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Francia, i risultati delle elezioni legislative. Vince il presidente Macron
Segnate da un calo senza precedenti dell’affluenza, le elezioni legislative in Francia hanno premiato il movimento En Marche. A pezzi il Partito socialista.
Quarantasette milioni di elettori sono stati chiamati a votare, domenica 18 giugno, per il secondo turno delle elezioni legislative in Francia. Senza grandi sorprese (nonostante il dubbio legato al fatto che il suo movimento si presentava per la prima volta), il partito del presidente Emmanuel Macron ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Il dato più sorprendente, però, è stato quello dell’affluenza alle urne: secondo quanto comunicato dal ministero dell’Interno di Parigi quasi sei elettori su dieci hanno preferito non votare.
Astensione record in Francia. Maggioranza assoluta per En Marche
Tv e giornali francesi dedicano particolare attenzione alla scarsissima partecipazione, sottolineando che “si tratta di un record”. A partire dal 1958, infatti, mai ad un’elezione legislativa si era presentato ai seggi soltanto il 42,64 per cento degli aventi diritto. In alcune circoscrizioni sono state raggiunte punte estreme: in un’area delle Bouches-du-Rhône a disertare le urne è stato il 72,36 per cento degli elettori; valori di poco inferiori a Seine-Saint-Denis, immediata periferia di Parigi.
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— Le Monde (@lemondefr) 19 giugno 2017
Come noto, al secondo turno delle elezioni legislative si deve scegliere tra i due candidati che in ciascuna circoscrizione sono andati al ballottaggio, dopo essere risultati i più votati al primo turno. E, evidentemente, la maggior parte dei pochi che hanno deciso di votare fa parte di coloro che avevano sostenuto Macron alle presidenziali. Il movimento En Marche del capo di stato francese ha ottenuto infatti 350 seggi, il che equivale alla maggioranza assoluta. Ciò permetterà al governo del primo ministro conservatore scelto da Macron, Edouard Philippe, di poter contare su un solido sostegno parlamentare. Le unice note stonate per Macron arrivano dal fatto che la vittoria appare meno spettacolare rispetto a quanto preannunciato e dall’alleanza con i MoDem, i moderati centristi. Questi ultimi hanno ottenuto infatti 42 dei 350 seggi, il che fa scendere la maggioranza effettiva di En Marche a quota 308. Senza contare il dato della stessa affluenza, che potrebbe rappresentare un indebolimento “politico”.
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— Libération (@libe) 18 giugno 2017
Al secondo posto, si sono piazzati Les Républicans, ovvero proprio la destra dalla quale proviene il nuovo premier.Il Partito socialista (Ps) ha ottenuto invece 30 seggi, mentre La France Insuomise e il Partito comunista 27. Staccati i Verdi di Eelv, con 12 scranni, e il Front National di Marine Le Pen, con otto. In particolare, per il Ps si tratta di un autentico crollo rispetto al voto del 2012: anche tenendo conto dei suoi alleati – il Partito Radicale di sinistra e altri – non ha superato i 48 seggi, contro i 295 ottenuti cinque anni fa.
Législatives françaises: En marche!, une majorité absolue toute relative https://t.co/0abRtU8pR1 pic.twitter.com/A8dKQoflcG — RFI (@RFI) 19 giugno 2017
Debacle storica dei socialisti dopo il quinquennio di François Hollande
Ad essere battuti sono stati perfino alcuni ex ministri, come nel caso di Najat Vallaud-Belkacem (Istruzione) e Myriam El-Khomri (Lavoro), la prima battuta da un candidato di En Marche, la seconda da uno dei Républicains. I socialisti hanno scontato la diaspora interna prodotta dopo le primarie che hanno incoronato Benoît Hamon, capo della sinistra interna: il suo avversario Manuel Valls, leader della destra interna, aveva deciso infatti di abbandonare il partito spostandosi con En Marche, benché ciò significasse tradire gli elettori delle stesse primarie e spaccare in due il movimento.
La @FranceInsoumise aura un groupe à l’Assemblée nationale. #Législatives2017 #LégislativesFi https://t.co/x2Be3zg5JZ
— Jean-Luc Mélenchon (@JLMelenchon) 18 giugno 2017
Più a sinistra, il leader de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon è riuscito a farsi eleggere a Marsiglia. E ha immediatamente lanciato un appello “alla resistenza” di fronte alla maggioranza presidenziale: “I nuovi uomini al potere sappiano che non cederemo senza lottare neppure un metro di terreno sui diritti sociali”.
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