Le ispezioni dell’Autorità per la sicurezza nucleare continuano a trovare difetti nelle centrali francesi. Il sito di Flamanville è stato chiuso.
La centrale nucleare più vecchia della Francia chiuderà nel 2020
La centrale nucleare di Fessenheim chiuderà i suoi due reattori nel 2020, in servizio da più i 40 anni. Ma la Francia continua a puntare sull’atomo.
La centrale nucleare più vecchia della Francia chiuderà i suoi due reattori nel 2020. Si tratta dell’impianto di Fessenheim, nel dipartimento dell’Alto Reno. A confermare la decisione è stata la compagnia elettrica Edf, che gestisce l’impianto: l’azienda ha precisato che la chiusura del primo reattore avverrà il 22 febbraio, mentre quella del secondo è prevista per il 30 giugno.
Vu d’Allemagne ??
Derrière une déclaration d’intention, le gouvernement n’affiche en réalité aucun plan ni budget pour sortir du nucléaire. https://t.co/0D45finYFw
— Courrier inter (@courrierinter) October 2, 2019
La centrale nucleare di Fessenheim è in servizio dal 1977
Entrata in servizio nel lontano 1977, la centrale nucleare è stata oggetto nel corso del tempo di numerose promesse elettorali. Prima fra tutte quella dell’ex presidente francese François Hollande, che aveva affermato di voler chiudere l’impianto già alla fine del 2016. Successivamente – e nonostante le pressioni da parte delle associazioni ambientaliste – la decisione definitiva è stata ritardata più volte.
Più in generale, in Francia le discussioni attorno al nucleare sono state amplificate dalla presa di posizione del ministro conservatore dell’Economia Bruno Le Maire, che ha attaccato le “derive” finanziarie dei nuovi reattori Epr. Dalla Francia alla Finlandia, passando per la Gran Bretagna, ovunque nei cantieri degli impianti di terza generazione si accumulano giganteschi ritardi e autentiche esplosioni dei costi.
Il ministro Le Maire: “Indagine sulle derive dei costi dei reattori Epr”
Così, intervistato dall’emittente Lci, il ministro ha parlato di situazioni “inaccettabili” e ha annunciato una verifica “totalmente indipendente” sulla filiera nucleare. Le conclusioni di tale studio saranno consegnate a Le Maire il 31 ottobre e potrebbero avere conseguenze “a tutti i livelli”.
Pour Bruno Le Maire, les « dérives » de la filière nucléaire sont « inacceptables » https://t.co/ff27b0MksE via @lemondefr
— Sortir du nucléaire (@sdnfr) September 30, 2019
Le cifre sono d’altra parte incontestabili: a Olkiluoto, in Finlandia, il cantiere è in ritardo di oltre un decennio rispetto alle previsioni iniziali, e per Edf i costi hanno già superato ampiamente gli introiti. La costruzione dell’Epr di Flamanville, sulla Manica, non sarà completata prima della fine del 2022: anche in questo caso con 10 anni di ritardo. Il suo costo avrebbe dovuto essere di 3,3 miliardi di euro, mentre supererà gli 11 miliardi. Allo stesso modo, i due reattori Epr in costruzione a Hinkley Point, in Inghilterra, necessiteranno di oltre 3 miliardi in più rispetto alle previsioni iniziali.
Ciò nonostante – come confermato da un’analisi del giornale tedesco Süddeutsche Zeitung – il governo francese non ha affatto deciso di abbandonare il nucleare. “La Francia – si legge nell’articolo – non cambia rotta. Il presidente Emmanuel Macron e l’esecutivo non hanno presentato alcun piano, né alcuno stanziamento, per superare la dipendenza da tale energia pericolosa e sempre più costosa”.
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