Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
In Francia gli studenti simulano la Cop 21. E fanno parlare gli oceani
Studenti provenienti da tutto il mondo hanno simulato in un teatro la conferenza sul clima Cop 21. Dando la parola a chi al vero summit non avrà voce.
Oltre 200 studenti, provenienti dall’università parigina Science Po e da atenei di tutto il mondo, hanno partecipato alla fine di maggio a una “simulazione” della Cop 21, la conferenza mondiale sul clima che si terrà a dicembre in Francia. I ragazzi hanno lavorato quattro giorni, riunendosi presso il teatro des Amandiers di Nanterre. Con un duplice obiettivo: da un lato, effettuare una sorta di “prova generale” del summit. Dall’altro, far parlare chi a Parigi non avrà voce. Così, mentre alcuni si sono calati nei ruoli dei responsabili di Stati, governi e organizzazioni internazionali (ricalcando dunque la struttura della vera Cop 21), altri hanno formato delegazioni incaricate di rappresentare gli oceani, l’atmosfera, le specie in pericolo, internet, i giovani, o ancora i rifugiati climatici.
L’idea è nata dall’immaginazione di Bruno Latour, filosofo e professore universitario: “È proprio la cattiva rappresentazione delle collettività – ha spiegato – che ha condotto ai fallimenti delle precedenti conferenze sul clima. Per questo, occorre cambiare i rigidi codici della rappresentazione politica”. Nonostante ciò, i punti di contrasto a Nanterre non sono mancati. Il quotidiano Libération ha spiegato ad esempio che, nel corso delle giornate di lavoro, la delegazione degli oceani ha chiesto di “eliminare l’uso delle energie fossili”: un punto di vista contestato con forza dai rappresentanti della Nigeria (in realtà studenti di scienze politiche), Paese produttore di petrolio.
Allo stesso modo, a chi ha proposto un testo nel quale si affermava che “le parti riconoscono i rischi legati all’estrazione di greggio dal sottosuolo”, hanno risposto i rappresentanti dei popoli indigeni e delle regioni polari: “Deve essere menzionata la parola ‘eccessivi’: si deve comprendere che i rischi sono eccessivi!”. In una pausa, una rappresentante delle Maldive (nazione che rischia una catastrofe se le temperature globali cresceranno di due gradi entro la fine del secolo), sconsolata, si è rivolta a quella delle Filippine: “Sarà la fine delle nostre terre. Diventeremo rifugiati. E gli Stati non avranno neppure l’obbligo di accoglierci”.
I materiali prodotti dagli studenti non rimarranno completamente lettera morta. L’ambasciatrice francese alla Cop 21, Laurence Tubiana, ha infatti promesso che “i lavori saranno presentati ai veri negoziatori a Parigi”. Nella speranza che almeno quella di dicembre non si risolva in una rappresentazione teatrale.
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