La coalizione di sinistra del Nuovo fronte popolare ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi alle elezioni in Francia. Ora rivendica l’incarico di formare un nuovo governo.
- Il Nuovo fronte popolare ha ottenuto 182 seggi, i macroniani 168, l’estrema destra di Rassemblement National 143.
- Il premier Gabriel Attal ha rassegnato le dimissioni e ora il Nuovo fronte popolare chiede di poter esprimere il nuovo premier.
- La Francia è divisa tra la possibilità della coabitazione e quella di una coalizione tra sinistra e macroniani, che sembra però difficile.
Le elezioni legislative in Francia sono state vinte dalla sinistra. Al secondo turno del 7 luglio il Nuovo fronte popolare (NFP), nato in fretta e furia dopo la convocazione del voto e che riunisce Il Partito Socialista, i Verdi, La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e i comunisti, ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi, cioè 182. Al secondo posto si è piazzata Ensemble pour la République, la coalizione centrista del presidente Emmanuel Macron, con 168 seggi. Il partito di estrema destra Rassemblement National, che aveva vinto il primo turno elettorale e che aveva portato le due coalizioni di sinistra e centro a ritirare alcuni loro candidati al ballottaggio per evitare di disperdere i voti, è arrivato solo terzo con 143 deputati.
Nessun partito o coalizione ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi e questo rende difficile capire da chi sarà composto il nuovo governo francese. Gli scenari vanno dalla coabitazione alla possibilità di un esecutivo di unità nazionale o tecnico, passando per la convocazione di nuove elezioni.
La vittoria della sinistra
In molte regioni dove si sono tenuti i ballottaggi, i candidati di sinistra o centristi arrivati terzi al primo turno di settimana scorsa si erano ritirati per dare più possibilità di vittoria al candidato che avrebbe dovuto confrontarsi con il Rassemblement National. Una strategia, nota in Francia come “barrage”, che puntava ad arginare l’onda sovranista e che evidentemente ci è riuscita.
Il 7 luglio ai ballottaggi è andato a votare il 66,7 per cento degli aventi diritto, battendo l’ultimo record del 1997. E se una settimana fa si parlava della possibilità che l’estrema destra conquistasse la maggioranza assoluta, la sentenza del secondo turno elettorale è che non ha raggiunto nemmeno la maggioranza relativa, piazzandosi perfino al terzo posto. Il Nuovo fronte popolare con La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, il Partito socialista, il Partito comunista e il partito ecologista Europe Écologie Les Verts ha vinto le elezioni con 182 seggi e sin da subito si è fatta forte la richiesta perché Emmanuel Macron, il presidente francese arrivato al secondo posto con 168 seggi con la sua coalizione centrista Ensemble pour la République, affidi proprio alla sinistra del Nuovo fronte popolare l’incarico di formare un nuovo governo, come da tradizione in Francia quando un partito o una coalizione ottiene la maggioranza dei voti, anche solo relativa.
“Entro una settimana il nome del candidato premier”, ha annunciato il leader del Partito socialista, Olivier Faure. Anche la leader degli ecologisti, Marine Tondelier, ha sottolineato il dovere di Macron di chiedere alla coalizione di formare il nuovo governo. Intanto l’attuale premier macroniano, Gabriel Attal, ha già rassegnato le dimissioni, ma il presidente gli ha chiesto di restare premier “per il momento per assicurare la stabilità del paese“.
Cosa succede ora in Francia?
La formazione del nuovo governo potrebbe richiedere parecchio tempo. Questo perché non esiste un limite temporale fissato dalla legge francese, ma anche perché la situazione uscita dalle urne è molto instabile, con tre grossi blocchi politici a spartirsi il parlamento.
Uno degli scenari più probabili è quello della cosiddetta coabitazione. Alla coalizione di sinistra, che ha una risicata maggioranza relativa in parlamento, verrebbe dato l’incarico di formare un nuovo governo che però dovrebbe di volta in volta trovare una maggioranza per fare approvare le proprie misure, con un presidente, Emmanuel Macron, espressione di un terzo partito. Il Nuovo fronte popolare non ha ancora dato indicazioni su chi potrebbe essere il o la premier espressione della coalizione, ma non dovrebbe essere Mélenchon, un nome che potrebbe creare tensioni interne.
Un altro scenario è quello che vede la creazione di un governo di coalizione, che abbia così la maggioranza assoluta in parlamento. Dopo il primo turno elettorale del 30 giugno i macroniani e la sinistra, i cui rapporti sono tutto tranne che idilliaci, si sono accordati per ritirare gran parte dei propri candidati in lista come terzi ai ballottaggi, così da fare fronte comune contro l’estrema destra. Il “barrage” potrebbe essere stato il preludio a una coalizione di governo, che però sembra lontana. “Nessun accordo”, ha giurato Mélenchon, sottolineando come si tratterebbe di un tradimento del voto dei francesi. E parlando di sconfitta tanto dell’estrema destra, quanto del presidente Macron. Il premier dimissionario Attal, che nei giorni scorsi aveva strizzato l’occhio a una coalizione, ha ora sottolineato che “estrema destra ed estrema sinistra sono di fatto la stessa cosa”, rendendo ancora più chiara la distanza tra il Nuovo fronte popolare e il blocco macroniano. Qualcuno però a sinistra ha aperto a una coalizione o quantomeno a provare a impostare un dialogo, soprattutto tra le file del Partito socialista.
Tra le altre possibilità più remote ci sono la creazione di un governo di unità nazionale o tecnico, guidato da figure extra-politiche come furono Mario Draghi o Mario Monti per l’Italia. L’instabilità uscita dalle elezioni e le eventuali difficoltà estreme a formare un nuovo governo potrebbe anche portare il presidente Macron a sciogliere nuovamente il parlamento e indire nuove elezioni, ma la legge prevede che questo possa avvenire solo una volta all’anno e se ne parlerebbe dunque nel 2025.
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