Le elezioni legislative in Francia non hanno concesso a Macron una maggioranza. È la prima volta nella storia della quinta Repubblica per un presidente appena eletto.
Le elezioni legislative in Francia, tenute come di consueto con un doppio turno, tra l’11 e il 18 giugno, hanno portato ad una bocciatura sonora per i partiti che sostengono il leader centrista – appena rieletto – Emmanuel Macron. Per la prima volta nella storia della Quinta repubblica francese, infatti, gli elettori non hanno concesso ad un presidente appena eletto o rieletto una maggioranza parlamentare assoluta ad un’elezione legislativa. E mai una coalizione a sostegno di un presidente fresco di elezione aveva ottenuto un risultato così basso: 25,75 per cento a livello nazionale, al primo turno delle legislative (quando cioè gli elettori possono scegliere liberamente tra tutti i candidati, a differenza dei ballottaggi).
La coalizione che sostiene Macron lontanissima dalla maggioranza assoluta
I deputati che eletti sotto la bandiera della coalizione Ensemble! a sostegno di Macron, infatti, sono solamente 245, secondo i dati definitivi comunicati dal ministero degli Interni. La soglia per ottenere la maggioranza era pari a 289: un traguardo lontanissimo. E ancor più lontano è il risultato che fu ottenuto cinque anni fa: nel 2017 la coalizione centrista aveva ottenuto 350 deputati. A erodere consensi ai centristi è stata soprattutto la Nuova unione popolare, ecologista e sociale (Nupes) di centro-sinistra, capeggiata dal leader del partito La France Insoumise Jean-Luc Mélenchon.
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Presentatasi con un programma particolarmente avanzato dal punto di vista ambientale, climatico e sociale, la coalizione ha consentito – dopo anni – di ritrovare unità a sinistra. Alla Nupes hanno infatti aderito, oltre al movimento di Mélenchon, anche il Partito socialista, i Verdi di Eelv e il Partito comunista. Assieme, ha ottenuto 131 seggi.
In Francia l’avanzata della sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon
Occorrerà verificare a questo punto quali saranno le ripercussioni sul governo della Francia. Attualmente, infatti, il primo ministro è la moderata Elisabeth Borne, nominata da Macron poco dopo le elezioni presidenziali. Mélenchon, tuttavia, ha chiesto a più riprese alla popolazione di “eleggerlo” di fatto a capo dell’esecutivo: non da un punto di vista formale (poiché in gioco alle elezioni legislative ci sono posti in parlamento e non la poltrona di primo ministro) ma sostanziale, politico.
Nessuno si è pronunciato su questo punto, ma è chiaro che, in mancanza di una maggioranza parlamentare, Macron sarà costretto a cercare alleati. E gli unici che possono garantire un numero sufficiente di deputati per governare sono proprio i gruppi della Nupes.
La grande avanzata della destra estrema di Marine Le Pen
Al contempo, a gioire è la destra estrema di Marine Le Pen. Il partito Rassemblement National ha ottenuto 89 deputati. Dieci volte tanto quelli che riuscì ad eleggere nel 2017. Un risultato figlio della capacità del movimento ultra-conservatore di far leva sulle difficoltà della Francia rurale: non a caso l’intera campagna elettorale di Marine Le Pen è stata focalizzata sulla questione del potere d’acquisto.
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