Con un primo passaggio in Assemblea Nazionale, in attesa della conferma in Senato, la Francia approva una legge per vietare la presenza di sostanza perfluoroalchiliche (Pfas) nei cosmetici, vestiti e scioline.
Anticipando un divieto discusso in Europa, la legge impone una fermata d’arresto alle grandi produzioni, ma riceve grosse critiche dalla multinazionale Tefal.
Les ustensiles de cuisine exclus de la loi sur les PFAS :
▶️ les salariés de Tefal "satisfaits" ▶️ le groupe SEB "rassuré que la science et la raison l'aient emporté" ▶️ "une honte" selon les écologistes ▶️ "une manipulation" selon les scientifiqueshttps://t.co/TlLbj0bIqDpic.twitter.com/8GXNkgO64s
Due anni di confronti, il deputato Thierry vince con la fiducia
“Sono felice perchè è stato un lavoro che ha unito ricercatori scientifici, gli attivisti e i politici. Abbiamo vinto perchè abbiamo costruito fiducia e rispetto” così inizia una lunga intervista telefonica al deputato Nicolas Thierry, firmatario della prima legge francese che mette a bando cosmetici, vestiti e scioline prodotti con i Pfas. “Circa un anno e mezzo fa dei tossicologi mi hanno chiamato dicendo che avevamo un problema sanitario nazionale, in diversi territori c’era presenza di questi interferenti endocrini che danneggiano il nostro sistema ormonale. Come ambientalista e deputato ho sentito il dovere di proteggere la mia comunità con un atto forte, politico” spiega l’esponente del partito dei Verdi, che da inizio 2022 ha raccolto testimonianze, studi e dati sulla contaminazione da Pfas in Francia. “Sono arrivato a far analizzare i capelli di alcuni deputati per far capire loro che i Pfas ci sono anche su di noi, per unire le forze”, un lavoro scientifico e meticoloso che ha convinto 186 deputati a votare favorevolmente ai quattro articoli della legge approvata (qui la bozza iniziale) il 4 aprile all’Assemblea nazionale (la Camera).
Ca bouge aux US sur les #PFAS ! Aujourd’hui, l’EPA a annoncé fixer des seuils limites pour 6 PFAS dans l’eau et va mettre 1 milliards de $ dans le contrôle obligatoire de ces PFAS et la dépollution 👏 Bientôt en France ? 👉 RDV au Sénat le 30 mai !https://t.co/J8vcvaECEx
Un primo passaggio che deve attendere la conferma dei voti in Senato, tra qualche mese “Ma l’unanimità sarà difficile da fermare al secondo voto, abbiamo davvero saputo dialogare con tutte le forze politiche” conferma Thierry che spera di vedere la sua legge attiva dal 2026.
La reazione del Governo e le posizioni di Tefal
Un dialogo che però è mancato con il ministro dell’Industria, Bruno Le Maire, che nei giorni di discussione della legge ha avanzato il rischio per la Francia di subire la competizione degli altri Stati europei. Il ministro accenna al lavoro europeo, avanzato da cinque stati membri, di vietare la produzione e utilizzo di Pfas in tutto il nostro continente. Un divieto che al momento però è bloccato alla fase di discussione con le aziende, i cittadini e i ricercatori e che se andrà in porto entrerà in vigore non prima del 2029. Il primo disegno di legge comprendeva tutte le categorie merceologiche in cui si possono trovare i Pfas, oltre dieci mila composti, includendo anche utensili quotidiani come le padelle.
Il ministro Le Maire nel suo discorso in Assemblea nazionale il 3 aprile ha riportato la posizione dell’industria Tefal, produttrice del famoso Teflon che ricopre le pentole antiaderenti. Tefal ha opposto resistenza sulla promulgazione della legge per tutelare i propri lavoratori, portando dalla cittadina Rumilly in Alta Savoia, dove si trova lo stabilimento principale, decine di operai per una grossa manifestazione. I lavoratori hanno picchettato fuori dalla sede del Parlamento per chiedere di preservare i loro posti di lavoro. “Lo scopo della legge non è chiudere le fabbriche ma tutelare l’ambiente e la salute dei nostri concittadini. Per ora quindi abbiamo proposto il divieto per i prodotti che hanno già delle alternative” spiega il deputato Thierry, che ha accusato Tefal di fare pressioni lobbistiche paragonabili alle industrie del tabacco e del petrolio. Ma Rumilly, dove opera Tefal, ha avuto una grossa contaminazione di Pfoa nell’acqua potabile, dovuta al rilascio in ambiente degli scarichi industriali di Tefal.
