action Non Violente – Cop 21, hanno protestato il 31 marzo nella capitale francese.

 

 

Le Ong protestano: stop ai finanziamenti al petrolio

I militanti hanno versato del liquido nero nelle grandi fontane di Trocadero, a pochi passi dalla Tour Eiffel, per ricordare i grandi rischi ecologici legati alle trivellazione in mare aperto. “I petrolieri non hanno speso una sola parola per il clima – ha attaccato Txetx Etcheverry, cofondatore del movimento altermondialista Bizi! -, come se la Cop 21 non fosse mai esistita. Il fatto che il mondo intero si sia impegnato a contenere la crescita della temperatura media globale al di sotto dei due gradi centigradi entro la fine del secolo sembra che non riguardi queste imprese”.

Le Ong hanno chiesto che il summit venga annullato, e hanno lanciato una petizione online per promuovere una moratoria sulle trivellazioni in acque profonde, la sospensione di ogni tipo di finanziamento al settore dei combustibili fossili, nonché il ritiro degli attuali permessi concessi alle compagnie per lo sfruttamento dei giacimenti.

 

Nell’immagine di apertura, le conseguenze di una fuga di petrolio in California, nel 2015 ©David McNew/Getty Images

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