Un inquinamento comunque inferiore a quello delle acque di Salindres, sud di Lione, dove la raccolta di dati di Generazione Futuro ha trovato il Pfas corto Tfa fino a ottomila nanogrammi per litro. La contaminazione è dovuta alla produzione della multinazionale Solvay, che insiste su quel territorio da oltre vent’anni. Ma l’allerta contaminazione in Francia non si ferma qui “E’ di oggi (mercoledì 10 aprile) la notizia che il sito produttivo di Arkeema Daikin è stato perquisito dalla polizia, lo stesso giorno in cui la grande multinazionale è chiamata al processo in sede civile per risarcire la popolazione per la contaminazione ambientale intorno alla sua fabbrica. Di questi casi siamo stufi, dobbiamo porre fine all’inquinamento da Pfas per il bene della nostra salute” conclude il deputato Thierry.
In Italia come siamo messi?
“Queste sostanze non devono esserci nell’acqua potabile, dobbiamo vietarle sia come produzione che come utilizzo” dice Luca Lucentini, a capo del dipartimento Qualità dell’acqua a e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, durante il convegno promosso dal gestore idrico Smat nella città di Bardonecchia, martedì 9 aprile. Il gestore ha trovato valori alti di Pfoa e il suo sostituto cC6O4 nelle sue acque, anche in località montane oltre i mille metri e non se ne conosce la causa.
“In Italia abbiamo fatto grandi lavori di tutela sanitaria, ma se queste sostanze arrivano nelle acque potabili significa che l’ambiente è inquinato e lì abbiamo evidentemente una falla del sistema”
Luca Lucentini
In Italia infatti manca ancora una legge nazionale che limiti i Pfas negli scarichi industriali. E ne manca una ancora più delicata che limiti i Pfas nelle acque potabili, in attesa del 12 gennaio 2026 quando entrerà in vigore la direttiva europea 2184. Questa legge ha come limite cento nanogrammi per litro per la somma di 24 Pfas, quando negli Stati Uniti questi giorni l’Agenzia per la protezione dell’ambiente Epa è arrivata ad emettere limiti Zero per quattro Pfas, tra cui il Pfoa considerato cancerogeno dall’Oms.
A trecento chilometri di distanza da Luca Lucentini a Bardonecchia, al convegno sui Pfas del Waste Management Europe, la dottoressa Valentina Mauri rappresenta una delle produttrici storiche di Pfas, l’olandese Chemours, e dice “ L’Europa sta pensando di vietare tutti i Pfas, senza pensare agli usi essenziali come l’aeronautica e la farmaceutica e senza dare dei criteri. Qui in Italia manca la normativa sugli scarichi, noi stessi siamo preoccupati delle nostre emissioni” spiega dal palco.
Una preoccupazione che ha condotto i produttori europei, come appunto Chemours e Solvay (ora Syensqo) ad accordarsi per limitare le emissioni in ambiente dei Pfas entro pochi anni, iniziando da marzo 2024. Una scelta in contrapposizione con la pressione esercitata dalla stessa Chemours nel settembre 2020 quando, a ridosso dell’approvazione del Collegato ambientale voluto dall’allora ministro per l’Ambiente Sergio Costa in cui si limitavano i Pfas negli scarichi, lo studio degli avvocati belgi Alber & Geiger mandava una lettera ai senatori italiani chiedendo di non porre limiti troppo bassi, voluti dallo stesso Luca Lucentini.
I #PFAS sono anche sulle nostre tavole, sotto forma di residui di pesticidi in frutta e verdura. A svelarlo è @EuropePAN, che avverte sull'aumento degli alimenti contaminati in UE.
Attualmente in Italia c’è una mozione scritta da giuristi ed attivisti e destinata ai sindaci che chiede di vietare la produzione di Pfas in Italia, un nuovo disegno di legge voluto dal senatore del Partito Democratico Andrea Crisanti e una petizione di Greenpeace italia che promuove la messa a bando di tutti i Pfas.
Se la Francia in un anno e mezzo ha messo d’accordo tutti, l’Italia manca evidentemente di una figura forte come il deputato ecologista Nicolas Thierry.
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